sabato 28 marzo 2020

VITA IN PAESE ( I° episodio)

                                                  
VITA IN PAESE ( I° episodio)


Il bar del Nobile era l’unico bar del paese. Il suo proprietario, che vestiva con raffinata eleganza, aveva un aspetto distinto e il suo modo di parlare lo caratterizzava perché la sua erre sembrava che rotolasse sul sapone. In armonia con gli amici lo aveva battezzato proprio così: il bar del Nobile. Era il luogo di ritrovo di tutti, amici e non. Era situato in una piazzetta dove una fontana a zampillo sputava acqua a singhiozzi dal muso di un delfino arrugginito. Sulla destra, un giardinetto accoglieva i bambini per giocare e di fronte al bar la strada erta portava alla collina dei fichi, che era un piccolo quartiere. Nel paesino era d’usanza ribattezzare gli amici con un soprannome, per identificarli subito.
Pasqualino detto Occhio Fino a causa della sua pronunciata miopia, Peppe detto il Professore per i suoi atteggiamenti da intellettuale, e Antonio che tutti chiamavano il Cancelliere a causa del suo lavoro, che consisteva nell'aprire e chiudere il cancello del cimitero, stavano seduti davanti al bar. I tre solevano riunirsi lì dopo il lavoro, ad orario fisso, e parlavano del più e del meno.
Occhio Fino diceva dell’arrivo nella giornata di una nuova famiglia in paese, madre padre e figlio, questo ultimo, probabilmente loro coetaneo, sui trentacinque anni all’incirca, in base a quanto gli era stato riferito.
Il professore domandò subito che professione esercitasse il nuovo arrivato, egli era curioso
sempre di sapere, che tipo di lavoro svolgessero le persone, perché così, le catalogava nel suo registro mentale, per poi sfoggiare loro tutto il suo sapere e passare ai loro occhi per un erudito.
Occhio Fino non poté fornirgli altre informazioni, non conoscendo ancora la persona.
I tre amici stavano sorseggiando, come di consueto, il loro aperitivo, quando il Cancelliere seduto accanto ad Occhio Fino esclamò con stupore: « Occhio Fino, ma sono i miei occhi oppure quel camion che sta giungendo, non ha l’autista ?»  
Occhio Fino rispose: « Ma proprio a me lo chiedi, io vedo il camion, mi sembra che l’autista ci sia, o no ?»
Il Professore che volgeva le spalle alla strada erta, domandò di quale camion stessero  parlando, il Cancelliere rispose: « Quello che, se non ci togliamo di qui ci viene addosso. Non c’è l’autista !»
Il Professore scattò dalla sua sedia in piedi, guardò il camion che avanzava in loro direzione e gridò:
«Nessuno a bordo! »
Tutti si buttarono a terra, sul lato del giardinetto, quando, a loro sorpresa il camion si fermò.
Lentamente cigolando, si aprì la portiera e ne uscì fuori un ragazzo, all'incirca delle loro età, alto non più di m.1.40, baffi  curati, indossava una tuta verde, che era stata accorciata conservando tutta l’ampiezza, tanto da fare uscire appena, le scarpe nere a punta tonda sulle quali poggiava sopraelevato da due tacchi di circa 5 centimetri. Non era un nano, sembrava più un bambino che non un adulto.
Salutò tutti con un: « Salve !»
I tre amici che nel frattempo si erano alzati, cercavano di darsi un contegno, spazzolandosi i pantaloni.
Imbarazzato, il Professore avanzò verso di lui tendendogli la mano e disse: «Mi presento, Peppe, per gli amici: il Professore. Stavo insegnando loro una tattica di rugby, e tu da dove vieni ?»
«Io sono nuovo, sono appena giunto, abito sulla collina dei fichi», i tre si guardarono, «mi chiamo Mario e faccio il camionista, non ho amici, sono sempre all'estero, lì ho qualche amico, voi siete i primi ragazzi che incontro qui». I tre lo invitarono a bere con loro, Mario li ringraziò e salutandoli, entrò nel camion e ripartì.
Appena si allontanò i tre, insieme al Nobile, lo battezzarono “Il Marziano”.

Anna Giordano 2007










giovedì 26 marzo 2020

LO SGUARDO DEL CIELO




“Or che della notte lo sguardo mio si veste,
del ciel contemplo lo splendere dei suoi occhi:
stelle, 
bruciano d’amore nello spazio
ed ingioiellano il cuor di chi le guarda”.

