giovedì 12 maggio 2022

DEAR OUT OF AFRICA, (FUORI DALL’AFRICA)



DEAR

DEAR un acronimo caro agli inglesi... in cui è racchiuso il nome d’arte di Davide Riccio, cantante, musicista polistrumentista, scrittore,  di Torino. 

I suoi primi esordi negli anni 80 come solista nei gruppi Bluest, Off Beat e individua Vaga. Oggi ci presenta questo disco di 19 canzoni intitolato:

 OUT OF  AFRICA, FUORI DALL’AFRICA. Un titolo per questo disco, che interpreta  l’Africa con i suoi ritmi e le sue voci, un mondo a parte che ancora oggi sono in pochi ad avere capito l’importanza di salvaguardarne la naturalezza della sua bellezza e  ricchezza, oltre le origini che in essa sono racchiuse e che ci possono dire molto sui nostri avi, poiché l’uomo primitivo, nostro antenato è nato in Africa per poi evolversi e diffondersi in tutto il mondo.

Leggendo i titoli dell’album ed ascoltando le musiche delle canzoni è stato come fare un safari, addentrandomi nella savana, carpirne i suoni tribali che creano un’atmosfera che lascia la fantasia galoppare a migliaia di chilometri dal luogo dove mi trovo, seduta in una comoda poltrona che si trasforma in un’amaca, tesa tra due baobab che fra l’altro è definito l’albero del benessere, che questi brani mi trasmettono.

Ed ecco che DEAR ha creato con questo CD il benessere dell’anima di un’Africa vissuta da lontano attraverso la sua musica oltre alle parole che posso immaginare impronte di ogni titolo,  che ho tradotto iniziando dal primo brano che ho molto apprezzato e che si distingue dagli altri proprio per il titolo: A metà strada da te può essere interpretato come a metà strada dall’Africa in quanto è di genere blues misto a un genere country.

 Così come nel secondo brano che i suoni si stemperano e passano dal blues americano per ritrovarsi in pieno ritmo di tamburi e cori ripetitivi che rispecchiano i canti dei raccoglitori di cotone nei campi della Carolina del sud… Ecco che suppongo il perché del titolo precedente: “A metà strada” ed il secondo titolo: Torna indietro e prendilo… si seguono come  per continuare anche col terzo titolo una sorta di costruzione del periodo in cui gli schiavi Fuori dall’Africa, è questo il titolo del terzo brano, continuino, attraverso questo album, a cantare e a raccontare la loro terra con i ritmi di strumenti a percussione e voci narranti  e cori, di un continente intrigante e antico.

Con il quarto brano decisamente più coinvolgente con suoni ritmati ma che indicano una vita differente appunto come indica il titolo: VITA ALTA, forse in senso di livello sociale, più agiata, un’Africa dove si mescolano suoni  influenzati da tendenze sud americane a loro volta create da radici africane come lo è stato il blues.

E poi, il quinto brano ci porta in una atmosfera mista dove si mescolano voci e suoni dai ritmi che abbracciano varie etnie tra le quali quella araba e africana, anche se fanno parte entrambe dello stesso continente. Appunto, immagino il perché del titolo del brano: IO SONO DI BABILONIA, una intrigante miscela di note e voci.

Ma ecco che segue, al ritmo dei tamburi e cori, il brano dal breve titolo: PROVERBI, che lascia presagire il raccontarsi dei vecchi capi di villaggi, seduti intorno ad un falò, raccontare storie legate ai proverbi che insegnano la conosciuta saggezza africana, legata alla vita semplice e genuina del loro modo di vivere ed osservare per apprendere dalla natura che li circonda, quanto loro hanno imparato e tramandato. Persone sempre col sorriso e la resilienza che li accompagna nella loro quotidianità.

DELL'ARABIA SONO LONTANE SFUMATURE… è il titolo del brano che racconta forse, e dico forse, perché essendo il testo in inglese, che non è la mia lingua, continuo ad immaginare dondolandomi sull'amaca sospesa tra due baobab, e ascolto la musica di ogni brano lasciandomi guidare in questo viaggio attraverso la: TRIGRITUDINE, che è il titolo del brano n. 8 dell’album che, con il ripetersi di suoni elettronici, quasi ipnotizzanti, che mi trasferiscono in India, pur restando in Africa, alla ricerca della solitudine delle poche tigri rimaste… Un brano dalle voci echeggianti, come nei templi induisti dal fascino ineguagliabile orientale, che ha influenzato la bellissima città di Zanzibar famosa per le sue spezie e commercio con l’India, le cui coste sono bagnate dall'oceano indiano…

