Rocco Papaleo: Mare di Mezzo: la chitarra del World Refugee Day l...: …e non solo. Mare di Mezzo è la chitarra realizzata dal liutaio Giulio Carlo Vecchini con pezzi delle imbarcazioni usate da migranti e st...
Un blog universale per chi ha voglia di leggere: poesie, racconti, riflessioni, aforismi e tantissime altre bizzarrie della scrittura viste attraverso gli occhi dell'anima, accompagnate da tante fotografie. "TUTTI I DIRITTI D'AUTORE SONO RISERVATI"
domenica 21 giugno 2015
mercoledì 17 giugno 2015
STRANI OGGETTI FOTOGRAFATI PER CASO
Questa foto fu scattata nel parco della Reggia di Caserta luglio nel 2011 primo pomeriggio.
Al momento non mi accorsi dell'oggetto sul lato destro, in alto.
L'ho scoperto solo dopo qualche anno, rivedendo la foto.
Ingrandendola si può vedere l'oggetto meglio. L'oggetto nella foto in alto a destra si vede come un puntino, sottolineo che non si sentiva nessun rumore di motore,
altrimenti me ne sarei accorta.
La sua forma, malgrado la foto non sia eccellente,
la si può distinguere, non è un aereo poiché di forma tonda o ovale,
ingrandendo questa foto al massimo, si distingue qualcosa di differente
dal resto di veicoli volanti di mia conoscenza, al centro sembra ci sia una striscia di qudratini che divide l'oggetto in due emisferi.
Qui sotto un dettaglio della foto sopra riportata, il posto è sempre lo stesso, la collina sottostante ha solo alberi e non è abitata.
sovente questi avvistamenti sono stati fotografati durante i pleniluni da come si può vedere
altre foto da me scattate in questo posto sono sorprendenti, col tempo ho imparato a distinguere a occhio nudo, le stelle dalla loro luce, che non è la stessa quando si tratta di oggetti. Potrei riempire il blog di foto di oggetti non identificati catturati nel cielo col mio obiettivo...ma mi fermo qui per il momento e mi domando come fa un oggetto, come in questa foto, a rimanere sospeso nell'aria senza un motore e un'altra domanda che mi pongo: cosa sono? Non venitemi a dire che sono sonde meteorologiche o quante altre spiegazioni senza senso, spiegazioni da dare a bere a chi non osserva mai le anomalie che passano nel cielo, banalizzando la cosa e facendo passare, chi fornisce prove tangenti, per dei visionari, questi oggetti sorvolano o appaiono nei nostri cieli, così come li vedete in queste foto.
ecco la foto del luogo, scattata in un altro periodo, dove è sceso l'oggetto facente parte del filo... Il lampione, come sempre, acceso e che quella notte si era spento.
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dettaglio in alto al lato sinistro |
Foto intera di quella sottostante. è necessario ingrandire per vedere l'agglomerato di oggetti sospesi nel cielo al di sopra degli alberi, piccola macchia bianca |
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Dettaglio foto di sopra ( ingrandire per meglio vedere) |
oggetto nel riquadro da me sottolineato in alto a destra. da ingrandire. Sotto dettaglio dello stesso oggetto fotografato dopo qualche ora. l'oggetto non faceva rumore ed era sospeso nel vuoto si distingue perfettamente la sua forma stranissima.Chi può darmi una risposta in merito?
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ecco dopo un po' di tempo l'oggetto che ho riportato ingrandito nella foto sottostante |
altre foto da me scattate in questo posto sono sorprendenti, col tempo ho imparato a distinguere a occhio nudo, le stelle dalla loro luce, che non è la stessa quando si tratta di oggetti. Potrei riempire il blog di foto di oggetti non identificati catturati nel cielo col mio obiettivo...ma mi fermo qui per il momento e mi domando come fa un oggetto, come in questa foto, a rimanere sospeso nell'aria senza un motore e un'altra domanda che mi pongo: cosa sono? Non venitemi a dire che sono sonde meteorologiche o quante altre spiegazioni senza senso, spiegazioni da dare a bere a chi non osserva mai le anomalie che passano nel cielo, banalizzando la cosa e facendo passare, chi fornisce prove tangenti, per dei visionari, questi oggetti sorvolano o appaiono nei nostri cieli, così come li vedete in queste foto.
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ecco la foto del luogo, scattata in un altro periodo, dove è sceso l'oggetto facente parte del filo... Il lampione, come sempre, acceso e che quella notte si era spento.
martedì 9 giugno 2015
I TEMPI DEL TEMPO ( poesia)
Vivo il
presente che sarà il passato,
vivrò il futuro
che sarà il presente,
il tempo è solo
presente è l’attimo che vivo!
