martedì 31 marzo 2020

COVID 19 L’INVISIBILE E IL SUO SEGRETO

Cosa è veramente successo al mondo?

Penso sinceramente che il mondo si sia ripreso quel che l’uomo ha sottratto alla natura. Forse non ce ne siamo mai resi conto, ma durante gli ottanta giorni di confinamento e forse anche di più, almeno per me, ho riflettuto su tantissime cose e ne ho dedotto che durante un lunghissimo periodo di tempo siamo andati avanti senza mai guardare dietro di noi quel che abbiamo lasciato, pensando di fare del bene, certo, ma solo per noi a discapito del Pianeta Terra.



Ci siamo appropriati delle paludi, bonificandole, senza porci domande per i suoi abitanti,
per la fauna e la flora dei luoghi.
Ci siamo appropriati del cielo, con gli aerei, sporcandogli il volto, rendendolo grigio con strisce di scarico ininterrotte, come le loro rotte.
Ci siamo appropriati di boschi e foreste, tagliando gli alberi oppure bruciandoli,
senza mai porci domande, distruggendo i polmoni del nostro pianeta.
Abbiamo costruito città nel deserto, dato spazio al cemento costruendo torri pari a montagne,
 abbiamo arginato fiumi, deviandone il loro corso.

Abbiamo invaso di strade e ponti la terra ferma e anche il mare,
per ricongiungere le frontiere, che rifiutano d’aprirsi, soltanto ai poveri.
Abbiamo inquinato l'aria e l'acqua di ogni nazione,
abbiamo sciolto i perenni ghiacciai, accentuato la sovrappopolazione del mondo.
Abbiamo raggiunto la globalizzazione, di merci, di profitti, di soldi che accecano e danno potere permesso soltanto a pochi, per quella carta maleodorante abbiamo distrutto tutto il mondo!

Ancora adesso, malgrado te, invisibile male che ci hai condannato!

Son tanti, son troppi i non vedenti che ancora non capiscono e non aprono gli occhi per comprendere,
che il nostro problema è una manna dal cielo!
Fermando la nostra vita, tutto il resto del mondo respira, così come quando, qualcuno guarisce per raccontare il supplizio che l’intruso impartisce.

il Covid19 
ci sta facendo capire, che la terra stava per soffocare insieme a noi e ci ha voluto salvare, fermandoci per non inquinare, per non riempire ancor più le banche di carta maleodorante,
che infesta le vite di tutti, poveri e ricchi,
gli uni perché temono di perdere il potere e gli altri per timore di non averlo mai...

Ora sosta la vita di ognuno sopra un filo di seta sospeso, che combatte il vento in attesa di calma.
Questo virus ci mette tutti con la testa a filo d'acqua e tentare di tenerci a galla per non soffocare del suo male.
Tutti nello stesso stagno, in attesa che sia bonificato dal Coronavirus,
donando all'aria il tempo di ridiventar pulita,
al mare di rigenerarsi insieme ai fiumi, in cui l'uomo ha riversato i suoi veleni,
alla fauna di riappropriarsi dei propri spazi e alla flora di disintossicarsi,
insieme alla terra dei veleni sparsi, che l’hanno resa arsa!

Per indurre gli stati sovrani a distribuire il denaro, che ogni governo, ogni persona ha accumulato, utilizzandolo per una giusta causa: 
al servizio di un rinnovamento totale per ripartire da zero e rendere questo mondo migliore.

I soldi non servono se dopo si muore, la vita per tutti è di gran lunga superiore è la sola ricchezza che tutti noi possediamo, il resto non serve!
Vivere tutti solo dei beni che la natura da sempre conserva e che  da sempre ha messo a nostra disposizione, ma che abbiamo distrutto solo con l'unico intento, 
di arricchirci di un frutto, che pur tutti possediamo e che nessuno mai prima di adesso se n’è reso conto d’averlo distrutto.

FERMARSI,  è questo l'ordine che un piccolissimo virus ci ha imposto
e che noi poveri illusi di sempre, crediamo alla potenza dei soldi e non al volere di un piccolo virus potente, che incoronatosi imperatore è temuto da tutti i continenti.