Passo al nono brano con i versi degli animali che  fanno da sfondo alla misteriosa atmosfera, creata per raccontare la magia dell’Africa che si rivela nel titolo: ABRA ZEBRA CADABRA, un misto di parole che fanno  la magia conosciuta, in un certo senso, delle credenze africane. DEAR ha giocato mescolando parole e versi d’ animali, come uno stregone, in questo caso, della musica e delle parole…

Segue il brano n.10 dal titolo irreparabile: QUEL CHE è FATTO è FATTO, la cui musica dal ritmo galoppante, sembra che racconti la paura, i battiti del cuore, una paura che fugge l’irreparabile, appunto quel che è fatto non può essere cambiato e lascia in chi ascolta una scia di mistero e una incognita da scoprire…

E dalla galoppata si passa ad un andamento più tranquillo di una passeggiata a cavallo più distensiva e di gradevole ascolto con il suono in lontananza di un pianoforte e quello delle chitarre decisamente jazzato è il brano n.11 dal titolo: MONZAMBIQUE.  Tres classe!

E col titolo del dodicesimo brano, si passa dal jazz al ritmo dalle sfumature del reggae ed il titolo è appropriato, appunto:  Apportare un cambiamento, un bel brano musicalmente molto piacevole.

Il cambiamento si nota  prolungandosi nel brano n. 13 che segue dal titolo: PAGANO E INEFRNO… Un brano che al suono delle trombe bibliche che imitano il barrito degli elefanti, suonatori di jazz, accompagnano il predicatore che con i sermoni mette in guardia chi non crede, un pagano radicato ai riti vudù…

Il viaggio attraverso l’Africa passa per Cuba, dove il brano: HABANERA solo suonato, in cui l’introduzione è il suono dell’arpa, fa rivivere la danza di origine cubana a duplice struttura musicale con alternanze dapprima accentuate e poi suddivise in varianti . Molto bella è come una dolce e cullante melodia di un carillon.

Seguendo il fiume musicale sul quale naviga la mia fantasia insieme alla musica del brano: LA  METÀ PERSA, proseguo il cammino sulle orme dei ricordi nostalgici dell’altra metà… ormai persa, che questo brano mi suggerisce. Un brano che in alcuni momenti le assonanze  sia musicali che vocali si trasferiscono da Davide Riccio a  David Bowie…

AMORE E SOLITUDINE è il titolo del brano n. 16 il ritmo afro accompagna la solitudine cantata per un amore che si racconta nelle note come una litania che strega l’udito ed il pensiero…

Il fiume di note, continua la sua corsa verso l’oceano e porta al brano n.17 che per titolo è tutto un programma:CANZONE ATTRAVERSO UN UOMO CHE  È  VENUTO… una canzone dal titolo che potrebbe raccontare la storia o tante storie, ma lascio ad ognuno creare la propria ascoltando il ritmo incalzante, così come la voce del vento che s’insinua all'inizio, tra le note e le voci. Voci che si raccontano in contralto e sincronizzate si alternano al sassofono che chiude in un assolo di bellezza… ma col ritorno del vento che lascia la sua voce così come all'inizio, spifferare tra le note il suo ritorno… che costituisce un inconsueto  finale.

NESSUNA PAROLA DI NUOVO è il titolo n. 18 che segue e come tale, non si passa nulla, una musica che si ripete come i lavori nei campi, giorno dopo giorno, senza uscire dalla routine… senza nuove parole da pronunciare. Una musica singolare che irrompe con un ritmo e assonanze fuori dal consueto, ma che  compensa la mancanza di una parola nuova.

IN PRINCIPIO UNA PREGHIERA PIGMEA.n. 19  Un po’ come tutto il CD,  i titoli mi hanno incuriosita ed ho ascoltato questo disco, che devo dire, mi ha sorpresa in bene, per la sua originalità, quindi chiudendo con questo brano che parla di uno dei popoli che abita l’Africa, i Pigmei, che DEAR ha voluto sicuramente omaggiare con un breve brano e con una musica mistica che evoca nelle sue note, la litania di una preghiera, creando la singolare atmosfera di mistero che l’avvolge.

Complimenti per questo disco pieno di fascino che mi ha accompagnato durante il mio fantasioso viaggio in Africa e che si è rivelato entusiasmante attraverso la voce  e le musiche originali quanto singolari che hanno reso il tutto di piacevole ascolto. 

Anna Giordano

 

 

 

 

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