mercoledì 19 gennaio 2022

L'UMANITA' - Voce e testo di Anna Giordano - Regia di Domenico Ernandes


L' umanità un’ immensa fornace di sentimenti, 
che ardono e plasmano l'animo umano, forte e fragile allo stesso tempo.

Com'è strano l'uomo, crea guerre per annientare popoli e si commuove all'ascolto di una melodia.

Come è  strano l’essere umano,

imbandisce tavole per festeggiare la vittoria ed erige muri per impedire agli altri di mangiare.

Com'è strano l'essere umano 

nella sua mente ha un groviglio d'idee, eppure, non pensa mai a scartare quelle cattive, 

le lascia insieme alle altre mentre maturano e non riflette che possono, 

come le mele, bacare quelle buone.

Che strano l'essere umano,  ha il cuore per amare e il fegato per uccidere.

Già! È capace di odiare e amare allo stesso tempo la stessa persona, accusando l'amore e non sé stesso, di coltivare la gelosia insieme alla passione e non ammette 

che accostarla all'amore può far scoppiare in lui la febbre della follia!

 Anna Giordano 

 

 


martedì 4 gennaio 2022

COS'E' NATALE? - Testo di A.Giordano - Voci di G. Abate e L. Stanziani -...


                                           Cos’è Natale?                                                                      

                                Voce narrante: INTRODUZIONE                           

La mamma col bambino sta addobbando l’albero di Natale ed il presepe. 

Gennarino domanda alla mamma…

 

GENNARINO - Mammà, ma cos’è Natale? 

MAMMA          - Eeee, Gennarììì!  Ma che domande sono queste? Comme si nun ‘o sapisse cher’è!

                             Lo festeggiammo tutti gli anni!

GENNARINO - No, io voglio sapé pecché ogni anno facciamo l’albero e per giunta anche il

                            presepe? Che mi costa un giorno di raccolta per il muschio, e che non posso

                            andare neppure la domenica a jucà’o pallone, pecché papà decide sempre di

                            andare a raccoglierlo la domenica. E in più devo aiutarti a fare il presepe e

                            l’albero! Ho pure il diritto di sapere non ti pare?

 

MAMMA   - Sì, Gennarì! Ma tu’o ssaie che Natale se festeggia in tutto il mondo, che centinaia

                      di famiglie fanno la festa in casa, e i bambini aspettano Babbo Natale che gli porta

                      i doni, e si mangiano tante cose buone, come pure ‘o nonno, ch’aspetta Natale

                       cull’ove m’piette, pe se magnà tutte quelle che nun se’ magne dint’a tutto l’anno!

                      Senza parlà poi ‘e zi Vicienzo, ca’ è meglio ‘e lle fa dieci vestiti e non  invitarlo a

                      mangiare a Natale.

                      Poco fa, m’ha telefonato dicenne che vuleva sapé cosa preparavo di buono per la

                      Vigilia e per Natale. Eh…no! Perché lui… non gli basta un giorno! A tavola ci

                      resta duje juorne d’affilato, Gennarì!

 

GENNARINO - Ma tu perché lo inviti, mamma, e non gli dici che quest’anno non stai bene? 

MAMMA       -  Occhéé ? Tié! E perché devo attirami la jella addosso?

GENNARINO - Mammà , io una cosa non ho capito. 

MAMMA        -  Speriamo che sia l’ultima Gennarì!

GENNARINO  - Ma, perché al nord è Babbo Natale a portare i regali il 25 dicembre e qui,

                            come al solito, e agge fatte pure o cunto, arrivano cu trirce Juorn’ ‘e ritardo,

                            il 6 gennaio, ora dirai che il 13 porta furtuna?

MAMMA          - Bravo Gennarì,  hai trovato da solo la risposta, anche perché quest’anno 

                             come gli altri anni Babbo Natale ha incaricato la Befana di portarteli.

GENNARINO   - Ecco appunto, parliamone! Mi sai dire perché Babbo Natale, che è un vecchio, 

                             ci manda una donna che è vecchia pure lei, c’a putesse f’arrupusà ‘nu poco;  

                             ca ce song tanti giovani precari ca nun tenene ‘a fatica, pecché  nun lascene 

                            ‘o post’a loro?