Dovremmo dirgli grazie e non temerlo poiché,  se ci ha confinati alle nostre case, lo ha fatto a fin di bene. 
Forse sarò pazza a dire cose dalle parvenze blasfeme per l'umanità intera, anche se stiamo pagando il tutto al prezzo altissimo di tante vite umane.
Ciò malgrado, ci ha dato una grande lezione, questo invisibile nano.

No, non sarà ancora finita fin quando:
tutti i governi non si daranno la mano e siederanno insieme, tutti allo stesso tavolo e per lo stesso interesse: salvare la vita su Terra e vivere tutti in pace.

Pensare l'uno per l'altro come un po' tutti stiamo facendo.
Ma ci sarà ancora da fare e fin quando non ci risolleveremo da questo incubo amaro, non ci libereremo del nostro nemico invisibile, salvatore dell'umanità.
Divoratore di vite e divisore di altre, per non farci dare la mano, per indurci a riflettere soli, nel silenzio voluto.
Una volta finita quest'era, ricominceremo da zero!

Ogni guerra distrugge, uccide, annienta tutto e rimangono solo macerie,
lasciando che il vincitore decida per tutti.
Noi siamo in guerra, ci sono dei morti purtroppo!
Ma non ci sono macerie, se non solo all'interno delle nostre coscienze.
Forse le nostre vite domani saranno la sola ricchezza, che prenderà il primo posto in questo luogo purificato, del virus, della cattiveria umana,  dell'egoismo, del protagonismo, del razzismo poiché siamo tutti uguali e liberi, pur se rimarremo legati a questa lezione di vita, che servirà alle generazioni a venire per trarne il migliore insegnamento. Almeno lo spero!

Anna Giordano 30/03/2020 


sabato 28 marzo 2020

VITA IN PAESE ( I° episodio)

                                                  
VITA IN PAESE ( I° episodio)


Il bar del Nobile era l’unico bar del paese. Il suo proprietario, che vestiva con raffinata eleganza, aveva un aspetto distinto e il suo modo di parlare lo caratterizzava perché la sua erre sembrava che rotolasse sul sapone. In armonia con gli amici lo aveva battezzato proprio così: il bar del Nobile. Era il luogo di ritrovo di tutti, amici e non. Era situato in una piazzetta dove una fontana a zampillo sputava acqua a singhiozzi dal muso di un delfino arrugginito. Sulla destra, un giardinetto accoglieva i bambini per giocare e di fronte al bar la strada erta portava alla collina dei fichi, che era un piccolo quartiere. Nel paesino era d’usanza ribattezzare gli amici con un soprannome, per identificarli subito.
Pasqualino detto Occhio Fino a causa della sua pronunciata miopia, Peppe detto il Professore per i suoi atteggiamenti da intellettuale, e Antonio che tutti chiamavano il Cancelliere a causa del suo lavoro, che consisteva nell'aprire e chiudere il cancello del cimitero, stavano seduti davanti al bar. I tre solevano riunirsi lì dopo il lavoro, ad orario fisso, e parlavano del più e del meno.
Occhio Fino diceva dell’arrivo nella giornata di una nuova famiglia in paese, madre padre e figlio, questo ultimo, probabilmente loro coetaneo, sui trentacinque anni all’incirca, in base a quanto gli era stato riferito.
Il professore domandò subito che professione esercitasse il nuovo arrivato, egli era curioso
sempre di sapere, che tipo di lavoro svolgessero le persone, perché così, le catalogava nel suo registro mentale, per poi sfoggiare loro tutto il suo sapere e passare ai loro occhi per un erudito.
Occhio Fino non poté fornirgli altre informazioni, non conoscendo ancora la persona.
I tre amici stavano sorseggiando, come di consueto, il loro aperitivo, quando il Cancelliere seduto accanto ad Occhio Fino esclamò con stupore: « Occhio Fino, ma sono i miei occhi oppure quel camion che sta giungendo, non ha l’autista ?»  
Occhio Fino rispose: « Ma proprio a me lo chiedi, io vedo il camion, mi sembra che l’autista ci sia, o no ?»
Il Professore che volgeva le spalle alla strada erta, domandò di quale camion stessero  parlando, il Cancelliere rispose: « Quello che, se non ci togliamo di qui ci viene addosso. Non c’è l’autista !»
Il Professore scattò dalla sua sedia in piedi, guardò il camion che avanzava in loro direzione e gridò:
«Nessuno a bordo! »
Tutti si buttarono a terra, sul lato del giardinetto, quando, a loro sorpresa il camion si fermò.
Lentamente cigolando, si aprì la portiera e ne uscì fuori un ragazzo, all'incirca delle loro età, alto non più di m.1.40, baffi  curati, indossava una tuta verde, che era stata accorciata conservando tutta l’ampiezza, tanto da fare uscire appena, le scarpe nere a punta tonda sulle quali poggiava sopraelevato da due tacchi di circa 5 centimetri. Non era un nano, sembrava più un bambino che non un adulto.
Salutò tutti con un: « Salve !»
I tre amici che nel frattempo si erano alzati, cercavano di darsi un contegno, spazzolandosi i pantaloni.
Imbarazzato, il Professore avanzò verso di lui tendendogli la mano e disse: «Mi presento, Peppe, per gli amici: il Professore. Stavo insegnando loro una tattica di rugby, e tu da dove vieni ?»
«Io sono nuovo, sono appena giunto, abito sulla collina dei fichi», i tre si guardarono, «mi chiamo Mario e faccio il camionista, non ho amici, sono sempre all'estero, lì ho qualche amico, voi siete i primi ragazzi che incontro qui». I tre lo invitarono a bere con loro, Mario li ringraziò e salutandoli, entrò nel camion e ripartì.
Appena si allontanò i tre, insieme al Nobile, lo battezzarono “Il Marziano”.

