lunedì 11 aprile 2011

VISITA A POMPEI


Camminavo insieme alla mia amica Fiorella e suo marito, quando avvistai il cartello che indicava Porta Marina; prima del cartello c’era una passerella in legno che improntai mentre mi lasciavo dietro il mondo moderno. Davanti a me il tempo si era fermato su quelle pietre nell'anno 79d.C, là, proprio dove poggiavo i piedi. Un luogo quasi sacro. Avrei voluto ascoltare il silenzio, ma le voci dei turisti s’intrecciavano fra loro, in un vocio di differenti idiomi pronunciati dalle guide che ordinatamente invitavano i vari gruppi di turisti a seguirli nelle strade battute dal cocente sole.
Iniziai risalendo la scoscesa strada che un tempo conduceva al porto… una volta, il mare, arrivava fino alla città sepolta. La panoramica mostrataci dalla guida parlava da sola, lo sguardo frugava tra i ruderi lì giacenti, come esseri feriti, sembrava che raccontassero la loro gloria che fu sepolta, quel 24 agosto di duemila anni or sono.
Nomi illustri popolavano la città, come Plinio il vecchio, il cui nipote, Plinio il giovane, descrisse  nelle sue lettere che da Pozzuoli assistette all'eruzione del Vesuvio e alla fine di Pompei. La storia oggi ce ne parla e, io e la mia amica Fiorella, ascoltavamo attente le informazioni che la guida ci riferiva. Il mio sguardo cercava d’immaginare quei luoghi nel loro splendore mentre immortalavo con le fotografie, l’attimo che fu e quello che stavo vivendo.
Che bello sarebbe stato se, per un solo istante, avessi potuto vivere la quotidianità di quel tempo. Sì, la guida raccontava, ma la mia fantasia andava oltre la realtà…
Sentivo in quei luoghi il fruscio delle toghe degli antichi Pompeiani ed i monili delle loro donne tintinnare al passo svelto sul selciato infuocato, come in quei giorni agostani che precedettero la loro fine...
I commercianti dietro i bar servire e proporre, verso mezzogiorno, ai clienti appena usciti dai bagni turchi le loro specialità, i carri provenienti dal porto passare nelle strade principali lasciando dietro di essi l’odore, magari, del pesce appena pescato o frutti appena raccolti, ed il rumore delle ruote dei carri incanalate nelle scie delle pietre scavate dall'usura dei loro frequenti passaggi...

Eravamo giunti col gruppo sulla piazza centrale, le colonne e i monumenti imponenti tracciavano quella che un tempo rappresentava l’agorà o piazza, luogo di ritrovo per filosofi, politici e altre personalità, in cui si discuteva, s’insegnava, si passeggiava…
Poco più in là, una fontana, e ancora più in là, un trivio famoso all'epoca, così raccontava la guida, che diceva di avere dato nascita al termine “triviale”che, etimologicamente, appunto, potrebbe essere riferito al trivio in questione dove si svolgeva una vita poco elegante, luogo in cui affluivano persone in cerca di vivere momenti di sfrenato piacere sessuale. Tre case sezionavano il trivio, di cui alcune servivano probabilmente per albergare e ristorare i visitatori che, susseguentemente, si trasferivano nella casa di fronte, dove, accolti da donne, per la maggior parte schiave, dette lupanare. Le donne ululavano per invitare i loro clienti a seguirle, e per questo motivo sembra che si debba loro anche l’espressione “ allupato” come pure “a luci rosse” espressione quest’ultima, dovuta alla lampada che le lupanare accendevano sul davanzale di un’apertura e che con la sua luce di colore rosso, indicava via libera agli ospiti in attesa di dare il via alle loro pratiche sessuali. 
Nella casa, ancora oggi, si possono vedere alcuni affreschi che immancabilmente, si paragonano, per il contenuto, al kamasutra.
Il sesso in quell'epoca era un’arte che si praticava senza veli.I falli erano di buon augurio e quasi di culto, e non mancavano d’essere rappresentati, come per l’occasione, utilizzati anche da indicazioni stradali, come nel caso, appunto, per indicare il trivio che funge da freccia a senso unico, e che si può vedere tutt'oggi su un bassorilievo realizzato su di una mattonella di tufo incastonata nei mattoni di un muro, per indicare il luogo del trivio...

