giovedì 26 settembre 2019

Pensiero serale: GUSTI E PREGIUDIZI


Se l'abito dovesse definire chi lo indossa, sarebbe come giudicare un innocente e condannarlo a morte, solo perché i vestiti non piacciono né al giudice e né ai giurati.

I gusti come i colori non si discutono, ognuno sceglie e adotta la propria linea. Guai ad essere schiavi dei gusti altrui e diventare per loro, 
tutti uguali!

Anna Giordano 10/09/2019

martedì 24 settembre 2019

PERCHÈ SI SCRIVE




Ci fu il primo giorno del mondo per l’essere umano, in cui la parola dischiuse le sue labbra per salutare il sorgere del sole.
Non si sa, se fu un parlare oppure un suono mozzo o ancora  un canto, allora la scrittura non esisteva ancora, nessuno lasciò il suo parlare scritto, non c’erano appuntamenti da dare, eppure l’uomo fu puntuale.
Gli uccelli cantavano insieme alla natura, e la parola era poco usata, erano suoni più che parole in cui si coglievano che d’espressioni, articolate, sillabate, strozzate in gola dallo stupore nell'aver visto nascere il sole, e l’uomo fu ancora puntuale, quando il sole lo stesso giorno andò a dormire nel mare, e ancor più grande fu lo stupore che raccontava un plenilunio.
Erano suoni mozzi, misti a singhiozzi, e solo lo sguardo parlava per lui.
Non c’erano filosofi e nemmeno dottori, né ministri o trattati sociali, c’era l’uomo, la terra ed i suoi componenti, liberi tutti e senza costrizioni.
Poi venne il tempo in cui l’uomo drizzatosi camminò, dominando dall'alto ciò che aveva visto un tempo in cui stava, sui quattro arti.
Vide i giorni, cambiarsi in stagioni e vide la vita cambiare nei suoni, la sua parola s’articolava ed imitava la voce del mondo, egli cantò il ritmo del vento, dell’acqua che scorre, il fruscio dei suoi passi nei campi incolti, ed imitò le voci dei boschi, girovagando da un punto all'altro in cerca di cibo e di calore; dalla savana alla foresta vergine, dalla tundra al deserto, che forse ancora non c’era, ma c’era il silenzio in cui s’adagiava, quando la notte, spenta la luna, incuteva timore all'uomo nel mondo.
Egli ne impiegò di tempo per pronunciare una vera parola! Accese il suo sguardo divenuto chiarore, quando il fuoco arrivò un giorno dal cielo, egli l’accolse come un dono di dei, si bruciò nel  toccarlo ed emise un suono di dolore, così iniziò a catalogare le parole, per indicare il bene e il male.
Pian piano nel tempo quelle stesse parole si tramutarono in scambio, poiché ai gesti esse s’aggiunsero, per rafforzare le idee e le vicende vissute, per dare un nome alle cose usuali, e man mano che il tempo passava, con le parole egli trasmise i sentimenti…Venne la sera e venne il giorno, poi ancora la sera e un altro giorno, e le parole divennero il sole che rispecchiava la luce interiore.

Passò il tempo e l’uomo, tra il giorno e la notte, tra la vita e la morte, lasciò di se, nei monili ed usanze, la sua cultura, custodita, interrata.
I suoi disegni sulle rocce, sulle tavole in legno, d’argilla, di pietra, disegni incisi sul ferro, sull'oro, su fogli di papiro, su pelli e pergamene, poi sulla carta, i disegni divennero segni, sposando i suoni della lingua in cui erano nati e assunsero diversi significati;
ci fu un’esplosione di segni e di scritture e l’uomo a poco a poco divenne più maturo ed erudito. Amava contemplare, raccolto sul ciglio dei cieli, il cammino verso le stelle, i pianeti e le terre lontane, incominciò a fare riflessioni e così nacquero, filosofi e profeti, poi venne il tempo in cui la parola, ormai da tempo nata, volle erudirsi, affinarsi, distinguersi fra le altre, e nacquero così poeti e scrittori, che tramandarono negli anni la sola cosa che fa vivere i popoli: la libertà del pensare che si trasforma in azioni, in esempi, in canzoni, in poesie, in leggi, in insegnamenti dei sentimenti, in parole magiche, tragiche, fantastiche, uniche, e innumerevoli sillabe se pure dissonanti negli idiomi, che sia cinese, arabo, francese, inglese, tedesco o italiano e passa…ha poca importanza, fan si che le parole siano libertà espressiva, di chi unendo le sue idee al gesto dello scrivere le rende eterne.

Anna Giordano 2007

CIECHI PER NON VEDERE




Sicuro,
ci sono le guerre che oscurano la luce della vita,
rendendo ciechi gli uomini con l’odio.

Popoli che non hanno più voglia di cantare,
poiché la loro musica è il dolore.

Ci sono poi le disfatte, e più in là,
ancora più in là,
la morte,
che osserva il corpo piegarsi sotto
il peso degli anni…e stupirsi che regga ancora.

La luce, strappata agli occhi di chi muore,
ucciso come uccello da trofeo,
tarpandogli le ali,
baratta il velo bianco con il nero.