Anna Giordano 2007










giovedì 26 marzo 2020

LO SGUARDO DEL CIELO




“Or che della notte lo sguardo mio si veste,
del ciel contemplo lo splendere dei suoi occhi:
stelle, 
bruciano d’amore nello spazio
ed ingioiellano il cuor di chi le guarda”.

Anna Giordano 25/03/2020

mercoledì 25 marzo 2020

ÈTRANGE PÈRIODE ( STRANO PERIODO) di ILEANA SCRIMA



Quelle étrange période que nous vivons...
nous voilà confinés chacun chez-soi à réfléchir si l’on est assassin ou victime dans cette lourde circonstance... une tragédie qui s’étale sous notre regard impuissant...
La météo en a fini avec son jeu de séduction... qu’il fasse beau ou mauvais, on a arrêté de la regarder... de dépendre d’elle... elle a du mal à stimuler notre moral ; finalement, elle aussi est confinée dans sa frustration.
Les immeubles ont désormais un air de bandes dessinées animées,
Tant, que la mort ou la maladie ne rendront pas cette image floue, trouble, obscure !
La solidarité s’improvise sur les balcons, mais cet acte éphémère ne soulève pas mon cœur !
Je songe à tous les changements, que ce monde interrompu, engendrera.
Que fera-t-il de tous ces morts qu’il enfante? Va-t-il se servir de cette cruauté pour redonner l’espoir de vivre?

À mon sens, il n’y a pas de hasard, toujours pas, même cette saloperie a son sens!
Hélas !!!
Elle nous impose l’écoute,  l’écoute du monde, l’écoute de l’autre, l’écoute de soi !

À l’issue de cette immense tornade, combien de couples se sépareront e, combien d’autres se rapprocheront?
De combien de mots nous serons-nous nourris?
De quelle manière l’Amour aura grandi et la haine rétréci?
Quel regard aurons-nous sur notre prochain?
De quelle couleur sera notre sourire ?
Arrêterons-nous de repousser à plus tard le besoin de vivre ?
Flirterons-nous plus souvent avec nous-mêmes?
Oublierons-nous le poids de la légèreté ou la légèreté du poids afin de donner à ces éléments antagoniques la juste mesure ?
L’Homme, construira-t-il enfin le pont que la Femme attend?
Et la Femme acceptera-t-elle enfin la liberté de l’Homme et son inexorable part de mensonge pour le traverser?