MAMMA           - Gennarì, ma che idee te venene ‘ncape, nunn’ avive ditte ch’era l’ultima

                              domanda?  Chesta, me pare’n’inchiesta!

GENNARINO  - Maaaa’,  io sono ormai grandeee! Ho quasi dieci anni e ‘na cosa non agge capito,

                            perché a Natale se fa festa, ma pe’ chi? Pe’ nuie o pe ‘o Bambino Gesù?

MAMMA          - Ma è la festa di tutti, è la nascita di Gesù è il suo compleanno!

GENNARINO    - Ah ! Ma allora pecché fin’e mo non l’hai detto e mi hai parlato di tutto, 

                               fuorché d' 'o festeggiato?

MAMMA           - Gennarì, oggi nun te capisco!

GENNARINO    - Eh! ‘O ssapevo! So io, ca mo, agge capito,  tanto ‘o sacce che doppe Natale, tutto

                              fernisce.

                              Passat’o santo e passat’è a festa! Pigliamme ‘o Babeniello cu’ e pasture, e li

                              mettiamo a dormire pe n’anno, dinte a nu scatulo chiuso e ‘mpulverato,

                              scurdannece  e Isso…

                             fin’all’anno che’vvene!

                                                                            

                                                                 Anna Giordano dicembre 2008.

                              

 

 

 


lunedì 3 gennaio 2022

IL VECCHIO E LA TERRA (Racconto)

 “Terra scura grassa e fertile, terra, che aratro taglia e zappa accarezza, compagna e amica che mai mi ha deluso…” 

Così diceva il vecchio Germano, quando l’autunno avanzava ed i campi dovevano essere arati per la semina per il lungo riposo invernale…

Germano sin da piccolo era vissuto nei campi, non c’era giorno che non toccasse oppure soltanto sfiorasse la terra… la sua terra, quella che l’aveva visto nascere.

Sì, perché lui nacque un 18 luglio di un anno che non ricorda più… in un campo di grano.

Immobile, disteso, come quel giorno guarda il cielo, dall'unica finestra.

Sotto di essa, il suo letto.

Sorride al sole che in quello stesso mese, di un anno dimenticato, l’ha baciato per la prima volta.

In attimi di lucidità racconta la sua storia, che ripetute volte ha già raccontato: la sua nascita fra le spighe di grano mature e la sua vocazione per la terra. 

L’ama, e dice:

 - È sempre stato tutto quel che ho posseduto, chissà alla fine chi è stato veramente posseduto, io o lei ?- 

Poi rivolgendosi al piccolo Germano, di appena 12 anni, con voce debole gli sussurra:

- Vedi piccolo mio, tu sei il germoglio ed io il ramo da segare, ormai nonno deve lasciare spazio a chi ha braccia forti, mi devo riposare, affido a te la mia terra, rendila con le tue mani, verde e rigogliosa, non l’abbandonare, ha bisogno d’amore, quanto una novella sposa, carezza le sue gemme in primavera e veglia che nessuno e niente distrugga i suoi germogli, proteggili affinché, essa, sia fiera d’essere la loro madre.-

Volgendo gli occhi alla finestra sorrise quasi rassicurato che, il piccolo avesse intuito la sua disperazione.

Lasciare la sua compagna di sempre, quella in chi ha riversato le sue gioie e dolori, la sua forza e delicatezza, quella per chi il sudore che aveva versato, ha sempre contraccambiato le sue fatiche e speranze con i frutti che il suo ventre ha nutrito, di cui le radici sprofondando, ne hanno succhiato il sangue, sì, quello della sua amata terra. 

Germano, un uomo forte.

