Un blog universale per chi ha voglia di leggere: poesie, racconti, riflessioni, aforismi e tantissime altre bizzarrie della scrittura viste attraverso gli occhi dell'anima, accompagnate da tante fotografie. "TUTTI I DIRITTI D'AUTORE SONO RISERVATI"
martedì 1 ottobre 2019
lunedì 30 settembre 2019
IN CERCA DI PACE
La morte non è pace, ma solo sofferenza
per chi rimane in vita e soffre
dell’ assenza.
La pace non si trova all'angolo di strada,
esposta come merce sulle
bancarelle.
La pace non si compra, la pace
si coltiva!
La pace vive solo se tu puoi darle vita,
la vita resta tale se tu puoi darle pace,
e non cercarla altrove, la trovi
solo in te.
Coltivala nel cuore e sappila donare,
a tutti quelli che non hanno
pace in sé
e per guarir dal male tu offrila a chiunque
vedrai che in ogni dove un fiore sboccerà.
Dedicata a tutti i bambini vittime dell’assurde guerre
degli adulti
Anna Giordano 08/04/2017
venerdì 27 settembre 2019
Pensiero serale: L'ATTIMO
"Meglio vivere un attimo intenso, che non un'eternità passiva".
Anna Giordano
giovedì 26 settembre 2019
Pensiero serale: GUSTI E PREGIUDIZI
Se l'abito dovesse definire chi lo indossa, sarebbe come giudicare un innocente e condannarlo a morte, solo perché i vestiti non piacciono né al giudice e né ai giurati.
I gusti come i colori non si discutono, ognuno sceglie e adotta la propria linea. Guai ad essere schiavi dei gusti altrui e diventare per loro,
tutti uguali!
Anna Giordano 10/09/2019
martedì 24 settembre 2019
PERCHÈ SI SCRIVE
Ci fu il primo giorno del mondo per l’essere umano, in cui
la parola dischiuse le sue labbra per salutare il sorgere del sole.
Non si sa, se fu un parlare oppure un suono mozzo o
ancora un canto, allora la scrittura non
esisteva ancora, nessuno lasciò il suo parlare scritto, non c’erano
appuntamenti da dare, eppure l’uomo fu puntuale.
Gli uccelli cantavano insieme alla natura, e la parola era
poco usata, erano suoni più che parole in cui si coglievano che d’espressioni,
articolate, sillabate, strozzate in gola dallo stupore nell'aver visto nascere
il sole, e l’uomo fu ancora puntuale, quando il sole lo stesso giorno andò a
dormire nel mare, e ancor più grande fu lo stupore che raccontava un
plenilunio.
Erano suoni mozzi, misti a singhiozzi, e solo lo sguardo
parlava per lui.
Non c’erano filosofi e nemmeno dottori, né ministri o
trattati sociali, c’era l’uomo, la terra ed i suoi componenti, liberi tutti e
senza costrizioni.
Poi venne il tempo in cui l’uomo drizzatosi camminò,
dominando dall'alto ciò che aveva visto un tempo in cui stava, sui quattro arti.
Vide i giorni, cambiarsi in stagioni e vide la vita cambiare
nei suoni, la sua parola s’articolava ed imitava la voce del mondo, egli cantò
il ritmo del vento, dell’acqua che scorre, il fruscio dei suoi passi nei campi
incolti, ed imitò le voci dei boschi, girovagando da un punto all'altro in
cerca di cibo e di calore; dalla savana alla foresta vergine, dalla tundra al
deserto, che forse ancora non c’era, ma c’era il silenzio in cui s’adagiava,
quando la notte, spenta la luna, incuteva timore all'uomo nel mondo.
Egli ne impiegò di tempo per pronunciare una vera parola! Accese
il suo sguardo divenuto chiarore, quando il fuoco arrivò un giorno dal cielo, egli
l’accolse come un dono di dei, si bruciò nel
toccarlo ed emise un suono di dolore, così iniziò a catalogare le parole,
per indicare il bene e il male.