Pendant que nous sommes tous prisonniers de nos propres habitations ;  ceux qui sont dehors sont prisonniers du sauvetage, des sortes de super-héros avec les failles de l’humain, paralysés par le sort du destin.
Médecins et malades, une pensée va à toutes ces personnes qui vêtues de risque et d’incertitude sont confinées entre la vie et la mort… Avec le seul objectif d’éviter la solitude de l’éteignement.
Le monde évoluera -t-il enfin ? Ou restera-t-il celui qu’il est depuis toujours avec pour seul changement un ton de modernité ?
Combien d’ouragans devront s’abattre sur cette Terre que l’on loue le temps d’une vie,  avant que le langage ne devienne enfin une monnaie universelle?
Printemps… Peut-être aurons-nous l’occasion de mieux honorer ta Re-naissance l’an prochain?!

Ileana Scrima. 22/03/2020  ( ma fille)


TRADUZIONE 

______________________________________________

STRANO PERIODO

Che strano periodo stiamo vivendo…
Eccoci confinati ognuno a casa propria, a riflettere se siamo assassini o vittime in questa pesante circostanza,  una tragedia che si diffonde davanti al nostro sguardo indifeso ...

Il meteo ha smesso, con il suo gioco, di sedurre, che faccia bello o brutto abbiamo smesso di guardarlo, di dipendere da esso; ha difficoltà a stimolare il nostro morale, finalmente anch’esso è confinato nella sua frustrazione.
Ormai gli immobili hanno l’aspetto di fumetti animati, tanto che la morte o la malattia non renderanno questa immagine sfocata,torbida, oscura!
La solidarietà s’improvvisa sui balconi, ma questo atto fugace non mi solleva il cuore!

Penso a tutti i cambiamenti che questo mondo interrotto ci porterà!
A cosa serviranno tutti i morti che partorisce? Userà questa crudeltà per ridare speranza alla vita?

A mio parere, non v'è alcuna possibilità, eppure anche questa schifosa ingiustizia ha il suo significato!
Ahimè !!!
Ci costringe ad ascoltare…  ascoltare il mondo, ascoltare gli altri, ascoltare noi stessi!

Alla fine di questo enorme tornado, quante coppie si separeranno, quante altre si uniranno?
Di quante parole ci saremo nutriti?
In che modo l'Amore sarà cresciuto e l'odio si sarà rimpicciolito?
Quale sguardo avremo sul nostro vicino, sul prossimo?
Di che colore sarà il nostro sorriso?
Smetteremo di posticipare la necessità di vivere?
Flirteremo più spesso con noi stessi?
Dimenticheremo il peso della leggerezza o la leggerezza del peso per dare a questi elementi antagonisti la giusta misura?
L'Uomo finalmente costruirà il ponte che la Donna si aspetta?
E la Donna, accetterà finalmente la libertà dell'Uomo e la sua inesorabile parte di menzogna per attraversarla?
Mentre siamo tutti prigionieri delle nostre case; coloro che fuori sono prigionieri del salvataggio, sono una sorta di supereroi con i difetti degli esseri umani, paralizzati dalla sorte del destino.

Medici e malati, un pensiero va a loro e tutte le persone vestite di rischio ed incertezza che sono confinate tra la vita e la morte ... Con l'unico obiettivo di evitare la solitudine dello spegnersi.
l mondo alla fine si evolverà? O rimarrà quello che è sempre stato, con l'unico cambiamento in un tono moderno?
Quanti uragani dovranno abbattersi su questa Terra che prendiamo in affitto per il tempo di una vita,
prima che il linguaggio diventi finalmente una valuta universale?
Primavera!
Avremo, forse,  l'opportunità di onorare meglio la tua rinascita l'anno prossimo?!

