domenica 2 giugno 2024

RACCONTO: QUESTA È LA MIA VITA.

 

Il racconto l'ho scritto un bel po' di tempo fa. Lo costruii con i titoli di 100 racconti scritti da miei amici di penna, un esperimento, che chi ha ama scrivere e vuole giocare con le parole, può provare a farne da canto  suo un  esperimento;

 i titoli sono scritti in maiuscolo  ed in grassetto, senza subire variazioni a parte qualche virgola per dividere i titoli. Un esperimento che ho trovato stimolante e vi propongo invitandovi a provarci poiché  molto divertente. 

Basta giusto un po’ di fantasia. Il titolo è:

 

QUESTA È LA MIA VITA.

La casa in cui da piccolo abitavo, era LA CASA SULLA COLLINA, l’indirizzo non l’ho dimenticato: Via I ZOI EROS THANATOS, N° 1659462 BIS, uno strano nome per una via e ancora più strano il numero…per raggiungerla oggi, si può improntare la MILANO TANGENZIALE EST, invece durante GLI ANNI DELLA GUERRA, per raggiungerla, si passava dal PONTE DI LEGNO che univa le due sponde del fiume.

MENTRE FUORI NEVICA, penso a quanto accadde: fu TUTTO IN UNA SOLA NOTTE, MI SVEGLIAI, era LA QUINTA NOTTE, che non riuscivo a dormire, quando, NEL BUIO DELLA CAMERA un gioco di LUCE E OMBRA proiettò sul muro della mia fantasia, un’immagine in cui vedevo IL MAESTRO, che indossava IL MANTELLO  NERO del nonno, accompagnato da una ragazza, che battezzai: “ LA RAGAZZA COL SOMBRERO e il PONCHO PURPUREO” lei danzava e vidi tutto a colori,  mi feci piccolo, piccolo, nascondendomi sotto le coperte e spiai, quando la STANCHEZZA MORTALE mi prese, pronunciai la formula magica che mi ero inventato per i miei giochi, quando ne avevo abbastanza : DI VENTO COME IL VENTO NEL VENTO,  FINO A FARTI SPARIRE…e si dileguarono nel nulla, così smisi di torturare IL LENZUOLO RICAMATO dalla nonna, che avevo attorcigliato con le mie manine, per la paura. Gridai, aiuto e raccontai tutto a mia madre che, esclamò: “BUGIE” e mi lasciò solo col buio per ritornare dal suo amico: L’ORGOGLIONE, che odiavo. Invano gridai quella notte: “NON FARLO TI VOGLIO BENE! Ma lei face finta di non sentire... già, ancora un RICORDO D’INFANZIA amaro.

Però, ricordo in particolare UN GIORNO SPECIALE, non UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI, Stavo da solo in casa, quando il nonno giunse, gli chiesi a bruciapelo:

      -     Nonno MI CI PORTI AL LAGO? - Lui sorpreso mi rispose:

 -     TONINO, GUARDAMI: ti ho promesso di portarti al mare per fartelo conoscere, ricordi,

       che ne dici se ci andiamo giovedì?

-        GIOVEDÌ MERCATO! No, nonno io voglio andare al mercato, per comprarmi IL CAMION DI LATTA e IL CANE DI KERIOTH in peluche, e due libri: JACK, IL FANTINO PERDUTO e IL MOSAICO DEL MONDO, e pure LA BICICLETTA ROSSA, l’ho chiesta a Babbo Natale e non me l’ha mai portata, ho scritto anche una LETTERA A GESÙ BAMBINO, penso che non sono abbastanza bravo; LA VOGLIA DI CAMBIARE è tanta nonno, dimmi cosa devo fare?

-        NADA MAS, piccolo, adesso senza dire nulla a tua madre, IN PUNTA DI PIEDI facciamo una fuga: andiamo al mare.

-        Bello! Vado a dirlo al mio amico pupazzo PITZU CULU O COSTA, con lui mi confido sempre…

Scappai su per le scale, presi al volo la mia coperta inseparabile e dissi al mio amico:

      -     Sai che vado al mare?

Lui mi guardava immobile, quasi dispiaciuto, forse pensava che portassi con me altri giocattoli, così lo rassicurai e gli dissi:

-        Ma no, siamo: IO, IL NONNO E LA COPERTA DI PAPERINO, al che, accennò quasi un sorriso, così lo salutai e raggiunsi il nonno, che mi aspettava sulla sua automobile.

Mi disse:

-        Siediti AL POSTO TUO, come d’abitudine presi la pistola giocattolo che stava sotto il sedile e la puntai come sempre, per giocare, sulla schiena del nonno dicendo: AGENTE 00 SETTETE ti ho in mano CARO JOE, prima di morire vuoi una CARAMELLA?

-        No!

Disse mio nonno,

-        Adesso non è il momento di giocare, partiamo se no arriviamo tardi per il sorriso

-        Quale sorriso?

