lunedì 24 giugno 2024

IL VIAGGIO IN UN PENSIERO

 

Mi definisco spesso viaggiatrice e cittadina del mondo. Sì, perché di viaggi ne ho fatti da quando sono nata e confrontandomi a chi di viaggi non ne ha mai o quasi mai fatti, posso situarmi tra la media di chi viaggia, anche se non eccessivamente.
Ho visitato città d'Italia e paesini di cui è ricca, ho avuto la fortuna di fare crociere con scali che riguardano l'Europa e il continente africano. Ho approfittato di visitare luoghi nuovi bellissimi, che hanno lasciato in me tanti bei ricordi e tanta cultura di ogni genere.

Posso dire di aver vissuto insieme a tante etnie diverse, gran parte della mia vita, in una nazione ed una città cosmopolita, dove mi sono confrontata con usi, costumi e modi di vivere differenti dai miei, ma che di essi ho conservato il meglio, sempre secondo il mio modo di vedere. In un certo qual senso, tra viaggiare spostandomi in altri luoghi, paesi, città e nazioni, ho anche viaggiato col pensiero, attraverso i libri che ho letto, attraverso la mia curiosità di conoscere, attraverso la mia fantasia, traendo dalle mie esperienze vissute ciò che è un viaggio vero e quello che si fa attraverso le immagini o i libri del sapere, e da questi posso affermare, di averne tratto conoscenze che ho approfondito a tal punto, d'aver potuto conoscere paesi, pur non essendoci mai stata. Per cui mi sono definita cittadina del mondo, perché ogni nazione incatenata alle sue false frontiere, tracciate dagli avidi signori del potere, hanno limitato ciò che appartiene a tutti inscindibilmente, poiché la Terra è di forma sferica e là dove ha inizio un punto, finisce l'altro che la natura ha deciso di far continuare, con un oceano o con la terra ferma.
Le sole " frontiere" reali che ci pongono i diversi modi da adottare per continuare il viaggio sul globo terrestre. Noi ci autodefiniamo terrestri abitanti di questo pianeta, innanzitutto in qualità di terrestri e in seguito di appartenere alla specie umana, così dicendo ci fa capire quindi, di essere ospiti e non proprietari di siti di cui ognuno si è appropriato, indebitamente, traendone profitto a discapito degli altri, suddividendo la torta, non in parti uguali e sfruttando, maleducatamente il bene di tutti gli ospiti del pianeta Terra. Sarà pure strano il mio modo di vedere, secondo la maggior parte della gente, ma di certo
più giusto, almeno per quanto riguarda, la convivenza fra tante etnie e delle quali molte non ne fanno più parte, o altre in via d'estinzione, perché divorate dal potere e messe in riserve, ormai da secoli, per farne minoranze etniche quasi senza più valenza e non avendo più il diritto di essere liberi. Prendendone alcune a caso, come quelle dei pellerossa d'America settentrionale, o gli indios del sud America in cui compresi anche gli indigeni della foresta amazonica. Ma sono solo alcuni popoli ai quali sono state sottratte le terre di cui occupavano il suolo perché lì nati, passando anche per altre minoranze etniche come gli abitanti della Papuasia o degli aborigeni dell'Australia! Ho citato solo alcune etnie, ma ce ne sono tantissime altre nel continente africano e non solo! Ogni volta mi fermo, viaggio dopo viaggio mentale, e mi soffermo ad ammirare Gaia nelle sue bellezze, messe a disposizione di tutti noi terrestri, mi domando, perché tanta equilibrata bellezza, non sia altrettanto bella e variegata anche con i suoi ospiti, noi esseri umani, e non si riesca ad avere un equilibrio? Sarà forse perché il peso delle terre spartite oscilla non equo tra terre rinchiuse in sproporzionate frontiere, che limitano i popoli con non transumanze e di non poter condividere le proprie ricchezze, sia materiali, conoscitive, artistiche, mentali creando un'armonia tra la natura e lo spirito. Qualcosa che si fonde tra culture, beni e popoli, così come madre Terra ha messo a nostra disposizione domandandoci in cambio solo rispetto. Peccato che questa parola sia diventata desueta e la sua essenza si sia dissoluta fra gli esseri umani e rimane di essa ben poco, 
se non altro, che qualche parvenza senza sostanza.