Ileana Scrima 22/03/2020 ( Mia figlia)



domenica 22 marzo 2020

IL SOGNO E LA VOLONTA'


                                                
Un giovane pescatore che viveva in un piccolo, quanto povero borgo marinaro, era giunto al suo ventesimo anno di età.
Sin da quando era bambino, aveva sentito parlare, tramite suo nonno, anche lui pescatore, di un pesce d’oro al quale aveva dato sempre la caccia, ma senza esito.
Era cresciuto con il desiderio di riuscire a pescare quello che suo nonno per una vita intera, non era riuscito a catturare.
Il nonno gli aveva raccontato del pesce d’oro, ma non gli aveva dato tanti particolari per poter tracciare una rotta da seguire ed orientare la sua ricerca; anche se non era mai riuscito a trovarlo, aveva continuato a inseguire il suo sogno, pur se non aveva messo in atto mai un piano per sviluppare la sua ricerca.  
Il giovane pescatore, dopo aver fatto il punto della situazione, si decise di partire alla ricerca del pesce d’oro. Sapeva che non sarebbe stata cosa facile, il mare non era una pozzanghera, la sua immensità, comunque, non lo scoraggiò e neppure la famiglia riuscì a farlo cambiare idea, lui aveva deciso e la sua volontà di proseguire il suo progetto lo fece diventare sordo alle parole di persuasione da parte dei suoi familiari.
Tutti gli ripetevano che la sua impresa era impossibile perché  il pesce d’oro non esisteva.  Suo nonno, che pur essendo  un lupo di mare, non era riuscito in tanti anni a catturarlo e tutto quel che aveva pescato in oro, si definiva con una sola ed unica parola: “Nulla”!
Il giovane quasi si turava le orecchie pur  di non farsi scoraggiare, non ascoltava nessuno se non il suo sogno.
La sua assoluta caparbietà l’ebbe vinta su tutto e inoltre, riuscì a convincere il proprietario di un peschereccio, ben più grande del suo, a prendere il largo insieme a lui per cercare il pesce d'oro.

Passarono giorni, dopo giorni. Navigarono per mari e oceani, in cerca di un pesce, ormai inesistente.
Il proprietario del peschereccio, sfiduciato infierì sul povero pescatore sognatore.
Così, dopo una lite si misero d’accordo che sarebbero rientrati, non senza malcontento da parte del giovane che avrebbe voluto continuare la sua ricerca. Col cuore scuro che gli stringeva in petto, diede il cambio al timone, al proprietario del peschereccio  improntando la rotta verso casa.
Avevano perso troppo tempo e il giovane pescatore, propose al proprietario del peschereccio, di buttare le reti, per non tornare  a mani vuote, magari pescare almeno del pesce normale!
Quelle acque erano conosciute per essere ricche di fauna marina.
Mancava un giorno al rientro e le reti dovevano sicuramente  essere piene, quando iniziarono a tirarle a bordo, a loro grande stupore, videro che le reti erano tese, pensarono che ciò fosse dovuto al peso del pesce che contenevano.
Provarono a tirare le reti su pian piano con la carrucola, ma non ci riuscirono.
Le reti erano tese sempre più, così per non romperle,  il giovane pescatore decise di andare a vedere cosa stesse succedendo sotto acqua.
Si tolse la maglia e i pantaloni, si tuffò sprofondando nell'abisso. Dopo una breve attesa, il proprietario del peschereccio lo vide risalire.
Faceva dei grandi gesti, chiese di essere tirato su, i suoi occhi brillavano dalla gioia e non riusciva a parlare; incuriosito, il padrone del peschereccio domandò cosa avesse visto e il pescatore gli rispose che la rete si era impigliata in un vecchio galeone che giaceva sul fondale, la cui polena in forma di pesce era tutta in oro. Il giovane dopo aver ripreso le forze si rituffò portando con lui una fune.
Aveva deciso di tirare la polena a bordo e di legare una boa al galeone per segnalarne la posizione, magari potevano esserci altri tesori nascosti al suo interno, ma quel che interessava al giovane pescatore per il momento era solo il pesce d’oro. Quando l’ebbe legato bene alla fune, diede uno strappo alla corda come segnale per il suo compagno di rotta,  il quale mise in funzione la carrucola e tirò su la polena. Non credeva ai suoi occhi quando vide uscire dall'acqua il pesce d’oro del galeone sommerso.
Finalmente il sogno di una leggenda, in cui nessuno voleva credere, aveva dato i suoi frutti. Il giovane pescatore  rientrò al piccolo borgo con il tesoro, lasciando a bocca aperta tutti coloro che lo avevano deriso e scoraggiato, per fortuna era stato ripagato dal suo impegno nel cercare qualcosa di cui era convinto fermamente, ma che tutti definivano soltanto un sogno che era diventato, pertanto realtà.