-        È una vecchia storia, quella di un uomo che tutti chiamavano IL VAGABONDO perché faceva molti VIAGGI, in realtà aveva un nome e la sua storia s’intitola appunto: IL VIAGGIO D’ALFONSO.

Il nonno era partito ormai da un bel po’e la storia ci aveva accompagnato fino alla nostra meta.

Lui seguitò, scendendo dall’auto, a raccontare, aspettavo con ansia di sapere di chi era il sorriso da cui era partito tutto il racconto, ad un tratto s’interruppe e mi disse:

-        Eccolo là, guarda! Quello è il mare, e giù in fondo dove vedi che si congiunge col cielo è l’orizzonte, dimmi cosa vedi?

Guardai e cercai di scorgere qualcosa oltre l’immensa distesa azzurra d’acqua, il mare era SBATTUTO dal vento contro gli scogli, era uno spettacolo indescrivibile, tanto da mozzarmi il fiato, i miei occhi erano lucidi di gioia annegavano nelle sue acque, sorridevo, non avevo mai visto tanta bellezza, scrutai attentamente ogni minimo anfratto, ogni onda, ma non vedevo nulla d’altro, così, dissi:

-        Non so nonno, tu cosa vedi?

-        Veramente lo avevo chiesto a te, ma visto che oggi sono in vena di regali, ti dico che vedo:

      IL MARE CHE RIDE,

-        Ride?

-        Sì, ride perché l’hai abbracciato.

-        HO ABBRACCIATO IL MARE, ma sei sicuro nonno?

-        Sì, mi è bastato guardare la gioia che ho letto nel tuo sguardo, lo hai abbracciato con i tuoi occhi.

A quelle parole VOLEVO VOLÀ, CON LA GIOIA E COL DOLORE, che aveva provato per la storia raccontata dal nonno durante il viaggio, IL GABBIANO E LA CATTIVA COMPAGNIA di una signora, che UNA TERRENA TRAGEDIA colpì nel lontano

17 DEZEMBER 1908 una chiesa, nella quale si stava svolgendo una funzione. L’organista suonava le VARIAZIONI DI GOLDBERG AD UN VOLUME ALTISSIMO, tanto che aveva irritato ancor di più il pilota di dirigibili, intento a bisticciare con la suocera, che abitava con lui nella casa a due passi dalla chiesa.

La disputa era accesa e lei gridava:

-        PRIMA O POI, A CASA D’ELISA SENZA DI TE, si starà meglio, ADRIANO STA CRESCENDO e tu 

non puoi dargli tutto quello di cui ha bisogno, come pure A MARIA,

      non potrai farla studiare!

-        Ma C’è ANCORA TEMPO! Sei come LA PETTEGOLA DELLA PORTA… RACCONTA ! Lancia LA PIETRA, ULTIMA tua cattiveria, chiamami come fai sempre

     tu “IL MENDICANTE”, è sempre LA SOLITA MINESTRA, ma sarà L’ULTIMA!

SCOSSA, lei lo guardò interrogandosi… e lui aggiunse:

-        OGGI VIVO per l’ultima volta, LA VITA CONTINUA per la sua strada e NESSUN DOLORE  SARà NEMICO DI ME STESSO, aprite una bottiglia di DON PERIGNON  ed auguratemi CENTO DI QUESTI GIORNI, perché il mio sarà un SUICIDIO IN ATTO BREVE!

-        Ma cosa dici, cosa hai in mente? Avevano ragione i medici di dire che non eri normale quella volta, quando, fosti ricoverato in ospedale, che cadesti in uno stato di AMNESIA totale, sulla CARTELLA CLINICA 

      NR 2179 lessi che, la notte facevi delle strane CONVERSAZIONI COL BULLECCO parlavi d’ARTE PASSIONE E FOLLIA, parlavi di certe CONFESSIONI DI UN NOTEBOOK  una parola che non esiste, scrivevi ed affermasti: prendo APPUNTI PER UNA STORIA CHE NON SCRIVERÒ, UNA FAVOLA PER NOEMI, a chi ti riferivi?

      Agli ASTRI PARALLELI, I GIRINI, 

      ai BARATTOLI VUOTI, LA LISCA,

      ai VIAGGI, a tutti gli appunti 

       insensati che scrivevi sul tuo 

      PORT-FOLIO un altro nome da 

       te inventato? 

      La tua è UNA STORIA DA 50 LIRE,

    non tiene in piedi, perché tanto vali tu:

     CINQUANTA LIRE!

BIANCO dalla rabbia il pilota gridò:

-        Il mio racconto doveva essere SEMPLICEMENTE DEDICATO A TE!

SIGNORA DEI BACI, non ricordi vero?

 Poi, gridò:

-        WHO’S YOUR DADDY ?

 Ed uscì sbattendo la porta. Come un folle, corse verso il suo dirigibile, che stava nel campo accanto alla sua casa, si alzò in volo e si andò a schiantare sulla chiesa in cui la suocera si era precipitata per chiedere aiuto, per fermarlo.