Anna Giordano 17/06/2024

domenica 23 giugno 2024

DEDUZIONI SUL TEMPO

 

" Il tempo più si accorcia e più si allunga la vita" Il tempo di una vita è una sottrazione giornaliera che giustifica l'addizione dei giorni vissuti.

Anna Giordano 23/06/2024

sabato 22 giugno 2024

ALLA FINESTRA - Poesia, voce e regia di Anna Giordano. Musica di Remo An...


Questa poesia scritta nel 2018, la scrissi per esprimere un mio pensiero personale sulle aspettative che ognuno si attende, nel mondo come in Europa, che riunisce i nostri stati in una danza di promesse che si ripetono negli anni e che noi spettatori di uno spettacolo che si ripete senza mai cambiare lo scenario, che rimane sempre uguale, malgrado gli attori cambino, non si sa perché, ereditano un DNA non loro, che li rende uguali ai loro predecessori. Le radici sono profonde e di lasciare il palcoscenico diventa sempre più difficile, l'affetto che loro provano è immenso. La danza del potere continua e le promesse pure, ma di purezza in esse c'è ben poco. Col tempo dimentichiamo di poter volare ed è per questo che ho scelto il brano musicale del Maestro Remo Anzovino, dal titolo: Non dimenticate di volare... Testo Alla finestra E siamo tutti là, affacciati alla finestra di questa società, per ascoltare promesse, che come le stagioni, si ripetono, ma a differenza di esse rimangono sempre le stesse... Si ascolta, si applaude o ci si discosta dalle stesse persone che cambiano corrente, così come fa il vento, che scuote le foreste di alberi perenni, che fanno solo rumore e restano radicati sempre allo stesso posto e noi, ancora là, alle finestre, sperando di vedere uno spiraglio, un raggio di sole baciare i nostri occhi; stanchi di guardare lo stesso panorama: una foresta oscura, da cui, la vista esclude da ogni barlume di speranza, che insieme a noi invecchia nell'angolo della nostra stanza. 02/06/2018 Anna Giordano

giovedì 20 giugno 2024

LA VITA E LA PAURA D'INVECCHIARE

 

 La vita può essere realmente malinconica anziché triste. Malinconica 

perché raggiunge col pensiero i ricordi rimasti uguali nella memoria.

I ricordi non invecchiano mai, sono come le fotografie, restano immagini senza tempo e ci fanno compagnia. 

Invecchiare non dev'essere un dramma, perché c'è chi le rughe non le ha potute vedere e penso che la situazione sia ancora più drammatica.

Ecco perché malinconica e non triste, se si invecchia bisogna dirsi che è una fortuna esserci! 

Invecchiare è come ritornare bambini, sarà anche sciocco il mio pensiero, ma la vita è come una salita, si parte da zero, per fare la scalata ed arrivare in cima, quando si è là, come si sa, inizia la discesa, una specie di cammino andando all’indietro pur camminando avanti, si ritorna al punto di partenza, ma con uno zaino pieno d’anni per ritrovarci a dare qualche passo mal equilibrato, a non aver più denti, a piangere per niente o ridere senza capire e fare confusione tra l'essere tornati bambini o se si è solo vecchi.

Purtroppo piangere non ci restituisce la giovinezza, allora tanto meglio sorridere ed accettarsi per come è giusto che sia.

Sicuramente in un momento di solitudine e silenzio, tali pensieri s’impadroniscono di noi. Capisco che emerge la tristezza o meglio la malinconia, perché è uno stato d’animo fatto di nostalgia per il passato ed è dolce ricordare.

Non dobbiamo essere tristi poiché sappiamo bene che la vita ha un inizio ogni giorno che nasce e ogni minuto o secondo che viviamo è fine, per cui dovremmo, altrimenti, fare i conti col tempo, che sempre di più si accorcia per allungarci la vita.

Trovo che sia, da parte del tempo, un atto d'amore verso di noi e che avere paura della morte, non fa altro che far piangere il tempo, che si offre a noi perché sia vissuto e non rimpianto.

Vivi il tempo perché è vita!

Io più vado avanti con gli anni e più sono contenta, anche con tutti gli acciacchi e le rughe, che per quanto riguarda l'anima non ce ne sono, anzi, col tempo diventa sempre più solare e con la consapevolezza d'invecchiare ringrazia il mio corpo, che invecchia al suo posto, perché più lui invecchia e più lei, l'anima, è raggiante di saggezza e serenità.