Anna Giordano  28/01/2009







MERAVIGLIA !


Lo sguardo si sveglia
apre gli occhi e contempla
il sole abbracciare la terra.

Meraviglia
i campi verde bottiglia
di un’erba gentile e tremante
al respiro del giovane aprile.

Meraviglia

tra i cuori di foglie le viole,
gli uccelli intenti a cantare
nidificano il canto in amore.

Meraviglia

il bianco ciliegio,
contrasta
col rosa del pesco
le primule d’oro
i myosotis color cielo
occhieggiano fra i teneri ciuffi
di erba e foglie marcite.

Rimesto d’odori e colori
sorprendono i sensi ogni volta.

E la natura si sveglia
e la scintilla s’accende
illumina
l’anima e il cuore…
di  meraviglia.

Anna Giordano Marzo 2013








sabato 21 marzo 2020

IL GUARDIANO DEL CANCELLO


Non capivo il perché di quella strada
situata tra le due colline della città, fosse differente da tutte le altre; sempre deserta, pulita, ordinata, neppure una foglia fuori posto.
Le aiuole che la costeggiavano erano piene di fiori tutti dello stesso colore e le poche villette,
anche esse tutte uguali, sembravano uscite da un quadro d’autore. 
La cosa strana, era che, a parte me, non c’era nessun altro; nessuno, eccetto una persona: un guardiano.
Un guardiano con tanto di divisa e berretto che sostava imperturbabile, dietro un cancello di ferro battuto, dall'altro lato della strada.
Con aria schiva leggeva sempre un giornale e mi teneva d’occhio quando passavo.
Beh, un po’ come fanno i guardiani, ma la cosa più strana era che, dietro quel cancello non c’era altro che un immenso prato fiorito. 
Quel giorno, mi feci coraggio ed attraversai la strada. 
Non avevo mai osato farlo, forse, inconsciamente avevo paura. Quell'uomo era l’unico che potesse rispondere ai miei perché, ma egli m’incuteva angoscia, aveva uno sguardo indagatore e poi era bizzarro, sempre dietro quel cancello a leggere o a far finta di leggere il giornale. 
Giunta alla sua altezza, per rompere il ghiaccio gli indirizzai un timido:
«Buon giorno»!
«Buon giorno». Rispose lui, con la testa china sul giornale e con la coda dell’occhio che mi sbirciava, sembrava quasi infastidito dalla mia presenza.
Imbarazzata e non sapendo come iniziare la conversazione, esclamai: 
« Ma… lei non si ammala mai?»
Di colpo alzò la testa e guardandomi, sorpreso, disse: « Perché mai! S’interessa alla mia salute?»
«No, beh, sì, volevo dire che passando ogni giorno la vedo sempre al suo posto e…mi sono chiesta…»
« Perché non mi ammalo?»
Rispose con tono scherzoso.
Non sapevo perché mi fossi cacciata in una situazione così ridicola. Poi lui, d’un tono inquisitore e mantenendo una certa familiarità, aggiunse:
« Beh, vede, anche io mi sono chiesto la stessa cosa vedendola passare ogni giorno». Concludendo, scoppiò  a ridere, tanto che mi contagiò, poi aggiunsi:
« Sì, vero è una strana domanda la mia, ma vede, io passo soltanto, lei invece è qui sempre, anche sotto la pioggia, a leggere il suo giornale». Cui diedi una sbirciata, non aveva la testata, né i titoli, e né le pagine numerate… Proseguii, dicendo: « È più facile ammalarsi, no?»
Lui rispose: «Bene, è tutto?»
«Tutto cosa?» Domandai.
«Non penso che sia venuta dall'altra parte della strada per occuparsi solo della mia salute?
 Se così fosse, la ringrazio, gentile da parte sua, ha qualcos'altro da chiedermi?»
Non esitai e dissi: «Sì! Come mai sono la sola a passare in questa strada?»
Era da tempo che questa domanda mi tormentava. E lui senza pensarci rispose:
«È la sola persona a passarvi perché questa è la sua strada, il suo destino, quelle case con i fiori e tutto il resto che si vede sull'altro lato della strada, rappresentano la sua vita ordinata, pulita, che non oltrepassa nessun limite. Oggi ha osato sconfinare, rompendo la monotonia della passeggiata abituale, cronometrata, perfetta, senza mai uscire dal tracciato, contenuta come i fiori nelle aiuole, seguendo sempre la linea bianca, il suo cammino, in questa strada tutta sua». Presa dalla curiosità esclamai:
«Ma, lei chi è?»