Anna Giordano 25/03/2020

mercoledì 25 marzo 2020

ÈTRANGE PÈRIODE ( STRANO PERIODO) di ILEANA SCRIMA



Quelle étrange période que nous vivons...
nous voilà confinés chacun chez-soi à réfléchir si l’on est assassin ou victime dans cette lourde circonstance... une tragédie qui s’étale sous notre regard impuissant...
La météo en a fini avec son jeu de séduction... qu’il fasse beau ou mauvais, on a arrêté de la regarder... de dépendre d’elle... elle a du mal à stimuler notre moral ; finalement, elle aussi est confinée dans sa frustration.
Les immeubles ont désormais un air de bandes dessinées animées,
Tant, que la mort ou la maladie ne rendront pas cette image floue, trouble, obscure !
La solidarité s’improvise sur les balcons, mais cet acte éphémère ne soulève pas mon cœur !
Je songe à tous les changements, que ce monde interrompu, engendrera.
Que fera-t-il de tous ces morts qu’il enfante? Va-t-il se servir de cette cruauté pour redonner l’espoir de vivre?

À mon sens, il n’y a pas de hasard, toujours pas, même cette saloperie a son sens!
Hélas !!!
Elle nous impose l’écoute,  l’écoute du monde, l’écoute de l’autre, l’écoute de soi !

À l’issue de cette immense tornade, combien de couples se sépareront e, combien d’autres se rapprocheront?
De combien de mots nous serons-nous nourris?
De quelle manière l’Amour aura grandi et la haine rétréci?
Quel regard aurons-nous sur notre prochain?
De quelle couleur sera notre sourire ?
Arrêterons-nous de repousser à plus tard le besoin de vivre ?
Flirterons-nous plus souvent avec nous-mêmes?
Oublierons-nous le poids de la légèreté ou la légèreté du poids afin de donner à ces éléments antagoniques la juste mesure ?
L’Homme, construira-t-il enfin le pont que la Femme attend?
Et la Femme acceptera-t-elle enfin la liberté de l’Homme et son inexorable part de mensonge pour le traverser?

Pendant que nous sommes tous prisonniers de nos propres habitations ;  ceux qui sont dehors sont prisonniers du sauvetage, des sortes de super-héros avec les failles de l’humain, paralysés par le sort du destin.
Médecins et malades, une pensée va à toutes ces personnes qui vêtues de risque et d’incertitude sont confinées entre la vie et la mort… Avec le seul objectif d’éviter la solitude de l’éteignement.
Le monde évoluera -t-il enfin ? Ou restera-t-il celui qu’il est depuis toujours avec pour seul changement un ton de modernité ?
Combien d’ouragans devront s’abattre sur cette Terre que l’on loue le temps d’une vie,  avant que le langage ne devienne enfin une monnaie universelle?
Printemps… Peut-être aurons-nous l’occasion de mieux honorer ta Re-naissance l’an prochain?!

Ileana Scrima. 22/03/2020  ( ma fille)


TRADUZIONE 

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STRANO PERIODO

Che strano periodo stiamo vivendo…
Eccoci confinati ognuno a casa propria, a riflettere se siamo assassini o vittime in questa pesante circostanza,  una tragedia che si diffonde davanti al nostro sguardo indifeso ...

Il meteo ha smesso, con il suo gioco, di sedurre, che faccia bello o brutto abbiamo smesso di guardarlo, di dipendere da esso; ha difficoltà a stimolare il nostro morale, finalmente anch’esso è confinato nella sua frustrazione.
Ormai gli immobili hanno l’aspetto di fumetti animati, tanto che la morte o la malattia non renderanno questa immagine sfocata,torbida, oscura!
La solidarietà s’improvvisa sui balconi, ma questo atto fugace non mi solleva il cuore!

Penso a tutti i cambiamenti che questo mondo interrotto ci porterà!
A cosa serviranno tutti i morti che partorisce? Userà questa crudeltà per ridare speranza alla vita?

A mio parere, non v'è alcuna possibilità, eppure anche questa schifosa ingiustizia ha il suo significato!
Ahimè !!!
Ci costringe ad ascoltare…  ascoltare il mondo, ascoltare gli altri, ascoltare noi stessi!

