venerdì 2 gennaio 2015

La felicità secondo me...

Anna Giordano 28 dicembre 2014.

“Ho scoperto che tutta l’infelicità degli esseri umani deriva da una sola cosa, e cioè da non saper restarsene tranquilli in una stanza.”

Blaise Pascal.


Questa frase di Pascal mi fa riflettere su quanto sia possibile la felicità, come sia semplice toccarla, eppure, si è in tanti a battersi per assaporarla, ma solo in pochi a riuscirci.
Penso che la stanza sia solo un luogo comune per indicare l’essenza dell’essenziale: il poco, poiché si può essere felici con poco.
La felicità è composta da piccole cose e come tale ha vita breve ma, che si ripete e tante sono le volte che si presenta a noi, che non ci facciamo più caso e passa inosservata; un po’ come chi preso dallo stress, dalla vita frenetica, non approfitta del suo tempo neanche per fermarsi a guardare ciò che lo circonda… magari il sorriso di un bambino, gli occhi dolci di un cane che ti guarda in cerca di una carezza, due anziani che si tengono per mano come fossero due giovani innamorati. Fermarsi per guardare un tramonto, anche se ciò avviene ogni giorno è comunque uno spettacolo irripetibile che sprigiona bellezza ed emozione. Il fatto sta che tutto, a volte, sia così scontato che il grande patrimonio che ci è stato affidato è sottovalutato, diventando così, qualcosa di normale routine, eppure dovrebbe suscitare in noi felicità, se non altro, bisognerebbe essere felici di svegliarsi ancora per un giorno da vivere e rivedere ancora un’altra alba.
Per cui la stanza di Pascal, a mio modestissimo parere, potrebbe essere un eufemismo per l'infelicità e   una metafora per raffigurare la felicità, qual è, nella sua ricchezza di semplicità.