 

Anna Giordano 24/07/2023

 


mercoledì 19 giugno 2024

RICORDI

 

 

E…

mi smarrii nei colori di profumati fiori,

di foglie delicate e verdi praterie,

là dove l’anima si fuse con lo sguardo,

che vivo si dipinge ancor nel mio ricordo.

                                                                                                                           

Anna Giordano



 



LA DOLCEZZA


                

         " La dolcezza non sta nella quantità di zucchero 

       che metti nel caffè, ma nell'amore e 

       il tempo che impieghi per scioglierlo."

lunedì 17 giugno 2024

IL REGALO

 

Un regalo è come la vita,

tu non l'hai chiesto e neppure pagato,

anche se non ti piace, accettalo,

se non altro perché rappresenta l'amore,

l'amicizia e l'affetto che ti lega al donatore.

Accettalo è per te!
Non barattarlo mai,

conservalo se puoi è un dono di valore,

non quello pecuniario,

bensì molto più raro,

un dono che ricevi con una parte di cuore.
Anche se è solo un saluto,

oppure un sorriso…
è un regalo che unisce: cuori, amici e persone care!
Accettalo con piacere e non indugiare mai!

Conservalo sempre là,

nel posto più sicuro,

quello che finché vivi, batte, sì, proprio là,

nel tuo cuore!

 

Anna Giordano 25/02/2024

 

LA POLITICA

 

Personali convinzioni


1)  Immagino la politica come una signora,

     che non invecchia mai, 

     nella sua borsa cela centinaia di maschere,

     che indossa spesso per ingannare 

    o per non farsi riconoscere.


2) La politica più la frequenti e più scopri che è puttana!


Anna Giordano 01/09/2019

venerdì 14 giugno 2024

A VOLTE Poesia di CARLO COPPOLA, Voce e regia di Anna Giordano. Musica ...



A volte… A volte… Nel silenzio… Ascolto il silenzio, gocce d’acqua sul viso, tra i capelli. A volte… L’onda non fa rumore, la sabbia, come i sassi sotto i piedi, tace. A volte… Non so se guardo il mare O il mare guarda me! Se il vento bisbiglia o L’anima parla. A volte… Vorrei chiudere la porta Lasciare fuori come stracci appesi, i giorni, senza tempo, fotografie dove non mi conosco, in un luogo di sempre, dove è cresciuta la mia vita… la tristezza mi ha fatto compagnia. A volte… Vorrei chiudere il libro dalle pagine sciupate, lette e vissute, tutte uguali, allora, il silenzio non lo è più, l’onda riprende a navigare, i bianchi sassi a rotolare, i gabbiani a gridare, i giorni asciugati al sole nelle sbiadite foto dove non mi conosco, riconosco te, amore di un tempo lontano. A volte… Ti prendo per mano, poi… ti racconto di ieri… Autore : Carlo Coppola

domenica 2 giugno 2024

RACCONTO: QUESTA È LA MIA VITA.

 

Il racconto l'ho scritto un bel po' di tempo fa. Lo costruii con i titoli di 100 racconti scritti da miei amici di penna, un esperimento, che chi ha ama scrivere e vuole giocare con le parole, può provare a farne da canto  suo un  esperimento;

 i titoli sono scritti in maiuscolo  ed in grassetto, senza subire variazioni a parte qualche virgola per dividere i titoli. Un esperimento che ho trovato stimolante e vi propongo invitandovi a provarci poiché  molto divertente. 

Basta giusto un po’ di fantasia. Il titolo è:

 

QUESTA È LA MIA VITA.

La casa in cui da piccolo abitavo, era LA CASA SULLA COLLINA, l’indirizzo non l’ho dimenticato: Via I ZOI EROS THANATOS, N° 1659462 BIS, uno strano nome per una via e ancora più strano il numero…per raggiungerla oggi, si può improntare la MILANO TANGENZIALE EST, invece durante GLI ANNI DELLA GUERRA, per raggiungerla, si passava dal PONTE DI LEGNO che univa le due sponde del fiume.