Metropoli,
le cui periferie s’illuminano d ’oscurità,
in cui, bambini sessantenni,
vivono nella loro fine come tramonti senza albe,
e l’impotenza di non poterli aiutare,
ci rende ciechi per non vedere.

Il tempo corre, va’ troppo in fretta,
trascura la realtà che ci evita.

Gli specchi, riflesso di noi stessi,
sono rimasti intatti, 
non il coraggio di rimettersi in gioco,
né l’eleganza dell’umiltà, d ’essere nati ricchi,
  di mettersi nei panni d’altri,
per constatare se il sole brilla allo stesso modo.

Crediamo d ’essere superiori,
e non ci accorgiamo,
che siamo solo l’infimo di noi stessi,
davanti a tanta oscurità.

Anna Giordano 12/02/20107



IL VISO DELL'AUTUNNO




Si tinge d’oro e porpora 
il viso dell’autunno,
gli occhi suoi si bagnano 
di colori caldi,
sul viale del tramonto 
gli strascichi del tempo
vestono il suo corpo,  
che si piega al destino.

Scivolano sui i suoi fianchi 
rivoli di tristezza,
sulle sue guance lacrime 
bagnano l’allegrezza,
un coro di foglie morte 
cadute giù dall'albero
cantano insieme al vento 
l’autunno che avanza.

07/10/2018  Anna Giordano


lunedì 23 settembre 2019

LA STORIA DI UNA VITA




La storia di una vita 



voglio raccontarvi la vita nelle pieghe di una poesia,
nell'umore delle persone che rabbrividiscono
davanti ad un bicchiere d'emozioni, versate dalla vita per loro,
nel corso degli anni.

Una musica canticchia nella mente, un bambino che piange la sua fame,
un fiore che si schiude al risveglio del sole...
Voglio parlarvi di coloro che pregano prima della morte
e non si preoccupano affatto di quel che è loro dovuto.

L'attesa è un problema, a volte doloroso e altre volte importante, al punto che, l'importanza, rischia di essere dimenticata, per barattare l'istante con una goccia di miele, così per addolcire la loro vita prima che la morte li prenda.

Voglio parlarvi di quelle persone che hanno tutto, ma non l'apprezzano affatto, di quelli a cui manca il sorriso perché non conoscono che il dolore dei cammini tortuosi,
che la vita gli ha riservato,
come se Dio  li avesse dimenticati...  

Vi voglio parlare delle persone, che ogni mattina,
incrocio di loro lo sguardo spento dalla routine,
che costantemente li segue, rendendoli schiavi delle loro abitudini...
di quelli che vorrebbero cambiare e leggo nei loro occhi la voglia
di lasciarsi dietro tutto, ma a volte, non riescono a cogliere il volo di un sogno che rimane incompiuto.

Vita sfortunata, vita che cerca un'uscita,
un'oasi di pace, dove far prosperare la speranza
in attesa di un giorno migliore.
                 
12/07/2019  Anna Giordano









L' HISTOIRE D'UNE VIE




L’histoire  d’une vie

Je veux  vous raconter la vie dans les plis d'une poésie,
dans l'humeur des gens qui frissonnent
devant un verre d'émotions, versé pour eux par la vie,
tout au long des années …

Une musique qui fredonne dans la tête, un enfant qui pleure sa faim,
une fleur qui éclot au réveil du soleil…
Je veux vous parler de ceux qui prient avant la mort
et ne se soucient guère de ce qui leur est dû.

L'attente est un problème, parfois très douloureux et d'autres  fois  important, au point que , l’importance risque d'être oubliée pour troquer l’instant
avec une goutte de miel et adoucir ainsi,
leur vie avant que la mort ne les saisisse.

Je veux vous parler de ces personnes,
qui ont tout et ne l’apprécient guère,
de ceux, auxquels  le sourire leur fait défaut par ce qu’ils ne connaissent que la douleur  des chemins tortueux que la vie leur a réservé, presque comme si Dieu
les avait oubliés…

Je veux vous parler des gens,
dont chaque matin je croise leur regard éteint par la routine,  
qui sans cesse les suit en les rendant  esclaves  de leurs habitudes…
de ceux qui voudraient bien changer, et je leur lis dans les yeux,
l’envie de laisser tout derrière eux, mais parfois,
ils ne réussissent pas à prendre le vol d'un rêve qui reste inachevé.

Vie malchanceuse, vie qui cherche une sortie,
un havre de paix où faire prospérer l’espoir
dans l’attente d’un jour meilleur.

 Anna Giordano 12/07/2019


sabato 21 settembre 2019

IL TEMPO DI UNA ESTATE. (L'estate ci lascia con questa poesia)

L'estate si è spogliata
lasciando i suoi vestiti sulla spiaggia,
il mare li porta via con le sue onde e
il vento settembrino, innamorato, li accarezza e poi cancella, con rabbia,
le orme dei suoi passi sulla sabbia.

Forse sarà perché ha già la nostalgia dei suoi profumi
di cui più non s'inebria,
oppure, 
gli mancano quei momenti folli
di quell' amore estivo, rimasto inciso nel cuore solo di loro due.

Lei intanto, ripone nella valigia,
i più caldi ricordi: i baci con le carezze e il loro ultimo abbraccio e chiude col catenaccio, il tempo che ha cavalcato e che indietro mai più ritornerà. 


21/09/2019 Anna Giordano