«Io? Sono il passato che lei ha già vissuto, sono il presente di questo momento, oltre questo cancello sono il futuro da coltivare, il campo ed i fiori lo rappresentano, il cammino del suo destino ogni giorno lo leggo su questo giornale, spero sempre che lei apporti piccole varianti nella sua vita, come oggi. Se lei non avesse osato parlarmi, avrebbe continuato a vivere nella routine giornaliera, ignorando che c’è anche altro nella vita che bisogna scoprire.
La curiosità che oggi l’ha spinta ad attraversare la strada per raggiungermi, le ha dato l’opportunità di capire che la vita ha bisogno di rinnovarsi, di aprire nuovi orizzonti, e per questo bisogna porsi delle domande e non avere paura di porle per trovare la risposta che si cerca.
Da quando lei è nata vivo davanti a questo cancello, in attesa della sua visita. Sono qui per impedire ai semi di questi fiori dai mille colori, di contaminare le aiuole e i suoi giardini, e questo, solo per suo volere; anche se, secondo me, non c’è cosa più bella dell’innesto tra fiori di campo e di giardino per generare fiori unici, che possano rallegrare, con i loro colori, le sue giornate monotone e grigie, per poter regalare sfumature alle tappe importanti della sua vita. Lei fino adesso ha ignorato tutto di questo lato della sua strada, vivendo senza mai domandarsi se oltre i limiti, che si è posta, potesse esserci altro»!

Anna Giordano   novembre 2007                                           

venerdì 20 marzo 2020

EMERGENZA COVID 19 (Pensiero serale)

Se l'emergenza non emerge nelle nostre coscienze,
vuol dire che siamo ancora in molti
a sotterrarla insieme ai nostri morti. ( Pensiero rivolto a chi rimane egoista e non rispetta le regole! Restiamo a casa!)

Anna Giordano 20/03/2020

domenica 15 marzo 2020

GIORNI DA STARE IN CASA



Di fronte a me il mare abbraccia il mio sguardo,
le onde mi sussurrano la loro libertà!

Mentre io guardo dalla mia provvisoria prigione,
la meraviglia della sua libertà .

La primavera s'annuncia nei fiori e nei caldi raggi del sole
ed è un invito costante,
mi assilla e mi tenta,
di passeggiare trai lidi sola nella mia libertà.

Ma penso che sarà molto più bello
poterlo fare con gli altri,
quando saremo lontano da questi giorni temibili,
di contagiarsi a vicenda,
solo per futili motivi egoistici,
pregni di stupidità.


Ho ascoltato interviste fatte a  persone in strada,
alla stazione, in coda e ad alcuni è stato chiesto perché partire per il sud,
qualcuno ha risposto che lì era nato e lì voleva morire.
Ma non ha pensato a chi a causa sua potrebbe morire?
Io mi pongo una domanda, poiché hanno chiuso il traffico dei treni per la notte,
onde evitare partenze per il sud, ma il giorno no!
La domanda che mi pongo: ma chi parte di giorno per portare il virus al sud di giorno,
non c'è nessun problema di contagio, cioè la notte è il problema dove il virus si manifesta?
In poche parole, non basterebbe dare ordini a chi emette i biglietti di non lasciare biglietti per il sud
se non per motivi validi escludendo di raggiungere il paese o città solo dopo tampone?
Chiudere le opzioni dei viaggi a sud sui dispositivi automatici per i biglietti.
In modo da coordinare un servizio di efficiente controllo per non infettare ulteriormente l'Italia?
E così dovrebbe essere per tutti gli altri mezzi di trasporto!

