Mi definisco spesso viaggiatrice e cittadina del mondo. Sì, perché di viaggi ne
ho fatti da quando sono nata e confrontandomi a chi di viaggi non ne ha mai o
quasi mai fatti, posso situarmi tra la media di chi viaggia, anche se non
eccessivamente.
Ho visitato città d'Italia e paesini di cui è ricca, ho avuto la fortuna di
fare crociere con scali che riguardano l'Europa e il continente africano. Ho
approfittato di visitare luoghi nuovi bellissimi, che hanno lasciato in me
tanti bei ricordi e tanta cultura di ogni genere.
Posso dire di aver vissuto insieme
a tante etnie diverse, gran parte della mia vita, in una nazione ed una città
cosmopolita, dove mi sono confrontata con usi, costumi e modi di vivere
differenti dai miei, ma che di essi ho conservato il meglio, sempre secondo il
mio modo di vedere. In un certo qual senso, tra viaggiare spostandomi in altri
luoghi, paesi, città e nazioni, ho anche viaggiato col pensiero, attraverso i
libri che ho letto, attraverso la mia curiosità di conoscere, attraverso la mia
fantasia, traendo dalle mie esperienze vissute ciò che è un viaggio vero e
quello che si fa attraverso le immagini o i libri del sapere, e da questi posso
affermare, di averne tratto conoscenze che ho approfondito a tal punto, d'aver
potuto conoscere paesi, pur non essendoci mai stata. Per cui mi sono definita
cittadina del mondo, perché ogni nazione incatenata alle sue false frontiere,
tracciate dagli avidi signori del potere, hanno limitato ciò che appartiene a
tutti inscindibilmente, poiché la Terra è di forma sferica e là dove ha inizio
un punto, finisce l'altro che la natura ha deciso di far continuare, con un
oceano o con la terra ferma.
Le sole " frontiere" reali che ci pongono i diversi modi da adottare
per continuare il viaggio sul globo terrestre. Noi ci autodefiniamo terrestri
abitanti di questo pianeta, innanzitutto in qualità di terrestri e in seguito
di appartenere alla specie umana, così dicendo ci fa capire quindi, di essere
ospiti e non proprietari di siti di cui ognuno si è appropriato, indebitamente,
traendone profitto a discapito degli altri, suddividendo la torta, non in parti
uguali e sfruttando, maleducatamente il bene di tutti gli ospiti del pianeta
Terra. Sarà pure strano il mio modo di vedere, secondo la maggior parte della
gente, ma di certo
più giusto, almeno per quanto riguarda, la convivenza fra tante etnie e delle
quali molte non ne fanno più parte, o altre in via d'estinzione, perché
divorate dal potere e messe in riserve, ormai da secoli, per farne minoranze
etniche quasi senza più valenza e non avendo più il diritto di essere liberi.
Prendendone alcune a caso, come quelle dei pellerossa d'America settentrionale,
o gli indios del sud America in cui compresi anche gli indigeni della foresta
amazonica. Ma sono solo alcuni popoli ai quali sono state sottratte le terre di
cui occupavano il suolo perché lì nati, passando anche per altre minoranze
etniche come gli abitanti della Papuasia o degli aborigeni dell'Australia! Ho citato
solo alcune etnie, ma ce ne sono tantissime altre nel continente africano e non
solo! Ogni volta mi fermo, viaggio dopo viaggio mentale, e mi soffermo ad
ammirare Gaia nelle sue bellezze, messe a disposizione di tutti noi terrestri,
mi domando, perché tanta equilibrata bellezza, non sia altrettanto bella e
variegata anche con i suoi ospiti, noi esseri umani, e non si riesca ad avere
un equilibrio? Sarà forse perché il peso delle terre spartite oscilla non equo
tra terre rinchiuse in sproporzionate frontiere, che limitano i popoli con divieti di transumanze e di non poter condividere le proprie ricchezze, sia materiali,
conoscitive, artistiche, mentali creando un'armonia tra la natura e lo spirito.
Qualcosa che si fonde tra culture, beni e popoli, così come madre Terra ha
messo a nostra disposizione domandandoci in cambio solo rispetto. Peccato che
questa parola sia diventata desueta e la sua essenza si sia dissoluta fra gli
esseri umani e rimane di essa ben poco, se non altro, che qualche parvenza
senza sostanza.
Anna Giordano 17/06/2024