MENTRE FUORI NEVICA, penso a quanto accadde: fu TUTTO IN UNA SOLA NOTTE, MI SVEGLIAI, era LA QUINTA NOTTE, che non riuscivo a dormire, quando, NEL BUIO DELLA CAMERA un gioco di LUCE E OMBRA proiettò sul muro della mia fantasia, un’immagine in cui vedevo IL MAESTRO, che indossava IL MANTELLO  NERO del nonno, accompagnato da una ragazza, che battezzai: “ LA RAGAZZA COL SOMBRERO e il PONCHO PURPUREO” lei danzava e vidi tutto a colori,  mi feci piccolo, piccolo, nascondendomi sotto le coperte e spiai, quando la STANCHEZZA MORTALE mi prese, pronunciai la formula magica che mi ero inventato per i miei giochi, quando ne avevo abbastanza : DI VENTO COME IL VENTO NEL VENTO,  FINO A FARTI SPARIRE…e si dileguarono nel nulla, così smisi di torturare IL LENZUOLO RICAMATO dalla nonna, che avevo attorcigliato con le mie manine, per la paura. Gridai, aiuto e raccontai tutto a mia madre che, esclamò: “BUGIE” e mi lasciò solo col buio per ritornare dal suo amico: L’ORGOGLIONE, che odiavo. Invano gridai quella notte: “NON FARLO TI VOGLIO BENE! Ma lei face finta di non sentire... già, ancora un RICORDO D’INFANZIA amaro.

Però, ricordo in particolare UN GIORNO SPECIALE, non UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI, Stavo da solo in casa, quando il nonno giunse, gli chiesi a bruciapelo:

      -     Nonno MI CI PORTI AL LAGO? - Lui sorpreso mi rispose:

 -     TONINO, GUARDAMI: ti ho promesso di portarti al mare per fartelo conoscere, ricordi,

       che ne dici se ci andiamo giovedì?

-        GIOVEDÌ MERCATO! No, nonno io voglio andare al mercato, per comprarmi IL CAMION DI LATTA e IL CANE DI KERIOTH in peluche, e due libri: JACK, IL FANTINO PERDUTO e IL MOSAICO DEL MONDO, e pure LA BICICLETTA ROSSA, l’ho chiesta a Babbo Natale e non me l’ha mai portata, ho scritto anche una LETTERA A GESÙ BAMBINO, penso che non sono abbastanza bravo; LA VOGLIA DI CAMBIARE è tanta nonno, dimmi cosa devo fare?

-        NADA MAS, piccolo, adesso senza dire nulla a tua madre, IN PUNTA DI PIEDI facciamo una fuga: andiamo al mare.

-        Bello! Vado a dirlo al mio amico pupazzo PITZU CULU O COSTA, con lui mi confido sempre…

Scappai su per le scale, presi al volo la mia coperta inseparabile e dissi al mio amico:

      -     Sai che vado al mare?

Lui mi guardava immobile, quasi dispiaciuto, forse pensava che portassi con me altri giocattoli, così lo rassicurai e gli dissi:

-        Ma no, siamo: IO, IL NONNO E LA COPERTA DI PAPERINO, al che, accennò quasi un sorriso, così lo salutai e raggiunsi il nonno, che mi aspettava sulla sua automobile.

Mi disse:

-        Siediti AL POSTO TUO, come d’abitudine presi la pistola giocattolo che stava sotto il sedile e la puntai come sempre, per giocare, sulla schiena del nonno dicendo: AGENTE 00 SETTETE ti ho in mano CARO JOE, prima di morire vuoi una CARAMELLA?

-        No!

Disse mio nonno,

-        Adesso non è il momento di giocare, partiamo se no arriviamo tardi per il sorriso

-        Quale sorriso?

-        È una vecchia storia, quella di un uomo che tutti chiamavano IL VAGABONDO perché faceva molti VIAGGI, in realtà aveva un nome e la sua storia s’intitola appunto: IL VIAGGIO D’ALFONSO.

Il nonno era partito ormai da un bel po’e la storia ci aveva accompagnato fino alla nostra meta.

Lui seguitò, scendendo dall’auto, a raccontare, aspettavo con ansia di sapere di chi era il sorriso da cui era partito tutto il racconto, ad un tratto s’interruppe e mi disse:

-        Eccolo là, guarda! Quello è il mare, e giù in fondo dove vedi che si congiunge col cielo è l’orizzonte, dimmi cosa vedi?

Guardai e cercai di scorgere qualcosa oltre l’immensa distesa azzurra d’acqua, il mare era SBATTUTO dal vento contro gli scogli, era uno spettacolo indescrivibile, tanto da mozzarmi il fiato, i miei occhi erano lucidi di gioia annegavano nelle sue acque, sorridevo, non avevo mai visto tanta bellezza, scrutai attentamente ogni minimo anfratto, ogni onda, ma non vedevo nulla d’altro, così, dissi:

-        Non so nonno, tu cosa vedi?

