domenica 2 giugno 2024

RACCONTO: QUESTA È LA MIA VITA.

 

Il racconto l'ho scritto un bel po' di tempo fa. Lo costruii con i titoli di 100 racconti scritti da miei amici di penna, un esperimento, che chi ha ama scrivere e vuole giocare con le parole, può provare a farne da canto  suo un  esperimento;

 i titoli sono scritti in maiuscolo  ed in grassetto, senza subire variazioni a parte qualche virgola per dividere i titoli. Un esperimento che ho trovato stimolante e vi propongo invitandovi a provarci poiché  molto divertente. 

Basta giusto un po’ di fantasia. Il titolo è:

 

QUESTA È LA MIA VITA.

La casa in cui da piccolo abitavo, era LA CASA SULLA COLLINA, l’indirizzo non l’ho dimenticato: Via I ZOI EROS THANATOS, N° 1659462 BIS, uno strano nome per una via e ancora più strano il numero…per raggiungerla oggi, si può improntare la MILANO TANGENZIALE EST, invece durante GLI ANNI DELLA GUERRA, per raggiungerla, si passava dal PONTE DI LEGNO che univa le due sponde del fiume.

MENTRE FUORI NEVICA, penso a quanto accadde: fu TUTTO IN UNA SOLA NOTTE, MI SVEGLIAI, era LA QUINTA NOTTE, che non riuscivo a dormire, quando, NEL BUIO DELLA CAMERA un gioco di LUCE E OMBRA proiettò sul muro della mia fantasia, un’immagine in cui vedevo IL MAESTRO, che indossava IL MANTELLO  NERO del nonno, accompagnato da una ragazza, che battezzai: “ LA RAGAZZA COL SOMBRERO e il PONCHO PURPUREO” lei danzava e vidi tutto a colori,  mi feci piccolo, piccolo, nascondendomi sotto le coperte e spiai, quando la STANCHEZZA MORTALE mi prese, pronunciai la formula magica che mi ero inventato per i miei giochi, quando ne avevo abbastanza : DI VENTO COME IL VENTO NEL VENTO,  FINO A FARTI SPARIRE…e si dileguarono nel nulla, così smisi di torturare IL LENZUOLO RICAMATO dalla nonna, che avevo attorcigliato con le mie manine, per la paura. Gridai, aiuto e raccontai tutto a mia madre che, esclamò: “BUGIE” e mi lasciò solo col buio per ritornare dal suo amico: L’ORGOGLIONE, che odiavo. Invano gridai quella notte: “NON FARLO TI VOGLIO BENE! Ma lei face finta di non sentire... già, ancora un RICORDO D’INFANZIA amaro.

Però, ricordo in particolare UN GIORNO SPECIALE, non UN GIORNO COME TUTTI GLI ALTRI, Stavo da solo in casa, quando il nonno giunse, gli chiesi a bruciapelo:

      -     Nonno MI CI PORTI AL LAGO? - Lui sorpreso mi rispose:

 -     TONINO, GUARDAMI: ti ho promesso di portarti al mare per fartelo conoscere, ricordi,

       che ne dici se ci andiamo giovedì?

-        GIOVEDÌ MERCATO! No, nonno io voglio andare al mercato, per comprarmi IL CAMION DI LATTA e IL CANE DI KERIOTH in peluche, e due libri: JACK, IL FANTINO PERDUTO e IL MOSAICO DEL MONDO, e pure LA BICICLETTA ROSSA, l’ho chiesta a Babbo Natale e non me l’ha mai portata, ho scritto anche una LETTERA A GESÙ BAMBINO, penso che non sono abbastanza bravo; LA VOGLIA DI CAMBIARE è tanta nonno, dimmi cosa devo fare?

-        NADA MAS, piccolo, adesso senza dire nulla a tua madre, IN PUNTA DI PIEDI facciamo una fuga: andiamo al mare.

-        Bello! Vado a dirlo al mio amico pupazzo PITZU CULU O COSTA, con lui mi confido sempre…

Scappai su per le scale, presi al volo la mia coperta inseparabile e dissi al mio amico:

      -     Sai che vado al mare?

Lui mi guardava immobile, quasi dispiaciuto, forse pensava che portassi con me altri giocattoli, così lo rassicurai e gli dissi:

-        Ma no, siamo: IO, IL NONNO E LA COPERTA DI PAPERINO, al che, accennò quasi un sorriso, così lo salutai e raggiunsi il nonno, che mi aspettava sulla sua automobile.

Mi disse:

-        Siediti AL POSTO TUO, come d’abitudine presi la pistola giocattolo che stava sotto il sedile e la puntai come sempre, per giocare, sulla schiena del nonno dicendo: AGENTE 00 SETTETE ti ho in mano CARO JOE, prima di morire vuoi una CARAMELLA?

-        No!

Disse mio nonno,

-        Adesso non è il momento di giocare, partiamo se no arriviamo tardi per il sorriso

-        Quale sorriso?

-        È una vecchia storia, quella di un uomo che tutti chiamavano IL VAGABONDO perché faceva molti VIAGGI, in realtà aveva un nome e la sua storia s’intitola appunto: IL VIAGGIO D’ALFONSO.

Il nonno era partito ormai da un bel po’e la storia ci aveva accompagnato fino alla nostra meta.

Lui seguitò, scendendo dall’auto, a raccontare, aspettavo con ansia di sapere di chi era il sorriso da cui era partito tutto il racconto, ad un tratto s’interruppe e mi disse:

-        Eccolo là, guarda! Quello è il mare, e giù in fondo dove vedi che si congiunge col cielo è l’orizzonte, dimmi cosa vedi?

Guardai e cercai di scorgere qualcosa oltre l’immensa distesa azzurra d’acqua, il mare era SBATTUTO dal vento contro gli scogli, era uno spettacolo indescrivibile, tanto da mozzarmi il fiato, i miei occhi erano lucidi di gioia annegavano nelle sue acque, sorridevo, non avevo mai visto tanta bellezza, scrutai attentamente ogni minimo anfratto, ogni onda, ma non vedevo nulla d’altro, così, dissi:

-        Non so nonno, tu cosa vedi?

-        Veramente lo avevo chiesto a te, ma visto che oggi sono in vena di regali, ti dico che vedo:

      IL MARE CHE RIDE,

-        Ride?

-        Sì, ride perché l’hai abbracciato.

-        HO ABBRACCIATO IL MARE, ma sei sicuro nonno?

-        Sì, mi è bastato guardare la gioia che ho letto nel tuo sguardo, lo hai abbracciato con i tuoi occhi.

A quelle parole VOLEVO VOLÀ, CON LA GIOIA E COL DOLORE, che aveva provato per la storia raccontata dal nonno durante il viaggio, IL GABBIANO E LA CATTIVA COMPAGNIA di una signora, che UNA TERRENA TRAGEDIA colpì nel lontano

17 DEZEMBER 1908 una chiesa, nella quale si stava svolgendo una funzione. L’organista suonava le VARIAZIONI DI GOLDBERG AD UN VOLUME ALTISSIMO, tanto che aveva irritato ancor di più il pilota di dirigibili, intento a bisticciare con la suocera, che abitava con lui nella casa a due passi dalla chiesa.

La disputa era accesa e lei gridava:

-        PRIMA O POI, A CASA D’ELISA SENZA DI TE, si starà meglio, ADRIANO STA CRESCENDO e tu 

non puoi dargli tutto quello di cui ha bisogno, come pure A MARIA,

      non potrai farla studiare!

-        Ma C’è ANCORA TEMPO! Sei come LA PETTEGOLA DELLA PORTA… RACCONTA ! Lancia LA PIETRA, ULTIMA tua cattiveria, chiamami come fai sempre

     tu “IL MENDICANTE”, è sempre LA SOLITA MINESTRA, ma sarà L’ULTIMA!

SCOSSA, lei lo guardò interrogandosi… e lui aggiunse:

-        OGGI VIVO per l’ultima volta, LA VITA CONTINUA per la sua strada e NESSUN DOLORE  SARà NEMICO DI ME STESSO, aprite una bottiglia di DON PERIGNON  ed auguratemi CENTO DI QUESTI GIORNI, perché il mio sarà un SUICIDIO IN ATTO BREVE!

-        Ma cosa dici, cosa hai in mente? Avevano ragione i medici di dire che non eri normale quella volta, quando, fosti ricoverato in ospedale, che cadesti in uno stato di AMNESIA totale, sulla CARTELLA CLINICA 

      NR 2179 lessi che, la notte facevi delle strane CONVERSAZIONI COL BULLECCO parlavi d’ARTE PASSIONE E FOLLIA, parlavi di certe CONFESSIONI DI UN NOTEBOOK  una parola che non esiste, scrivevi ed affermasti: prendo APPUNTI PER UNA STORIA CHE NON SCRIVERÒ, UNA FAVOLA PER NOEMI, a chi ti riferivi?

      Agli ASTRI PARALLELI, I GIRINI, 

      ai BARATTOLI VUOTI, LA LISCA,

      ai VIAGGI, a tutti gli appunti 

       insensati che scrivevi sul tuo 

      PORT-FOLIO un altro nome da 

       te inventato? 

      La tua è UNA STORIA DA 50 LIRE,

    non tiene in piedi, perché tanto vali tu:

     CINQUANTA LIRE!

BIANCO dalla rabbia il pilota gridò:

-        Il mio racconto doveva essere SEMPLICEMENTE DEDICATO A TE!

SIGNORA DEI BACI, non ricordi vero?

 Poi, gridò:

-        WHO’S YOUR DADDY ?

 Ed uscì sbattendo la porta. Come un folle, corse verso il suo dirigibile, che stava nel campo accanto alla sua casa, si alzò in volo e si andò a schiantare sulla chiesa in cui la suocera si era precipitata per chiedere aiuto, per fermarlo.

La tragedia avvenne con un CRASH che provocò l’incendio della chiesa e le case circostanti, uccidendo un centinaio di persone, tantissimi furono i feriti, così finì il suo ultimo viaggio.

-        Il nonno seguitò dicendo:

-        Da quelle ceneri, videro alzarsi in volo un gabbiano, forse, l’anima d’Alfonso, che volò

      ancora una volta sul mare, che lui

       amava più di ogni cosa, effettuò 

      il suo ultimo volo da gabbiano,                      lasciando in eredità al mare il    suo sorriso, lo stesso che il mare trasmette a chi lo vede per la prima volta, come è successo a te.

Ripartimmo e durante il tragitto pensai più volte a quante cose avevo appreso in quella giornata. Il nonno si fermò dopo trenta chilometri davanti a un bar: “IL MARINS”, per avvertire mamma della nostra assenza prolungata. Entrò nella cabina, compose il numero e disse:

-        PRONTO, C’È UALCUNO?  Lei non c’era, non era mai in casa, come al solito rispose quella fottuta segreteria telefonica, che diceva sempre la stessa frase e che odiavo:

-        LASCIATE UN MESSAGGIO DOPO IL SEGNALE ACUSTICO…bip.

-        Ciao sono papà, ho preso Tonino con me, arriveremo per cena…

Io nel frattempo avevo spalancato la portiera dell’auto ed un AROMA DI VINO proveniente dal bar m’investì; il nonno finito la sua telefonata, dalla cabina si diresse nel bar uscendone, con due buste e porgendomene una, disse:

      -    Prendi, questa è per te, so che ti piacciono le patatine e questo è il POPCORN PER NICOLