DEAR
DEAR un acronimo caro agli inglesi... in cui è racchiuso il
nome d’arte di Davide Riccio, cantante, musicista polistrumentista, scrittore, di Torino.
I suoi primi esordi negli anni 80
come solista nei gruppi Bluest, Off Beat e individua Vaga. Oggi ci presenta
questo disco di 19 canzoni intitolato:
OUT
OF AFRICA, FUORI DALL’AFRICA. Un
titolo per questo disco, che interpreta l’Africa con i suoi ritmi e le sue voci, un
mondo a parte che ancora oggi sono in pochi ad avere capito l’importanza di
salvaguardarne la naturalezza della sua bellezza e ricchezza, oltre le origini che in essa sono
racchiuse e che ci possono dire molto sui nostri avi, poiché l’uomo primitivo,
nostro antenato è nato in Africa per poi evolversi e diffondersi in tutto il
mondo.
Leggendo i titoli dell’album ed ascoltando le musiche delle
canzoni è stato come fare un safari, addentrandomi nella savana, carpirne i
suoni tribali che creano un’atmosfera che lascia la fantasia galoppare a
migliaia di chilometri dal luogo dove mi trovo, seduta in una comoda poltrona
che si trasforma in un’amaca, tesa tra due baobab che fra l’altro è definito
l’albero del benessere, che questi brani mi trasmettono.
Ed ecco che DEAR ha creato con questo CD il benessere dell’anima di un’Africa vissuta da lontano
attraverso la sua musica oltre alle parole che posso immaginare impronte di
ogni titolo, che ho tradotto iniziando
dal primo brano che ho molto apprezzato e che si distingue dagli altri proprio per
il titolo: A metà strada da te può
essere interpretato come a metà strada dall’Africa in quanto è di genere blues
misto a un genere country.
Così come nel secondo
brano che i suoni si stemperano e passano dal blues americano per ritrovarsi in
pieno ritmo di tamburi e cori ripetitivi che rispecchiano i canti dei raccoglitori
di cotone nei campi della Carolina del sud… Ecco che suppongo il perché del
titolo precedente: “A metà strada”
ed il secondo titolo: Torna indietro e
prendilo… si seguono come per
continuare anche col terzo titolo una sorta di costruzione del periodo in cui
gli schiavi Fuori dall’Africa, è
questo il titolo del terzo brano, continuino, attraverso questo album, a
cantare e a raccontare la loro terra con i ritmi di strumenti a percussione e
voci narranti e cori, di un continente
intrigante e antico.
Con il quarto
brano decisamente più coinvolgente con suoni ritmati ma che indicano una vita
differente appunto come indica il titolo:
VITA ALTA, forse in senso di livello sociale, più agiata, un’Africa dove si
mescolano suoni influenzati da tendenze
sud americane a loro volta create da radici africane come lo è stato il blues.
E poi, il quinto
brano ci porta in una atmosfera mista dove si mescolano voci e suoni dai ritmi
che abbracciano varie etnie tra le quali quella araba e africana, anche se
fanno parte entrambe dello stesso continente. Appunto, immagino il perché del
titolo del brano: IO SONO DI BABILONIA, una
intrigante miscela di note e voci.
Ma ecco che segue, al ritmo dei tamburi e cori, il brano dal
breve titolo: PROVERBI, che lascia
presagire il raccontarsi dei vecchi capi di villaggi, seduti intorno ad un falò, raccontare storie legate ai proverbi che insegnano la conosciuta saggezza
africana, legata alla vita semplice e genuina del loro modo di vivere ed
osservare per apprendere dalla natura che li circonda, quanto loro hanno
imparato e tramandato. Persone sempre col sorriso e la resilienza che li
accompagna nella loro quotidianità.
DELL'ARABIA SONO LONTANE SFUMATURE… è il titolo del brano che racconta forse, e dico forse, perché essendo il testo in inglese, che non è la mia lingua, continuo ad
immaginare dondolandomi sull'amaca sospesa tra due baobab, e ascolto la musica
di ogni brano lasciandomi guidare in questo viaggio attraverso la: TRIGRITUDINE, che è il titolo del brano n. 8 dell’album che, con il ripetersi
di suoni elettronici, quasi ipnotizzanti, che mi trasferiscono in India, pur restando in Africa, alla ricerca della solitudine delle poche tigri rimaste… Un
brano dalle voci echeggianti, come nei templi induisti dal fascino
ineguagliabile orientale, che ha influenzato la bellissima città di Zanzibar famosa per le sue spezie e commercio con l’India, le cui coste sono bagnate
dall'oceano indiano…
Passo al nono brano con i versi degli animali che fanno da sfondo alla misteriosa atmosfera, creata per raccontare la magia dell’Africa che si rivela nel titolo: ABRA ZEBRA CADABRA, un misto di parole
che fanno la magia conosciuta, in un
certo senso, delle credenze africane. DEAR
ha giocato mescolando parole e versi d’ animali, come uno stregone, in
questo caso, della musica e delle parole…
Segue il brano n.10
dal titolo irreparabile: QUEL CHE è
FATTO è FATTO, la cui musica dal ritmo galoppante, sembra che racconti la
paura, i battiti del cuore, una paura che fugge l’irreparabile, appunto quel
che è fatto non può essere cambiato e lascia in chi ascolta una scia di mistero
e una incognita da scoprire…
E dalla galoppata si passa ad un andamento più tranquillo di
una passeggiata a cavallo più distensiva e di gradevole ascolto con il suono in
lontananza di un pianoforte e quello delle chitarre decisamente jazzato è il
brano n.11 dal titolo: MONZAMBIQUE.
Tres classe!
E col titolo del dodicesimo
brano, si passa dal jazz al ritmo dalle sfumature del reggae ed il titolo è
appropriato, appunto: Apportare un cambiamento, un bel brano
musicalmente molto piacevole.
Il cambiamento si nota
prolungandosi nel brano n. 13
che segue dal titolo: PAGANO E INEFRNO… Un
brano che al suono delle trombe bibliche che imitano il barrito degli elefanti,
suonatori di jazz, accompagnano il predicatore che con i sermoni mette in
guardia chi non crede, un pagano radicato ai riti vudù…
Il viaggio attraverso l’Africa passa per Cuba, dove il brano: HABANERA solo suonato, in cui
l’introduzione è il suono dell’arpa, fa rivivere la danza di origine cubana a
duplice struttura musicale con alternanze dapprima accentuate e poi suddivise
in varianti . Molto bella è come una dolce e cullante melodia di un carillon.
Seguendo il fiume musicale sul quale naviga la mia fantasia
insieme alla musica del brano: LA METÀ PERSA, proseguo il cammino sulle orme dei ricordi nostalgici dell’altra
metà… ormai persa, che questo brano mi suggerisce. Un brano che in alcuni
momenti le assonanze sia musicali che
vocali si trasferiscono da Davide Riccio a
David Bowie…
AMORE E SOLITUDINE è
il titolo del brano n. 16 il ritmo
afro accompagna la solitudine cantata per un amore che si racconta nelle note
come una litania che strega l’udito ed il pensiero…
Il fiume di note, continua la sua corsa verso l’oceano e porta al
brano n.17 che per titolo è tutto un
programma:CANZONE ATTRAVERSO UN UOMO CHE È VENUTO… una canzone dal titolo che potrebbe raccontare la storia
o tante storie, ma lascio ad ognuno creare la propria ascoltando il ritmo incalzante, così come la voce del vento che s’insinua all'inizio, tra le note e le voci. Voci che si raccontano in contralto e sincronizzate si
alternano al sassofono che chiude in un assolo di bellezza… ma col ritorno del
vento che lascia la sua voce così come all'inizio, spifferare tra le note il
suo ritorno… che costituisce un inconsueto finale.
NESSUNA PAROLA DI NUOVO è il titolo n. 18 che
segue e come tale, non si passa nulla, una musica che si ripete come i lavori nei
campi, giorno dopo giorno, senza uscire dalla routine… senza nuove parole da
pronunciare. Una musica singolare che irrompe con un ritmo e assonanze fuori
dal consueto, ma che compensa la
mancanza di una parola nuova.
IN PRINCIPIO UNA PREGHIERA PIGMEA.n.
19 Un po’ come tutto il CD, i titoli mi hanno incuriosita ed ho ascoltato
questo disco, che devo dire, mi ha sorpresa in bene, per la sua originalità, quindi
chiudendo con questo brano che parla di uno dei popoli che abita l’Africa, i
Pigmei, che DEAR ha voluto sicuramente
omaggiare con un breve brano e con una musica mistica che evoca nelle sue note,
la litania di una preghiera, creando la singolare atmosfera di mistero che
l’avvolge.
Complimenti per questo disco pieno di fascino che mi ha accompagnato
durante il mio fantasioso viaggio in Africa e che si è rivelato entusiasmante
attraverso la voce e le musiche
originali quanto singolari che hanno reso il tutto di piacevole ascolto.
Anna Giordano