La sua saggezza l’aveva appresa da essa e dal cielo, il suo guardiano; quando lo scrutava, gli parlava attraverso i segni che gli inviava, Germano riusciva a leggere nei suoi umori cangianti e capiva, che doveva proteggere lei dalla grandine che stava per arrivare, ancor quando il sole splendeva, fenomeno che i vecchi, durante la sua giovane età, gli avevano insegnato a deviarne il corso, chissà per quale magia, oppure amore per la sua amata, egli vi riusciva…

Il piccolo Germano, teneva la mano del nonno, mentre si era assopito, guardandolo lo accarezzò con la sua, che non era ancora da uomo e neppure più da bambino, una mano che nonostante il sonno, il nonno strinse delicatamente, lui sorrise e l’abbracciò, nell'orecchio, lasciò scivolare un candido:

- Va bene nonno conta su di me. –

Germano sorrise dolcemente e con la poca forza che gli restava passò la mano sulla sua guancia e aggiunse:

- Quando sarai solo con lei, raccontale il mio amore, liberala dalle prigioni di rovo, che la infestano insieme alla gramigna e non lasciano germogliare le sue gemme preziose, essa è buona e lascia spazio a tutti fino a farsi divorare, non permettergli di distruggersi per amore, fa che la sua bontà non sia carpita da erbe infestanti, tienila pulita, perché vesta sempre di smeraldi e topazi,

che la sua chioma possa cambiare ogni stagione, e dal suo aspetto tu possa capire che ti darà come a me ha dato, il suo amore in frutti…-

L’amore che il nonno nutriva per la terra che lui, il nipote, aveva visto solo come terreno e basta, aveva preso, con quelle parole, un altro aspetto.

Nel suo cuore ormai, albergava un sentimento di rispetto e gratitudine verso di essa, gli stessi che nel nonno si erano trasformati in amore.

 

Anna Giordano. 16/09/2007

 

lunedì 27 dicembre 2021

LETTERA A GESU' BAMBINO - Voce e poesia di Anna Giordano - Regia di Dome...


Caro Gesù Bambino,

Natale è ormai vicino,

molti sono i credenti,

diventati miscredenti .

 

l’amore che ci hai insegnato,

Nel tempo si è smarrito .

Gli uomini han barattato,

il cuore con un sasso ,

 

han scelto per amico ,

il male, tuo nemico.

Parlano solo d’odio,

di guerre e di vendette,

 

come tu nel Vangelo

parli solo d’amore .

caro Gesù Bambino ,

fa’ che nei loro cuori ,

 

si svegli per la tua nascita ,

il dormiente amore,

fendi la pietra che

ha sostituito il cuore,

e fa’ che vi germogli

un filo d’erba e un fiore,

 

in nome dell’amore,

per generare un oasi

di pace e di dolcezza ,

affinché il deserto in essi

ridiventi un cuore.

                                         

Anna Giordano  12/12/2005


MI MANCHI - Voce e poesia di Anna Giordano - Regia di Domenico Ernandes


 A te che mi seducevi con sorrisi crespi di solitudine nel vespro.

A te che mi riempivi delle profondità dei tuoi abissi.

A te che conducevi lo sguardo mio nell'immensità della tua luce;

dedico questo scritto, per non dimenticarti,

ora che vivo lontana dal tuo sguardo azzurro.

Mi manca la tua luce che cerco di barattare col blu del cielo

e il verde dei campi...

 

Dio come sei bello, mare!

Come sei perfetto nonostante le tue rughe,

e le fossette porose disegnate dal vento;

il destino delle tue onde

si arresta ai piedi delle rocce.

 

Gabbiani dominatori,

sulle sommità delle colline in pietra,

adottano gli atteggiamenti di un pensatore africano.

 

Mi piacerebbe viaggiare nella loro anima,

per vivere anche soltanto un attimo,

il loro sguardo su di te.

 

Pescatori in cerca di solitudine,

assaporano la tua tranquillità

seduti sui tuoi marciapiedi,

tappeti di mosaici rocciosi…

Amo quei marciapiedi,

che perpendicolari si slanciano verso il tuo infinito.

 

Mare, sei il solo viso che conosco,

la cui bellezza pare eterna,

che piova, faccia bello,

soffi il vento o l’aria non respiri,

sei sempre là,

vestito d’espressioni diverse

ed infinitamente seducente…

 

Che tu gioisca o no dei raggi solari o lunari,

lo sguardo tuo resta,

terribilmente luminoso d’emozioni.

