Razzismo, una realtà di cui si deve
tener conto e non bisogna banalizzarne l'importanza.
Basta guardarsi intorno
per vedere che cresce come l'erba infestante. Non parlo solo del
razzismo riguardo il colore, no! Parlo del razzismo in quanto come oggetto di dissidi
fra esseri umani, che pur essendo della stessa specie, nazione, regione, città,
paese, famiglia, non si rispettano più ed alimentano atti d'intolleranza verso gli altri.
Ogni giorno la cronaca ne è piena, partendo dal figlio che uccide un
genitore, passando per lo stupro, il bullismo, l'inquinamento della vita, la violenza in
generale e cosi via... Atti che cataloghiamo, distinguendoli gli uni dagli altri, con vocaboli che li differenziano, ma che comunque hanno un comune
denominatore: l'intolleranza.
Se si analizzano bene le ragioni degli
atteggiamenti che inducono a un omicidio, un atto di bullismo, una qualsiasi
cattiveria verso l'altro, verso la differenza, il diverso, compresi animali e natura, si scoprono aspetti
d'intolleranza.
Analizzando la parola intolleranza, che vuol dire:
Analizzando la parola intolleranza, che vuol dire:
Incapacità o impossibilità di sopportare
tutto quel che differenzia sé stessi dagli altri.
Ci si rende conto che la parola razzismo è un
suo sinonimo, cioè qualcosa che dà fastidio, non tollerato, non accettato, non
ammesso, qualcosa da eliminare, discriminare per le sue caratteristiche.
L'intolleranza
è quel vocabolo che utilizziamo nelle nostre azioni pur non nominandolo.
A partire dal nostro corpo, quando
rifiuta alcuni cibi, manifestando la sua intolleranza a questi.
Il bambino che cresce in un ambiente
intollerante alle differenze sociali, cresce con un senso di superiorità e d'
intolleranza verso chi è stato meno avvantaggiato dalla vita. Come pure è lo stesso per chi nasce con problemi fisici, sono in molti a manifestare verso loro, un
senso d'intolleranza che fa rima con differenza e per cui razzismo.
Eppure, non vogliamo ammetterlo di
esserlo, camuffiamo la parola intolleranza dietro le scuse
più banali, pur di non sentirsi dire di essere razzisti; scuse che
fanno di un razzista, per molti naïf, un eroe, che con il suo comportamento
intollerante, per le fobie e le differenze, eguaglia il tutto in nome del
giusto, che prende il posto sotto le mentite spoglie della tolleranza.
Ma cosa sia giusto o no, nessuno lo sa,
poiché la giustizia dipende dall'uomo e l'uomo, in quanto essere umano, non
saprà mai essere giusto fin quando non accetterà le differenze, quelle che ci
permettono di essere unici, quelle che ci regalano la vita diversa, colorata,
profumata,fiorita di dettagli, che ci distinguono, che ci rendono speciali, senza, faremmo una
grande confusione, proprio come quella che in questo momento alimenta gli animi
di tanti e li trasforma in una armata di robot che seguono coloro che hanno
seminato nel loro spirito, nella loro vita l'intolleranza: una malattia che si
presenta benigna e poi si rivela maligna, perché uccide la libertà di vivere le
proprie differenze o meglio, le proprie qualità.
"A forza d'essere intolleranti, finiremo
per odiare anche noi stessi".
26/10/2018 Anna Giordano
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