Pian piano nel tempo quelle stesse parole si tramutarono in
scambio, poiché ai gesti esse s’aggiunsero, per rafforzare le idee e le vicende
vissute, per dare un nome alle cose usuali, e man mano che il tempo passava,
con le parole egli trasmise i sentimenti…Venne la sera e venne il giorno, poi
ancora la sera e un altro giorno, e le parole divennero il sole che
rispecchiava la luce interiore.
Passò il tempo e l’uomo, tra il giorno e la notte, tra la
vita e la morte, lasciò di se, nei monili ed usanze, la sua cultura, custodita,
interrata.
I suoi disegni sulle rocce, sulle tavole in legno,
d’argilla, di pietra, disegni incisi sul ferro, sull'oro, su fogli di papiro,
su pelli e pergamene, poi sulla carta, i disegni divennero segni, sposando i
suoni della lingua in cui erano nati e assunsero diversi significati;
ci fu un’esplosione di segni e di scritture e l’uomo a poco
a poco divenne più maturo ed erudito. Amava contemplare, raccolto sul ciglio
dei cieli, il cammino verso le stelle, i pianeti e le terre lontane, incominciò
a fare riflessioni e così nacquero, filosofi e profeti, poi venne il tempo in
cui la parola, ormai da tempo nata, volle erudirsi, affinarsi, distinguersi fra
le altre, e nacquero così poeti e scrittori, che tramandarono negli anni la
sola cosa che fa vivere i popoli: la libertà del pensare che si trasforma in
azioni, in esempi, in canzoni, in poesie, in leggi, in insegnamenti dei
sentimenti, in parole magiche, tragiche, fantastiche, uniche, e innumerevoli
sillabe se pure dissonanti negli idiomi, che sia cinese, arabo, francese,
inglese, tedesco o italiano e passa…ha poca importanza, fan si che le parole siano
libertà espressiva, di chi unendo le sue idee al gesto dello scrivere le rende
eterne.
Anna Giordano 2007
CIECHI PER NON VEDERE
Sicuro,
ci
sono le guerre che oscurano la luce della vita,
rendendo
ciechi gli uomini con l’odio.
Popoli
che non hanno più voglia di cantare,
poiché
la loro musica è il dolore.
Ci
sono poi le disfatte, e più in là,
ancora
più in là,
la
morte,
che
osserva il corpo piegarsi sotto
il
peso degli anni…e stupirsi che regga ancora.
La
luce, strappata agli occhi di chi muore,
ucciso
come uccello da trofeo,
tarpandogli
le ali,
baratta
il velo bianco con il nero.
Metropoli,
le
cui periferie s’illuminano d ’oscurità,
in
cui, bambini sessantenni,
vivono
nella loro fine come tramonti senza albe,
e
l’impotenza di non poterli aiutare,
ci
rende ciechi per non vedere.
Il
tempo corre, va’ troppo in fretta,
trascura
la realtà che ci evita.
Gli
specchi, riflesso di noi stessi,
sono
rimasti intatti,
non
il coraggio di rimettersi in gioco,
né
l’eleganza dell’umiltà, d ’essere nati ricchi,
né di mettersi nei panni d’altri,
per
constatare se il sole brilla allo stesso modo.
Crediamo
d ’essere superiori,
e
non ci accorgiamo,
che
siamo solo l’infimo di noi stessi,
davanti
a tanta oscurità.
Anna
Giordano 12/02/20107
IL VISO DELL'AUTUNNO
Si
tinge d’oro e porpora
il viso dell’autunno,
gli occhi suoi si bagnano
di colori caldi,
sul
viale del tramonto
gli strascichi del tempo
vestono
il suo corpo,
che si piega al destino.
Scivolano
sui i suoi fianchi
rivoli di tristezza,
sulle
sue guance lacrime
bagnano l’allegrezza,
un
coro di foglie morte
cadute giù dall'albero
cantano
insieme al vento
l’autunno che avanza.
07/10/2018 Anna Giordano
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