Ciao, oggi mi va di esprimermi come se parlassi ad ognuno di
voi, che magari mi legge.
Ciò di cui voglio parlare concerne la società e la moda, non solo sul come ci si veste, ma moda sotto tutti i punti di vista, qual è la corrente oggi che in molti seguono e perché.
Parlo in primis del fenomeno collettivo, non possiamo negare
che i trequarti delle persone si vestono in base alla moda, giusto per citare
un esempio, ma ce ne sono tanti altri.
Le persone sono facilmente influenzabili ed è vero, per
fortuna una minima parte conserva la sua autonomia nel modo di agire e pensare.
Influenzabili perché? Per meglio capire, basta guardare
all'uscita da scuola i ragazzini, guardate quanti di loro vestono allo stesso
modo, e vi renderete conto del perché.
Questo è l'esempio uno dei più lampanti. Con questo, cosa
voglio dire? I ragazzini saranno gli uomini di domani, e come agiscono oggi
agiranno domani.
Oggi chiedono ai genitori di mangiare cibi importati da
altri paesi da grandi catene di fast food vestire con quella marca o avere lo
zaino, il motorino le scarpe ecc… come i loro coetanei, e domani, faranno lo
stesso per altre cose, il comportamento segue una determinata moda di gusto
collettivo, che cancella la personalità individuale perché si rapportano ad un
modello adottato dalla maggioranza di persone.
Così facendo non si determina una scelta oculata e in rapporto alle proprie esigenze, ma a quelle che sono le esigenze degli altri, basandosi solo
su un principio, quello di non sentirsi escluso perché diverso. Dico questo
estremizzando, ma in parte è così che avviene.
Avete prestato attenzione, quando succede un fatto di
cronaca, come seguono altri fatti di cronaca analoghi?
L'essere umano tende ad emulare un personaggio e tutto ciò
che può colpire la sua fantasia i suoi ragionamenti, sia in modo positivo che
negativo, ha poca importanza; quello che ha importanza è l'allarme che da ciò
scaturisce: siamo davanti a fenomeni di collettiva volontà che segue in buona
parte la stessa corrente. Si vive l'effetto domino.
Ad esempio, se prendiamo degli esempi nella storia, tipo
Hitler, oppure il leader di una setta che ordina di ammazzarsi, e gli addetti
si ammazzano.
Questo prova che
l'equilibrio della mente umana è fragilissimo e basta poco per essere
influenzato da fattori esterni.
Si parla di scelta, di rimorso di tale scelta o
insoddisfazione, tutto ciò che ne scaturisce è l'insicurezza che nasce dal
dubbio, magari col quale si cresce.
Perché c'è sempre stato chi ha scelto al posto tuo, dico tuo
per dire in generale e, quando si viene messi a confronto con la scelta, in età
avanzata, il tuo carattere, i tuoi gusti, non sono in grado di scegliere, ed
hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, per assicurarti che hai fatto un ottima
scelta, se c'è qualcuno che ti ha sempre protetto, ma se quel qualcuno non c'è,
succede che ti cerchi un modello da seguire e ti aggreghi ad un fenomeno
collettivo, perché l’unione fa la forza, ti fa sentire protetto dall’idea che a
sbagliare in tanti non sia possibile, che ti fa dire: se l’hanno scelto loro
sicuramente in base al numero elevato, io non sbaglio di certo.
Ma siamo sicuri di questo? Io non credo, poiché se pensi al
primo che ha fatto la scelta, magari l’ha fatta perché fa parte di quella
percentuale del 75% che fa la propria scelta in base agli altri, che essa sia sbagliata
o no.
Immagina che l’abbia fatta perché ha seguito l’esigenza
personale, ti rendi conto che chi l’ha seguito magari non aveva le sue stesse
esigenze, ma l’ha comunque seguito solo perché non era in grado di scegliere! Ampliando
il fenomeno, solo perché lo fanno gli altri e si dice: "Lo faccio anche io."
Quindi direi che tutto nasce dal nucleo familiare, nel quale si cresce. Se c’è equilibrio, bene, se invece l’equilibrio oscilla da una parte più che dall’altra, causa uno scompenso nel bambino che è una matricola della società futura e mi domando cosa ne sarà, forse saremo tutti uguali e senza un’anima e una indipendenza, schiavi delle nostre insicurezze e senza iniziative o fantasia nel sapere gestire la propria vita?
Anna Giordano. 2008
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