Un pensiero rivolto al grande Camilleri:
Quando uno scrittore muore, sembra, ma forse è cosi, che
tutto si fermi e tutti meditino sulle sue opere...
Si parla della sua bravura, dei suoi meriti, di ciò che ha scritto e di quel che non ha scritto, oppure, di
ciò che si aspettavano che egli scrivesse.
In somma, quel che ogni scrittore teme è di non
poter più scrivere ciò che nella sua mente, incessantemente, prende forma, ribolle e si dimena per
esplodere o fiorire, ma che, per mancanza di tempo, purtroppo, non potrà più essere
scritto.
La mente di uno scrittore non ha mai un vuoto da
riempire poiché ogni piccolo spazio è già un cassetto pieno d'appunti e idee da
sviluppare.
In agguato c'è sempre la paura, l'angoscia ed il
rammarico di non arrivare a poterle realizzare.
Uno scrittore, come un poeta, un pittore, un artista o semplice mortale, prima di
addormentarsi prega di potersi risvegliare per continuare la sua opera già
iniziata, per non lasciarla incompleta o orfana della sua stessa storia.
Uno scrittore non ha mai la certezza di poter dare una
paternità o maternità, che sia, alle sue creature in procinto di essere completate poiché, così com'è la vita, tutto
vibra su un filo esile, dove un passo indeciso può farti cadere nell'assoluto
vuoto dell’esistenza.
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La nostra esistenza
Cos'è la vita che viviamo?
Soltanto un ruolo
che interpretiamo
su questo immenso teatro:
Il mondo!
Contenti o no, del ruolo a noi affidato.
Ci sono dei primi ruoli,
dei ruoli meno importanti
ed anche e solo ruoli da figuranti.
Tutto è come al teatro,
solo una cosa cambia,
al teatro,
quando cade il sipario,
e subito si rialza per far
ricomparire
i vari
protagonisti;
in
quello della vita,
quando la commedia è finita,
si chiude e mai più si riaprirà,
per quegli attori,
che non hanno fatto altro
che passare
su questa immensa scena ,
cedendo il testimone a chi continua la corsa,
di un eterno susseguirsi.
Agosto 1992 Anna
Giordano
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