-        Veramente lo avevo chiesto a te, ma visto che oggi sono in vena di regali, ti dico che vedo:

      IL MARE CHE RIDE,

-        Ride?

-        Sì, ride perché l’hai abbracciato.

-        HO ABBRACCIATO IL MARE, ma sei sicuro nonno?

-        Sì, mi è bastato guardare la gioia che ho letto nel tuo sguardo, lo hai abbracciato con i tuoi occhi.

A quelle parole VOLEVO VOLÀ, CON LA GIOIA E COL DOLORE, che aveva provato per la storia raccontata dal nonno durante il viaggio, IL GABBIANO E LA CATTIVA COMPAGNIA di una signora, che UNA TERRENA TRAGEDIA colpì nel lontano

17 DEZEMBER 1908 una chiesa, nella quale si stava svolgendo una funzione. L’organista suonava le VARIAZIONI DI GOLDBERG AD UN VOLUME ALTISSIMO, tanto che aveva irritato ancor di più il pilota di dirigibili, intento a bisticciare con la suocera, che abitava con lui nella casa a due passi dalla chiesa.

La disputa era accesa e lei gridava:

-        PRIMA O POI, A CASA D’ELISA SENZA DI TE, si starà meglio, ADRIANO STA CRESCENDO e tu 

non puoi dargli tutto quello di cui ha bisogno, come pure A MARIA,

      non potrai farla studiare!

-        Ma C’è ANCORA TEMPO! Sei come LA PETTEGOLA DELLA PORTA… RACCONTA ! Lancia LA PIETRA, ULTIMA tua cattiveria, chiamami come fai sempre

     tu “IL MENDICANTE”, è sempre LA SOLITA MINESTRA, ma sarà L’ULTIMA!

SCOSSA, lei lo guardò interrogandosi… e lui aggiunse:

-        OGGI VIVO per l’ultima volta, LA VITA CONTINUA per la sua strada e NESSUN DOLORE  SARà NEMICO DI ME STESSO, aprite una bottiglia di DON PERIGNON  ed auguratemi CENTO DI QUESTI GIORNI, perché il mio sarà un SUICIDIO IN ATTO BREVE!

-        Ma cosa dici, cosa hai in mente? Avevano ragione i medici di dire che non eri normale quella volta, quando, fosti ricoverato in ospedale, che cadesti in uno stato di AMNESIA totale, sulla CARTELLA CLINICA 

      NR 2179 lessi che, la notte facevi delle strane CONVERSAZIONI COL BULLECCO parlavi d’ARTE PASSIONE E FOLLIA, parlavi di certe CONFESSIONI DI UN NOTEBOOK  una parola che non esiste, scrivevi ed affermasti: prendo APPUNTI PER UNA STORIA CHE NON SCRIVERÒ, UNA FAVOLA PER NOEMI, a chi ti riferivi?

      Agli ASTRI PARALLELI, I GIRINI, 

      ai BARATTOLI VUOTI, LA LISCA,

      ai VIAGGI, a tutti gli appunti 

       insensati che scrivevi sul tuo 

      PORT-FOLIO un altro nome da 

       te inventato? 

      La tua è UNA STORIA DA 50 LIRE,

    non tiene in piedi, perché tanto vali tu:

     CINQUANTA LIRE!

BIANCO dalla rabbia il pilota gridò:

-        Il mio racconto doveva essere SEMPLICEMENTE DEDICATO A TE!

SIGNORA DEI BACI, non ricordi vero?

 Poi, gridò:

-        WHO’S YOUR DADDY ?

 Ed uscì sbattendo la porta. Come un folle, corse verso il suo dirigibile, che stava nel campo accanto alla sua casa, si alzò in volo e si andò a schiantare sulla chiesa in cui la suocera si era precipitata per chiedere aiuto, per fermarlo.

La tragedia avvenne con un CRASH che provocò l’incendio della chiesa e le case circostanti, uccidendo un centinaio di persone, tantissimi furono i feriti, così finì il suo ultimo viaggio.

-        Il nonno seguitò dicendo:

-        Da quelle ceneri, videro alzarsi in volo un gabbiano, forse, l’anima d’Alfonso, che volò

      ancora una volta sul mare, che lui

       amava più di ogni cosa, effettuò 

      il suo ultimo volo da gabbiano,                      lasciando in eredità al mare il    suo sorriso, lo stesso che il mare trasmette a chi lo vede per la prima volta, come è successo a te.