Ho visto altri che facevano a tre la corsa in una piazza deserta,
hanno raccomandato di restare in casa con un sorriso che ho interpretato beffardo, come per dire: restate in casa voi poveri cretini
così noi facciamo indisturbati la nostra corsa.
Interviste che non dovrebbero essere neppure concesse di passare al Tg,
perché provocatorie e invitanti per chi si pone la domanda: ma perché loro sì ed io no?
Questo su tutto per i ragazzi! Purtroppo devo constatare che ci sono persone, troppe a mio modesto parere,
che sono irresponsabili e menefreghiste, che minano il diritto alla vita altrui!


Buona prima domenica in casa a tutti e restiamoci fino a sconfiggere il virus.

domenica 1 marzo 2020

TUTTI PAZZI PER IL CORONA...

Non si sente parlare d'altro, se non del Corona della situazione, 
no questa volta non si tratta di Fabrizio Corona, ma di quell'intruso che ha creato nella sua infima grandezza la corona più temuta del pianeta. Si è incoronato da solo dicendo: "Dio me l'ha data e guai chi mi tocca", e sì, proprio così! Anche Napoleone disse pressappoco la stessa frase, di quando porse sul suo capo la corona d'imperatore, ed anche lui era uno piccolo di statura, ma grande nella sua impresa... e disse appunto riferendosi alla corona: "Dio me l'ha data e guai chi me la tocca!" Questo è il punto di forza di chi ha il potere, ma ancora più potente è chi fa del suo potere un'arma a doppio taglio come nel caso di questo CoronaVirus imperatore anch'esso, ma solo perché utilizza l'imperativo per dettare le sue regole, che sono eseguite dai media, tramite: L'informazione!
Se ne parla ormai da un mese in ogni angolo di strada, in ogni trasmissione televisiva, in ogni pagina di giornale,in tutti i luoghi in tutti i laghi, direbbe Valerio Scanu, purché se ne parli ... ma come tutte le cose, quando se ne parla troppo diventano virali e ciò che si sta propagando, non è il CoronaVirus bensì la Virusmania! 
Una forma di contagio molto più dello stesso CoronaVirus. 
Quando esco e vedo le persone come si guardano, quando una persona tossisce è da filmare, perché sembra che il terrore si personifichi nello sguardo dei passanti che, come spinti da una forza invisibile, si spostano a una velocità supersonica in altra direzione.
Anche se poi, la persona ha tossito perché stava bevendo e gli è andato di traverso un sorso d'acqua.
Ecco, il virus della paura è molto più virulento di ogni altro virus.
Quindi penso che il CoronaVirus, certo non bisogna sottovalutarlo ed è giusto che sia così, che chi è entrato in contatto con zone infettate rimanga lontano e si sacrifichi per due settimane, che poi non è un sacrificio, se si possono ridurre i contagi.

Anzi, ben vengano persone rispettose della vita altrui e non commettano imprudenze inutili a discapito della salute pubblica, vecchi e non, anche perché sono troppe le volte che si annunciano morti per il virus, dicendo: i morti sono tutte persone anziane e a rischio con patologie pregresse, come per dire non sono giovani quindi possono morire, tanto erano già deboli e quindi detto in parole spicciole: chi se ne frega!
Questa cosa la trovo di una sgarbatezza tale che mi vien voglia di dire a chi annuncia con nonchalance e senza un minimo di rispetto per chi ci ha rimesso la pelle: "guarda che può capitare anche ai tuoi parenti anziani, annuncia la notizia con un po' più di rispetto e non con un tono come se si annunciasse un'asta per vendita di oggetti vecchi e senza gran valore, di cui ci si è disfatti, perché tanto hanno vissuto il loro tempo...
Comunque, facciamo meno propaganda e più attenzione ai nostri comportamenti, che a volte feriscono più di qualsiasi altra malattia e lanciano messaggi sbagliati a chi sarà la società di domani che avrà bisogno di molto più umanità e amore per il prossimo se non vuole sparire dalla faccia del mondo.


ANNA GIORDANO