 

Incantata dai tuoi movimenti,

a ogni istante le tue onde si spingono nel mio profondo,

ne sento l’odore ed il rumore e l’eco dei tuoi passi,

come musica inedita,

vestiti di grazia in me si ripetono,

regalandomi l’eleganza di una danza,

di cui lo stile dimora indefinito.

                                                                            

12/10/2007                   Anna Giordano

 


sabato 18 dicembre 2021

OBLIVION - Musica di Astor Piazzolla - Voce e poesia di Anna Giordano -...


Oblivion (Oblio) Poesia di Anna Giordano dedicata all'omonimo brano del Maestro: Astor Piazzolla, un omaggio al centenario della sua nascita. Ah! Musica! Cosa non suggerisci al cuore! Note in una notte di solitudine, cadono liquide dal pentagramma sull’anima e con dolcezza infinita l’anneghi … Lacrime suggerite dalla tua immensa bellezza, accarezzano i cuori, li apri e li fai parlare da soli. Lunga è la nostalgia di ogni nota, che scivola negli sguardi fugaci di eterni sognatori. Oblivion è la parola che strugge chi aspetta una carezza, un dolce sorriso, la luce di uno sguardo che cerchi nella speranza di ritrovarne l’essenza… Musica, sei lo specchio d’ogni emozione, t’infrangi come l’onda sulla riva, ma lasci la tua impronta! Musica, la mia anima torturi con dolcezza, mi basta solo ascoltarti per rendermi felice, m’infondi quel soffio autunnale d’ambrata malinconia. Oblivion! Come dimenticare la bellezza delle tue struggenti note? Penetrano l’anima come i raggi di sole, le nuvole, sfidando d’illuminarne la più profonda oscurità che la abita!


15/03/2021 Anna Giordano

giovedì 2 dicembre 2021

SICILIA - Voce e poesia di Anna Giordano - Regia di Domenico Ernandes


 Sicilia, 

dal borgo dello Zingaro,      

dove la natura silenziosa parla

e lo sguardo ne ascolta le bellezze,

che trafuga portandoli nel cuore,

 insieme ai palazzi gentilizi,

e ai duomi barocchi.

Divincolandosi tra vicoli ciechi,

sostando sulle pietre dei templi…

per poi riposarsi all’ombra

 degli ulivi, al fresco nei chioschi

di antichi conventi.


Le vecchie case abbandonate,

ruderi eterni di eterni ricordi…

Sicilia:

Terra di grandi sapori, 

cucine di anziane signore,

regalano il gusto al palato

gratificando l’olfatto,

con  tradizioni antiche,

di dolci mandorlati,

di cannoli farciti,

granite d’agrumi,

canditi e profumi.

 

Sull'Etna  sentieri da eruzioni tracciati 

giungono fino al mare

dove il faro strabrilla e rischiara le  barche 

sotto il manto lunare.

 

Sulle piazze lastricate

bisbigliano i segreti dello struscio.

Sicilia:

terra di meraviglie,

di sole e d’amore,

che emerge e si rinnova

sgorgando come lava dagli abissi marini.

 

Terra, dove gli dei distrussero le loro ali

per rimanere là nell'isola Trinacria,

unica, senza eguali.

 

 Là, dove la zagara olezza

profumo di eterna bellezza,

e dove la gente teme gli uomini di vendetta,

e con la paura in gola pregano il Signore.

 

Sicilia:

dove  i sorrisi dei vecchi,

seduti sull'uscio di casa,

sulle terrazze dei bar,

nascosti nei vicoli ciechi,

guardano il tempo passare

nei passi degli altri,

aspettando il domani 

fino alla fine dei giorni.

 

Sicilia:

Baciata dal sole, dal mare,

dall’arte e le sue melodie.

 

Terra

di pupi, di aspri sapori 

profumi sparsi nell’aria d’agrumi,

di occhi profondi,

dei  fondali marini,

neri,

come la lava

dei suoi irruenti vulcani.

Fanno del tutto la terra

che ami!

 

Anna Giordano  07/06/2017