L’inganno è
nella mente:
pensando che il
passato preceda il presente,
se pure,
paradossalmente,
indica il tempo
che è stato già vissuto,
solo il futuro
è primo nel presente,
nonché nel
passato.
Presente: funambolo che scivola sul filo immaginario dei tempi del
tempo
sospeso tra il futuro ed il passato.
Un labirinto
strano, il tempo della vita,
che ripercorro
in mente con mille entrate nel passato
ed una sola uscita nel presente.
E qui, vedete,
in questo preciso istante,
nel leggere, leggete.
Vivete il
presente, che è già passato,
ed il futuro è
già presente,
in un tutt'uno si fondono,
nello stesso punto e nello stesso istante
e prendono il
nome di tre tempi distinti.
Sono
certa e ribadisco,
che
solo un tempo esiste ed è il presente!
Passato,
futuro, non sono altro che i tempi del suo tempo.
Povera
la mia mente,
che confusione…
quando
si spegnerà
in
quel preciso istante del presente…
pensate
che tutto si fermerà?
No
poiché io farò parte del passato,
sì,
ma anche del futuro,
di
chi ricorderà nel suo presente il mio passato…
Penso,
che dopo tutto il tempo impiegato,
a
raccontarvi i miei pensieri e dubbi,
mi
fermo qui e aggiungo solo:
che
i tempi del tempo sono imperfetti,
e
se continuassi a ragionarci, non finirei più,
e
il tempo poi : dal futuro, presente, passato,
ahimè, diverrebbe infinito!
Anna Giordano 24/04/2007
domenica 7 giugno 2015
Vita in paese
Il bar del
Nobile era l’unico bar del paese. Il suo proprietario, che vestiva con
raffinata eleganza, aveva un aspetto distinto e il suo modo di parlare lo
caratterizzava perché la sua erre sembrava
che rotolasse sul sapone. In armonia con gli amici lo aveva battezzato proprio
così: il bar del Nobile. Era il luogo di ritrovo di tutti, amici e non. Era situato
in una piazzetta dove una fontana a zampillo sputava acqua a singhiozzi dal
muso di un delfino arrugginito. Sulla destra,
un giardinetto accoglieva i bambini per giocare e di fronte al bar la strada
erta portava alla collina dei fichi, che era un piccolo quartiere. Nel paesino
era d’usanza ribattezzare gli amici con un soprannome, per identificarli subito.
Pasqualino detto
Occhio Fino a causa della sua pronunciata miopia, Peppe detto il Professore per
i suoi atteggiamenti da intellettuale, e Antonio che tutti chiamavano il
Cancelliere a causa del suo lavoro, che consisteva nell'aprire e chiudere il
cancello del cimitero, stavano seduti davanti al bar. I tre solevano riunirsi lì
dopo il lavoro, ad orario fisso, e parlavano del più e del meno.
Occhio Fino diceva
dell’arrivo nella giornata di una nuova famiglia in paese, madre padre e figlio,
questo ultimo, probabilmente loro coetaneo, sui trentacinque anni all’incirca,
in base a quanto gli era stato riferito.
Il professore
domandò subito che professione esercitasse il nuovo arrivato, egli era curioso
sempre di sapere,
che tipo di lavoro svolgessero le persone, perché così, le catalogava nel suo
registro mentale, per poi sfoggiare loro tutto il suo sapere e passare ai loro
occhi per un erudito.
Occhio Fino non
poté fornirgli altre informazioni, non conoscendo ancora la persona.
I
tre amici stavano sorseggiando, come di consueto, il loro aperitivo, quando il
Cancelliere seduto accanto ad Occhio Fino esclamò con stupore: «
Occhio Fino, ma sono i miei occhi oppure quel camion che sta giungendo, non ha
l’autista ?»
Occhio
Fino rispose: « Ma proprio a me lo chiedi, io vedo il camion, mi sembra che
l’autista ci sia, o no ?»
Il
Professore che volgeva le spalle alla strada erta, domandò di quale camion
stessero parlando, il Cancelliere
rispose: « Quello che, se non ci togliamo di qui ci viene addosso. Non c’è
l’autista !»
Il
Professore scattò dalla sua sedia in piedi, guardò il camion che avanzava in
loro direzione e gridò:
«Nessuno
a bordo! »
Tutti
si buttarono a terra, sul lato del giardinetto, quando, a loro sorpresa il
camion si fermò.