Alla fine di questo enorme tornado, quante coppie si separeranno, quante altre si uniranno?
Di quante parole ci saremo nutriti?
In che modo l'Amore sarà cresciuto e l'odio si sarà rimpicciolito?
Quale sguardo avremo sul nostro vicino, sul prossimo?
Di che colore sarà il nostro sorriso?
Smetteremo di posticipare la necessità di vivere?
Flirteremo più spesso con noi stessi?
Dimenticheremo il peso della leggerezza o la leggerezza del peso per dare a questi elementi antagonisti la giusta misura?
L'Uomo finalmente costruirà il ponte che la Donna si aspetta?
E la Donna, accetterà finalmente la libertà dell'Uomo e la sua inesorabile parte di menzogna per attraversarla?
Mentre siamo tutti prigionieri delle nostre case; coloro che fuori sono prigionieri del salvataggio, sono una sorta di supereroi con i difetti degli esseri umani, paralizzati dalla sorte del destino.

Medici e malati, un pensiero va a loro e tutte le persone vestite di rischio ed incertezza che sono confinate tra la vita e la morte ... Con l'unico obiettivo di evitare la solitudine dello spegnersi.
l mondo alla fine si evolverà? O rimarrà quello che è sempre stato, con l'unico cambiamento in un tono moderno?
Quanti uragani dovranno abbattersi su questa Terra che prendiamo in affitto per il tempo di una vita,
prima che il linguaggio diventi finalmente una valuta universale?
Primavera!
Avremo, forse,  l'opportunità di onorare meglio la tua rinascita l'anno prossimo?!

Ileana Scrima 22/03/2020 ( Mia figlia)



domenica 22 marzo 2020

IL SOGNO E LA VOLONTA'


                                                
Un giovane pescatore che viveva in un piccolo, quanto povero borgo marinaro, era giunto al suo ventesimo anno di età.
Sin da quando era bambino, aveva sentito parlare, tramite suo nonno, anche lui pescatore, di un pesce d’oro al quale aveva dato sempre la caccia, ma senza esito.
Era cresciuto con il desiderio di riuscire a pescare quello che suo nonno per una vita intera, non era riuscito a catturare.
Il nonno gli aveva raccontato del pesce d’oro, ma non gli aveva dato tanti particolari per poter tracciare una rotta da seguire ed orientare la sua ricerca; anche se non era mai riuscito a trovarlo, aveva continuato a inseguire il suo sogno, pur se non aveva messo in atto mai un piano per sviluppare la sua ricerca.  
Il giovane pescatore, dopo aver fatto il punto della situazione, si decise di partire alla ricerca del pesce d’oro. Sapeva che non sarebbe stata cosa facile, il mare non era una pozzanghera, la sua immensità, comunque, non lo scoraggiò e neppure la famiglia riuscì a farlo cambiare idea, lui aveva deciso e la sua volontà di proseguire il suo progetto lo fece diventare sordo alle parole di persuasione da parte dei suoi familiari.
Tutti gli ripetevano che la sua impresa era impossibile perché  il pesce d’oro non esisteva.  Suo nonno, che pur essendo  un lupo di mare, non era riuscito in tanti anni a catturarlo e tutto quel che aveva pescato in oro, si definiva con una sola ed unica parola: “Nulla”!
Il giovane quasi si turava le orecchie pur  di non farsi scoraggiare, non ascoltava nessuno se non il suo sogno.
La sua assoluta caparbietà l’ebbe vinta su tutto e inoltre, riuscì a convincere il proprietario di un peschereccio, ben più grande del suo, a prendere il largo insieme a lui per cercare il pesce d'oro.