Un po’stordita anche dal vociare dei turisti, uscimmo dalla casa dopo un rapido sguardo. Era proibito scattare foto a causa dei flash, e sollecitati dalla guida a far presto per permettere a tutti di passare da un luogo all'altro senza causare code, lasciammo i luoghi. La strada continuava, e le pietre scottavano sempre di più. Il sole ormai era alto nel cielo e le sensazioni mi avvolgevano come una coperta velata da dove trasparivano le scene immaginate dalla mia fantasia lungo le strade della città fantasma e pur tanto popolata in quel momento. I bagni non erano lontano e quando vi giungemmo, prima di entrare dovemmo sostare per far uscire altri gruppi da quei luoghi in cui gli antichi pompeiani avevano l'abitudine di sostare per tonificare il loro corpo e vivere un momento prolungato di relax, durante il quale, parlavano di lavoro, politica e tanti altri argomenti, allora, di comune interesse. 
In quel luogo, ormai punto d’incontro collettivo della città, gli antichi Pompeiani amavano trascorrere alcune ore della giornata.  
Il frigiderium, era per noi il posto in cui sostammo, non per rinfrescarci, purtroppo, ma per aspettare che si concludesse il giro del gruppo di visitatori che precedeva il nostro; dopo un po’ci permisero d’entrare dopo la loro uscita, in quella che era la stanza dei bagni turchi.
Lo sguardo mio si posò sulle pietre, deposte accanto al lettino dei massaggi, di forma quasi sferica, le stesse che più di duemila anni prima gli schiavi facevano infuocare e che, grazie alla loro forma tondeggiante, il calore durava più a lungo, quando le annaffiavano per produrre vapore.

Il letto in rame, dai bordi disegnati da tanti triangoli, ricco di bassorilievi tutto intorno, serviva per rilassarsi durante la sauna. Immaginai, per un attimo, qualcuno che, sotto le mani attente di una massaggiatrice/tore, si rilassasse per un massaggio, e per farsi ungere di oli profumati...
La polvere che era nell'aria si palpava, e si poteva vedere nei raggi del sole che penetravano all'interno di una vasta sala ornata da piccole cariatidi, posizionate intorno alle pareti della sala rettangolare, tutte  uguali in posa, sembrava che stessero lì con il preciso incarico di sostenere l’edificio sulle loro spalle. Il suolo rivestito di mosaici, che purtroppo, era ricoperto da una moquette per salvaguardarne la bellezza, non mi permise d’ammirarlo.
  
Effettuato il giro dei luoghi, e affascinata da tanta emancipazione, malgrado l’epoca, riflettei sul fatto che noi non abbiamo inventato niente che loro non avessero già inventato, e che purtroppo, noi che ci definiamo d’essere emancipati, abbiamo preso di loro solo gli esempi peggiori…
Il loro modo di vivere era invidiabile, amavano il bello, la vita tranquilla, curavano il corpo, la mente e l’anima, amavano l’arte, e la filosofia era presente nel quotidiano, andavano al teatro, tutti erano invitati e non pagavano, consumavano i pasti dopo la sauna nei numerosi bar di allora che erano un po’ i ristoranti di adesso. Finanche nelle latrine le discussioni politiche e anche filosofiche non mancavano, certo, oggi rideremmo di fronte  ad una tale situazione o almeno ciò causerbbe una situazione più che imbarazzante, ma allora era una cosa normale, i tabù non esistevano. Pompei è un esempio di vita cittadina trasmessoci da quelle case rimaste sepolte per secoli sotto la cenere ed i lapilli, e che oggi ci rivelano il loro passato e catturano la sensibilità di chi, come me, si è confrontato ad essa, ammirando la sua bellezza nell'architettura e anche per i loro usi e costumi, e non posso fare a meno di sottolineare d’essere vissuta in un tempo futuro al loro e pur tanto meno emancipato rispetto al loro.
Tutto ciò lascia riflettere sugli esempi di vita che potremmo emulare, se non altro per condurre una vita più in armonia con la natura. I pompeiani come i romani e tanti altri popoli antichi, rispettavano il dono dell’acqua, raccogliendola nel pluvium che era situato quasi sempre al centro del peristilio o dell’atrio della casa che aveva un’apertura nel tetto per permettere all'acqua di essere raccolta che poi serviva al fabbisogno quotidiano di ogni famiglia e veniva utilizzata anche per annaffiare i giardini, per alimentare le  fontane che ne facevano parte e per altre tante necessità giornaliere.  

All'uscita dai bagni turchi passammo davanti ai reperti archeologici chiusi dietro ai cancelli. S’intravedeva  il calco di gesso che era stato tratto dalla colata di calce nella camera d’aria formatasi intorno ai corpi rimasti, all'epoca, prigionieri delle ceneri del Vesuvio, poco distante una coppia di cani e un bambino che si copriva il viso… il tempo si era fermato a quegli ultimi gesti di vita. 