Ripartimmo e durante il tragitto pensai più volte a quante cose avevo appreso in quella giornata. Il nonno si fermò dopo trenta chilometri davanti a un bar: “IL MARINS”, per avvertire mamma della nostra assenza prolungata. Entrò nella cabina, compose il numero e disse:

-        PRONTO, C’È UALCUNO?  Lei non c’era, non era mai in casa, come al solito rispose quella fottuta segreteria telefonica, che diceva sempre la stessa frase e che odiavo:

-        LASCIATE UN MESSAGGIO DOPO IL SEGNALE ACUSTICO…bip.

-        Ciao sono papà, ho preso Tonino con me, arriveremo per cena…

Io nel frattempo avevo spalancato la portiera dell’auto ed un AROMA DI VINO proveniente dal bar m’investì; il nonno finito la sua telefonata, dalla cabina si diresse nel bar uscendone, con due buste e porgendomene una, disse:

      -    Prendi, questa è per te, so che ti piacciono le patatine e questo è il POPCORN PER NICOLÒ, così non ci terrà il broncio per non averlo preso con noi.

Sorrisi immaginando la faccia di mio fratello, quando gli avrei raccontato che il mare mi aveva sorriso, almeno avevo un testimone che poteva affermare la verità, e per una volta non mi sarei sentito dire, bugiardo!

 

Anna Giordano 04/09/2008

 

 


CI SONO DONNE - Poesia di Carlo Coppola - Voce e regia di Domenico Ernandes



Ci sono donne  

 

Ci sono donne che non vorresti incontrare mai, 

ci sono donne che vorresti sol per fare l’amore. 

Ci sono donne che non vorresti amare mai, 

ci sono donne che vorresti 

ma … 

loro non vogliono te. 

Ci sono donne come te 

Io ho incontrato te. 

Tu che mi ascolti anche quando non parlo, 

tu che mi riscaldi quando ho freddo 

mi consoli se piango, 

mi fai grande anche se non sono niente. 

Ci sono donne … 

Tu sei la mia donna, 

tu sei donna, mamma, 

sorella moglie, 

tu sei cosa voglio, 

tu sei mia, 

anche quando ti faccio piangere, 

anche quando non ti merito, 

so quando mi odi, 

quanto mi ami, 

so chi sono e chi sei, 

ci sono donne ... 

Tra tutte le donne amo solo te!  

                      

_______________________________________

 

Hay mujeres   

  

Hay mujeres a las que nunca querrías conocer,   

hay mujeres a las que te gustaría hacer el amor.  

Hay mujeres a las que nunca querrías amar  

hay mujeres que te gustarían  

  

pero...  

no te quieren.  

Hay mujeres como tú  

Yo te conocí

 

Tú que me escuchas incluso cuando no hablo,  

Tú que me calientas cuando tengo frío  

Tú que me consuelas si lloro  

me haces grande aunque no soy nada.  

Hay mujeres...  

Tú eres mi mujer,

 

eres mujer, madre,

hermana esposa,  

 

eres lo que quiero,    

eres mía,  

 

incluso cuando te hago llorar,  

incluso cuando no te merezco,  

 

sé cuando me odias,  

cuánto me amas,  

se quien soy y quién eres tú,  

  

hay mujeres...    

De todas las mujeres sólo a ti amo. 

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 Il y a des femmes

 Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais rencontrer,

Il y a des femmes avec lesquelles tu ne voudrais 

que faire l'amour.

Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais aimer

Il y a des femmes que tu voudrais

Mais... elles ne veulent pas de toi.

Il y a des femmes comme toi

Je t'ai rencontrée.

Toi qui m'écoutes même quand je ne parle pas,

toi qui me réchauffes quand j'ai froid

toi qui me consoles quand je pleure,

toi qui me rends grand même si je ne suis rien.

Il y a des femmes...

 tu es ma femme,

tu es femme, mère,

sœur, épouse,

tu es celle que je veux,

tu es à moi,

même quand je te fais pleurer,

même quand je ne te mérite pas, 

je sais quand tu me détestes,

combien tu m'aimes,

Je sais qui je suis et qui tu es.

Il y a des femmes...

De toutes les femmes, 

je n'aime que toi ! 

                                 

Carlo Coppola

HAIKU




 

HAIKU