Cancello aperto,
un mare di
fiori,
croci nella
terra conficcate
presenziano le
tombe al camposanto.
Vado avanti in
questo luogo a me nuovo pur se antico e ripetuto,
anche se qui
non ho cari da visitare,
mi soffermo a
pregare e fare compagnia a chi è stato dimenticato.
La tomba sua è così
antica,
tanto da non
leggere che un nome sepolto dai licheni,
scavato nella
pietra che il tempo eroso ha.
Al posto dei
fiori,
un mucchio
avaro di foglie secche,
raccolte in un
angolo, dall’unica carezza,
che il vento ha
lui portato in questa rimembranza,
insieme a una
preghiera e un fiore,
da me deposto
sul ciglio del suo riposo.
Più avanti ,
cappelle familiari ,
lapide di marmo
levigate,
colonne
ornamentali a testimone di una ricchezza inutile.
Poco più in là,
una lapide,
spiega alla
gente che di li passa ,
ch'egli fu un
grande magistrato,
come se all'altro
mondo servisse a qualcosa!
Che stupidità
la boria umana,
che non si
arresta neppure all'evidenza della morte.
Più avanti ancora,
un cumulo di
pietre ed una croce in legno in esse conficcata,
per indicare un
gruppo di caduti in guerra;
li non vi sono
lapide levigate di marmo con scritte lucenti,
vi sono solo
umili nomi,
che diedero per
la libertà il contributo più prezioso,
la loro vita in cambio della morte.
Vige il
silenzio su questa piccola collina e
in fra le mura
antiche del cimitero è pace,
ma dell’arroganza
umana,
parlano con
gran frastuono
i segni
evidenti di sfarzose tombe,
che
sottolineano la differenza inutile,
anche dopo la
morte.
02/11/2006 Anna
Giordano
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