Lentamente
cigolando, si aprì la portiera e ne uscì fuori un ragazzo, all'incirca delle
loro età, alto non più di m.1.40 , baffi curati,
indossava una tuta verde, che era stata accorciata conservando tutta l’ampiezza,
tanto da fare uscire appena, le scarpe nere a punta tonda sulle quali poggiava
sopraelevato da due tacchi di circa 5 centimetri . Non era
un nano, sembrava più un bambino che non un adulto.
Salutò
tutti con un: « Salve !»
I tre
amici che nel frattempo si erano alzati, cercavano di darsi un contegno,
spazzolandosi i pantaloni.
Imbarazzato,
il Professore avanzò verso di lui tendendogli la mano e disse: «Mi
presento, Peppe, per gli amici: il Professore. Stavo insegnando loro una tattica
di rugby, e tu da dove vieni ?»
«Io
sono nuovo, sono appena giunto, abito sulla collina dei fichi»,
i tre si guardarono, «mi chiamo Mario e faccio il
camionista, non ho amici, sono sempre
all'estero, lì ho qualche amico, voi siete i primi ragazzi che incontro qui».
I tre lo invitarono a bere con loro, Mario li ringraziò e salutandoli, entrò nel camion e ripartì.
Appena si allontanò i tre, insieme al Nobile, lo
battezzarono “Il Marziano”.
Anna Giordano
Anna Giordano
martedì 2 giugno 2015
Il prezzo da pagare
In un grande prato verde, un grillo si confondeva
col suo colore. Le sue zampette uncinate, s’aggrappavano agli esili fili d’erba
che fungevano da liane. Poco distante c’era una margherita che aveva appena
aperto la sua corolla bianca ai raggi del sole che la riscaldava. Il grillo
stava per spiccare un salto per raggiungerla, quando frenò il suo slancio poiché
fu preceduto da una stupenda farfalla che gli prese il posto, coprendo con le
sue ali fragili e variopinte, tutto il fiore.
Il grillo soggiogato dalla sua eleganza e bellezza,
rimase ad ammirare la livrea della farfalla che, nel suo insieme, sembrava un
bouquet multicolore che irrompeva nella monocromia del verde prato.
Le sue ali come leggeri ventagli, s’agitavano
permettendole di fare di tanto in tanto surplace, le sue zampine fragili
sottolineavano ancor di più l’eleganza della sua bellezza. Dopo un breve
riposo, sul cuore giallo della margherita, la farfalla spiegò le sue belle ali
e si levò in volo. Il grillo che era rimasto nascosto ad ammirarla, si specchiò
in una goccia di rugiada e, amaramente, si rese conto del suo aspetto che
differiva molto da quello della bellissima farfalla. Poi disse fra sé e sé:
“ La natura però è ingiusta, io così brutto, con un
naso che prende tutta la faccia, e due occhi sbozzolati dalle orbite e
ricoperti da due piccole persiane, con un corpo grosso e goffo su due zampe
lunghe e mingherline come trampoli pieghevoli, e come se non bastasse, le ali, sì perché ci sono le ali che sono nascoste,
talmente sono brutte, sotto due code obsolete di un vecchio frac. Senza
dimenticare questo colore è quasi sempre verde o marrone, tanto da farmi
confondere con i campi, così nessuno mai si accorgerà che esisto!”
Intanto, la farfalla volava col sole che le illuminava
le ali, quando un signore, che camminava sul bordo del campo, munito di un
retino, attirò l’attenzione del grillo che smise di borbottare per guardare
l’uomo che a lunghi passi, aveva già raggiunto la farfalla. Spensierata la
povera sprovveduta, volteggiava nell'aria. Il grillo, rimase nascosto
mimetizzandosi fra l’erba e impotente, assistette alla cattura della bella
farfalla che, finita prima nel retino e poi nelle mani dell’uomo subì un
orribile destino. Il suo gracile corpo fu trafitto da un abominevole spillo e
con cura, fu deposto, ancora agonizzante, in una scatola. Il povero grillo atterrito da
tanta crudeltà, suo malgrado, si sentì pervaso da un senso di contentezza per
essere stato creato così com’era da madre natura, e pensò che infondo, era
meglio non essere troppo belli. Quel che era accaduto alla farfalla gli aveva
fatto capire che per tutto c’era un prezzo da pagare, anche quello della
notorietà e della bellezza che a volte, si trasforma in oggetto del desiderio e
suscita gelosia ed invidia, da parte di chi, come il grillo, non si sentiva di
pari bellezza.
08/03/2015 Anna Giordano
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