La guida guardò l’orologio e ci disse che il tempo era scaduto, erano già passate due ore da quando eravamo entrati, così, ringraziammo la guida a chi ognuno donò una mancia, egli ci salutò e andò via. Fiorella tirò dalla sua borsa la mappa di Pompei e suo marito la consultò per proseguire la nostra visita da soli. Eravamo sulla piazza principale e di là percorremmo la strada che attraversava in tutta la lunghezza  la città antica per raggiungere poi l’Anfiteatro, ma prima non volemmo mancare tutte le altre attrattive che i luoghi ci offrivano, la calura saliva ma il bello doveva ancora arrivare…
Entrammo in un sito in cui c’era una villa meravigliosa.
Il giardino servirebbe da esempio per i paesaggisti, se non altro per la sua perfezione e la sua praticità riguardo le fontane con le loro vasche che formavano cascate silenti e il tutto alimentato con la tecnica dei vasi comunicanti e la raccolta d’acqua piovana. Guardando le statue in bronzo di esemplari di fauna dell’epoca come il cinghiale attaccato dai cani mi sembrò strano scorgere accanto a queste statue anche quella di un cobra, oltre agli affreschi che riproducono scene di caccia anche con leoni. Inoltre alcuni affreschi in cui si può vedere una donna in déshabillé che mostra le sue grazie e che indossa delle calze autoreggenti in merletto. Una domanda mi saltò in mente: "già all'epoca esistevano le calze"?
La cosa mi colpì se non altro per la sua singolarità, in quanto, non avevo mai letto o visto in altre informazioni riguardanti capi vestiari del genere in quell'epoca.

Il cammino continuò scattando fotografie a statue, giardini, mosaici e scritte sui muri, decorazioni di tutta raffinatezza ornavano le case patrizie, le stanze però non avevano finestre ma tanti affreschi ne decoravano le pareti. Colore predominante il Rosso Pompeiano che accompagnato dal giallo oro
conferivano alle stanze delle ville, un aspetto regale. I giardini, gli anfiteatri, la palestra o meglio, il Gymnasium, con le Terme e tante altre attrattive completavano la città di Pompei antica e permettendo ai suoi abitanti di vivere in un contesto di emancipata raffinatezza, in parte ereditata dai tantissimi popoli che prima dei Romani popolarono la città, lasciando ognuno le proprie tracce di civiltà. Dai Greci agli Etruschi, agli egizi i quali influenzarono con le loro divinità e culti  gli abitanti di Pompei. 
Ancora oggi si trovano tracce ai crocevia o nelle case, di altari o nicchie in cui gli affreschi rappresentano Iside, Osiride, altarini che si sono poi tramandati negli usi cristiani e che a Napoli se ne contano parecchi negli antichi vicoli, senza dimenticarsi degli amuleti che ancora oggi troviamo sulle bancarelle di Napoli e che rappresentano fortemente le credenze degli antichi costumi tramandati dai loro antenati di Pompei e che, ancora oggi fanno parte del folclore Partenopeo.
L’escursione durava ormai da cinque ore e sia la calura che la stanchezza, iniziavano a farsi sentire, ma non nego che il dover lasciare quei luoghi mi dispiaceva, avevo fatto insieme agli amici un giro di sei ore senza sostare e verso le ore 16,00 decidemmo, anche se a malincuore, di avviarci verso l’uscita, consapevoli che c’era ancora tanto da scoprire.

Anna Giordano.




La Piazza

Dettaglio Piazza

Prospettiva- Piazza

Strada Principale

Dettaglio Del Trivio

Altro dettaglio del Trivio

Le Terme- Bagni Turchi

Letto - Terme

Un abitante di Pompei sorpreso dall'eruzione

Abitante di Pompei sorpreso dall'eruzione

La donna dalle calze in merletto

Dettaglio parete 


Scena di caccia in bronzo 

Villa della Venere
Affresco scena di caccia
Uno dei bar di Pompei
Resti di vestigia etrusche
Dettaglio affresco Villa della Venere
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Dettagli piazza Principale

Dettagli Piazza

Dettagli Piazza

Dettagli Piazza

Dettagli Piazza

Auditorium

Dettaglio mosaico raffigurante animale

Entrata di una casa- Affreschi



Vista su Piazza

Parco degli allievi.



Dettagli forno

Particolari di una casa

Dettaglio entrato mosaico- delfino

Strada principale

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