Albero-
rosa -farfalla -foglia -statua.
Era
una tiepida mattina di giugno, il sole inondava della sua luce il giardino di
una antica villa gentilizia raramente abitata.
Un
salice piangente sovrastava, con la sua chioma fluente, la statua di Venere
posta al centro del laghetto sottostante.
Poco
distante una farfalla stava per posarsi su una rosa, quando sentì una voce
dire:
- Ora basta, non ne posso più del solletico che i
tuoi rami
mi procurano ad ogni respiro del
vento, senza parlare
delle foglie che quando cadono si
appiccicano addosso
e mi tocca aspettare la pioggia per
liberarmene! –
La
farfalla si spaventò, la voce proveniva dalla statua,
curiosa,
volò sulla sua testa e domandò:
- Ma sei tu che parli?-
- Sì
sono io". –
Rispose stizzita la statua e aggiunse:
- Perché ti
sei posata sulla mia testa, ci mancavi
solo tu,
non bastava questa foglia appena caduta
che mi si
è incollata sull'occhio, non ci vedo più! –
- Ma tu, ci vedi anche? –
Domandò la
farfalla.
- Sicuro che ci vedo, non è perché io
sia una statua che non debba vedere o soffrire il solletico, a volte mi domando
solo perché non posso muovermi, è la sola cosa che io non possa fare, sono una
statua e questo lo so, ma non per questo non posso avere certe caratteristiche
del genere umano. –
- Ma l'albero non può fare
niente, continuerà a lasciar cadere le sue foglie su di te, non è colpa sua,
credimi, è la natura che lo vuole. –
- Già, ne ho sentito parlare
di questa signora natura, ma io, intanto? Non sono anche io una sua creatura?
Sono di marmo! –
L'albero, la rosa e
la foglia che copriva l'occhio della statua, in coro risposero:
- Vero! Quel che dici, ma
neppure noi possiamo muoverci, a parte i miei rami e le foglie che vengono
mosse dal vento. –
Disse l'albero e la
rosa aggiunse:
- E a me strappa i miei
petali, quando sono sfioriti. –
Aggiunse la foglia:
- Anche io non posso muovermi
e aspetto il vento o la pioggia per farlo, non possiamo lamentarci! Ognuno di
noi è differente, per fortuna, baciato o no dalla buona sorte, abbiamo un compito da
svolgere e la natura è sempre giusta. Non lamentarti e immagina cosa sarebbe il
mondo se ognuno volesse gestirlo a suo vantaggio, immagina il caos che si
creerebbe! –
Perciò, lasciamo che la natura gestisca la natura di ognuno
di noi, in modo tale da rispettare le sue leggi e non volere far valere le
proprie pretese o il proprio ego, senza farsi carico delle proprie
responsabilità verso gli altri.
Anna Giordano.