La tragedia avvenne con un CRASH che provocò l’incendio della chiesa e le case circostanti, uccidendo un centinaio di persone, tantissimi furono i feriti, così finì il suo ultimo viaggio.

-        Il nonno seguitò dicendo:

-        Da quelle ceneri, videro alzarsi in volo un gabbiano, forse, l’anima d’Alfonso, che volò

      ancora una volta sul mare, che lui

       amava più di ogni cosa, effettuò 

      il suo ultimo volo da gabbiano,                      lasciando in eredità al mare il    suo sorriso, lo stesso che il mare trasmette a chi lo vede per la prima volta, come è successo a te.

Ripartimmo e durante il tragitto pensai più volte a quante cose avevo appreso in quella giornata. Il nonno si fermò dopo trenta chilometri davanti a un bar: “IL MARINS”, per avvertire mamma della nostra assenza prolungata. Entrò nella cabina, compose il numero e disse:

-        PRONTO, C’È UALCUNO?  Lei non c’era, non era mai in casa, come al solito rispose quella fottuta segreteria telefonica, che diceva sempre la stessa frase e che odiavo:

-        LASCIATE UN MESSAGGIO DOPO IL SEGNALE ACUSTICO…bip.

-        Ciao sono papà, ho preso Tonino con me, arriveremo per cena…

Io nel frattempo avevo spalancato la portiera dell’auto ed un AROMA DI VINO proveniente dal bar m’investì; il nonno finito la sua telefonata, dalla cabina si diresse nel bar uscendone, con due buste e porgendomene una, disse:

      -    Prendi, questa è per te, so che ti piacciono le patatine e questo è il POPCORN PER NICOLÒ, così non ci terrà il broncio per non averlo preso con noi.

Sorrisi immaginando la faccia di mio fratello, quando gli avrei raccontato che il mare mi aveva sorriso, almeno avevo un testimone che poteva affermare la verità, e per una volta non mi sarei sentito dire, bugiardo!

 

Anna Giordano 04/09/2008

 

 


CI SONO DONNE - Poesia di Carlo Coppola - Voce e regia di Domenico Ernandes



Ci sono donne  

 

Ci sono donne che non vorresti incontrare mai, 

ci sono donne che vorresti sol per fare l’amore. 

Ci sono donne che non vorresti amare mai, 

ci sono donne che vorresti 

ma … 

loro non vogliono te. 

Ci sono donne come te 

Io ho incontrato te. 

Tu che mi ascolti anche quando non parlo, 

tu che mi riscaldi quando ho freddo 

mi consoli se piango, 

mi fai grande anche se non sono niente. 

Ci sono donne … 

Tu sei la mia donna, 

tu sei donna, mamma, 

sorella moglie, 

tu sei cosa voglio, 

tu sei mia, 

anche quando ti faccio piangere, 

anche quando non ti merito, 

so quando mi odi, 

quanto mi ami, 

so chi sono e chi sei, 

ci sono donne ... 

Tra tutte le donne amo solo te!  

                      

_______________________________________

 

Hay mujeres   

  

Hay mujeres a las que nunca querrías conocer,   

hay mujeres a las que te gustaría hacer el amor.  

Hay mujeres a las que nunca querrías amar  

hay mujeres que te gustarían  

  

pero...  

no te quieren.  

Hay mujeres como tú  

Yo te conocí

 

Tú que me escuchas incluso cuando no hablo,  

Tú que me calientas cuando tengo frío  

Tú que me consuelas si lloro  

me haces grande aunque no soy nada.  

Hay mujeres...  

Tú eres mi mujer,

 

eres mujer, madre,

hermana esposa,  

 

eres lo que quiero,    

eres mía,  

 

incluso cuando te hago llorar,  

incluso cuando no te merezco,  

 

sé cuando me odias,  

cuánto me amas,  

se quien soy y quién eres tú,  

  

hay mujeres...    

De todas las mujeres sólo a ti amo. 

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 Il y a des femmes

 Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais rencontrer,

Il y a des femmes avec lesquelles tu ne voudrais 

que faire l'amour.

Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais aimer

Il y a des femmes que tu voudrais

Mais... elles ne veulent pas de toi.

Il y a des femmes comme toi

Je t'ai rencontrée.

Toi qui m'écoutes même quand je ne parle pas,

toi qui me réchauffes quand j'ai froid

toi qui me consoles quand je pleure,

toi qui me rends grand même si je ne suis rien.

Il y a des femmes...

 tu es ma femme,

tu es femme, mère,

sœur, épouse,

tu es celle que je veux,

tu es à moi,

même quand je te fais pleurer,

même quand je ne te mérite pas, 

je sais quand tu me détestes,

combien tu m'aimes,

Je sais qui je suis et qui tu es.

Il y a des femmes...

De toutes les femmes, 

je n'aime que toi ! 

                                 

Carlo Coppola

HAIKU




 

HAIKU