Passarono giorni, dopo giorni. Navigarono per mari e oceani, in cerca di un pesce, ormai inesistente.
Il proprietario del peschereccio, sfiduciato infierì sul povero pescatore sognatore.
Così, dopo una lite si misero d’accordo che sarebbero rientrati, non senza malcontento da parte del giovane che avrebbe voluto continuare la sua ricerca. Col cuore scuro che gli stringeva in petto, diede il cambio al timone, al proprietario del peschereccio  improntando la rotta verso casa.
Avevano perso troppo tempo e il giovane pescatore, propose al proprietario del peschereccio, di buttare le reti, per non tornare  a mani vuote, magari pescare almeno del pesce normale!
Quelle acque erano conosciute per essere ricche di fauna marina.
Mancava un giorno al rientro e le reti dovevano sicuramente  essere piene, quando iniziarono a tirarle a bordo, a loro grande stupore, videro che le reti erano tese, pensarono che ciò fosse dovuto al peso del pesce che contenevano.
Provarono a tirare le reti su pian piano con la carrucola, ma non ci riuscirono.
Le reti erano tese sempre più, così per non romperle,  il giovane pescatore decise di andare a vedere cosa stesse succedendo sotto acqua.
Si tolse la maglia e i pantaloni, si tuffò sprofondando nell'abisso. Dopo una breve attesa, il proprietario del peschereccio lo vide risalire.
Faceva dei grandi gesti, chiese di essere tirato su, i suoi occhi brillavano dalla gioia e non riusciva a parlare; incuriosito, il padrone del peschereccio domandò cosa avesse visto e il pescatore gli rispose che la rete si era impigliata in un vecchio galeone che giaceva sul fondale, la cui polena in forma di pesce era tutta in oro. Il giovane dopo aver ripreso le forze si rituffò portando con lui una fune.
Aveva deciso di tirare la polena a bordo e di legare una boa al galeone per segnalarne la posizione, magari potevano esserci altri tesori nascosti al suo interno, ma quel che interessava al giovane pescatore per il momento era solo il pesce d’oro. Quando l’ebbe legato bene alla fune, diede uno strappo alla corda come segnale per il suo compagno di rotta,  il quale mise in funzione la carrucola e tirò su la polena. Non credeva ai suoi occhi quando vide uscire dall'acqua il pesce d’oro del galeone sommerso.
Finalmente il sogno di una leggenda, in cui nessuno voleva credere, aveva dato i suoi frutti. Il giovane pescatore  rientrò al piccolo borgo con il tesoro, lasciando a bocca aperta tutti coloro che lo avevano deriso e scoraggiato, per fortuna era stato ripagato dal suo impegno nel cercare qualcosa di cui era convinto fermamente, ma che tutti definivano soltanto un sogno che era diventato, pertanto realtà.

Anna Giordano  28/01/2009







MERAVIGLIA !


Lo sguardo si sveglia
apre gli occhi e contempla
il sole abbracciare la terra.

Meraviglia
i campi verde bottiglia
di un’erba gentile e tremante
al respiro del giovane aprile.

Meraviglia

tra i cuori di foglie le viole,
gli uccelli intenti a cantare
nidificano il canto in amore.

Meraviglia

il bianco ciliegio,
contrasta
col rosa del pesco
le primule d’oro
i myosotis color cielo
occhieggiano fra i teneri ciuffi
di erba e foglie marcite.

Rimesto d’odori e colori
sorprendono i sensi ogni volta.

E la natura si sveglia
e la scintilla s’accende
illumina
l’anima e il cuore…
di  meraviglia.

Anna Giordano Marzo 2013








sabato 21 marzo 2020

IL GUARDIANO DEL CANCELLO


Non capivo il perché di quella strada
situata tra le due colline della città, fosse differente da tutte le altre; sempre deserta, pulita, ordinata, neppure una foglia fuori posto.
Le aiuole che la costeggiavano erano piene di fiori tutti dello stesso colore e le poche villette,
anche esse tutte uguali, sembravano uscite da un quadro d’autore. 
La cosa strana, era che, a parte me, non c’era nessun altro; nessuno, eccetto una persona: un guardiano.
Un guardiano con tanto di divisa e berretto che sostava imperturbabile, dietro un cancello di ferro battuto, dall'altro lato della strada.
Con aria schiva leggeva sempre un giornale e mi teneva d’occhio quando passavo.
Beh, un po’ come fanno i guardiani, ma la cosa più strana era che, dietro quel cancello non c’era altro che un immenso prato fiorito. 
Quel giorno, mi feci coraggio ed attraversai la strada. 
Non avevo mai osato farlo, forse, inconsciamente avevo paura. Quell'uomo era l’unico che potesse rispondere ai miei perché, ma egli m’incuteva angoscia, aveva uno sguardo indagatore e poi era bizzarro, sempre dietro quel cancello a leggere o a far finta di leggere il giornale. 
Giunta alla sua altezza, per rompere il ghiaccio gli indirizzai un timido:
«Buon giorno»!
«Buon giorno». Rispose lui, con la testa china sul giornale e con la coda dell’occhio che mi sbirciava, sembrava quasi infastidito dalla mia presenza.
Imbarazzata e non sapendo come iniziare la conversazione, esclamai: 
« Ma… lei non si ammala mai?»
Di colpo alzò la testa e guardandomi, sorpreso, disse: « Perché mai! S’interessa alla mia salute?»
«No, beh, sì, volevo dire che passando ogni giorno la vedo sempre al suo posto e…mi sono chiesta…»
« Perché non mi ammalo?»
Rispose con tono scherzoso.
Non sapevo perché mi fossi cacciata in una situazione così ridicola. Poi lui, d’un tono inquisitore e mantenendo una certa familiarità, aggiunse:
« Beh, vede, anche io mi sono chiesto la stessa cosa vedendola passare ogni giorno». Concludendo, scoppiò  a ridere, tanto che mi contagiò, poi aggiunsi:
« Sì, vero è una strana domanda la mia, ma vede, io passo soltanto, lei invece è qui sempre, anche sotto la pioggia, a leggere il suo giornale». Cui diedi una sbirciata, non aveva la testata, né i titoli, e né le pagine numerate… Proseguii, dicendo: « È più facile ammalarsi, no?»
Lui rispose: «Bene, è tutto?»
«Tutto cosa?» Domandai.
«Non penso che sia venuta dall'altra parte della strada per occuparsi solo della mia salute?
 Se così fosse, la ringrazio, gentile da parte sua, ha qualcos'altro da chiedermi?»
Non esitai e dissi: «Sì! Come mai sono la sola a passare in questa strada?»
Era da tempo che questa domanda mi tormentava. E lui senza pensarci rispose:
«È la sola persona a passarvi perché questa è la sua strada, il suo destino, quelle case con i fiori e tutto il resto che si vede sull'altro lato della strada, rappresentano la sua vita ordinata, pulita, che non oltrepassa nessun limite. Oggi ha osato sconfinare, rompendo la monotonia della passeggiata abituale, cronometrata, perfetta, senza mai uscire dal tracciato, contenuta come i fiori nelle aiuole, seguendo sempre la linea bianca, il suo cammino, in questa strada tutta sua». Presa dalla curiosità esclamai:
«Ma, lei chi è?»

«Io? Sono il passato che lei ha già vissuto, sono il presente di questo momento, oltre questo cancello sono il futuro da coltivare, il campo ed i fiori lo rappresentano, il cammino del suo destino ogni giorno lo leggo su questo giornale, spero sempre che lei apporti piccole varianti nella sua vita, come oggi. Se lei non avesse osato parlarmi, avrebbe continuato a vivere nella routine giornaliera, ignorando che c’è anche altro nella vita che bisogna scoprire.
La curiosità che oggi l’ha spinta ad attraversare la strada per raggiungermi, le ha dato l’opportunità di capire che la vita ha bisogno di rinnovarsi, di aprire nuovi orizzonti, e per questo bisogna porsi delle domande e non avere paura di porle per trovare la risposta che si cerca.
Da quando lei è nata vivo davanti a questo cancello, in attesa della sua visita. Sono qui per impedire ai semi di questi fiori dai mille colori, di contaminare le aiuole e i suoi giardini, e questo, solo per suo volere; anche se, secondo me, non c’è cosa più bella dell’innesto tra fiori di campo e di giardino per generare fiori unici, che possano rallegrare, con i loro colori, le sue giornate monotone e grigie, per poter regalare sfumature alle tappe importanti della sua vita. Lei fino adesso ha ignorato tutto di questo lato della sua strada, vivendo senza mai domandarsi se oltre i limiti, che si è posta, potesse esserci altro»!

Anna Giordano   novembre 2007                                           

venerdì 20 marzo 2020

EMERGENZA COVID 19 (Pensiero serale)

Se l'emergenza non emerge nelle nostre coscienze,
vuol dire che siamo ancora in molti
a sotterrarla insieme ai nostri morti. ( Pensiero rivolto a chi rimane egoista e non rispetta le regole! Restiamo a casa!)

Anna Giordano 20/03/2020