Ogni qualvolta mi trovo davanti ad una pagina bianca, mi domando se sarà quello il momento che darà inizio alla sua storia.
Già, una
pagina bianca può dire molto, come può anche non dire niente.
Può raccontare la triste solitudine in
un deserto di parole mai scritte, un mondo senza colori, il vuoto dello
scrittore, la perdita di memoria, la vastità del nulla, la purezza di un
fanciulla, la differenza dall'oscurità, la libertà del silenzio, un punto
bianco perso sulla neve, una finestra aperta sul pensiero, l'attesa: pausa
senza fine.
Oppure, un muro bianco da dipingere, la
nullità fine a se stessa, l'utilità di poter diventare futuro, la pagina da
conservare per gli appunti, la sosta prima della decisione, la voglia di
sporcarla con un disegno, il transito tra il dire e il fare, la sensazione
dell'ordine asettico, la fragilità del bianco di una coscienza, l'innocenza di
un bambino, il bianco nel negativo, una fotografia senza immagine, la pagina da
voltare, da dimenticare.
La vita da
raccontare su questa o quella pagina bianca, la sola ad essere ambita prima
d'essere scritta, la sola ad essere pulita prima d'essere sporcata.
La sola, a
testimone di una vita che forse sarà scritta, la sola che segnerà
l'interruzione di un pensiero che può spegnersi con la vita e che mai più sarà
scritto…
Ecco!
Un pensiero, una storia da
iniziare per dar vita ad una pagina ancora bianca.
Anzi, ora non più bianca poiché le ho affidato questo pensiero.
Anzi, ora non più bianca poiché le ho affidato questo pensiero.
27/10/2015 Anna Giordano
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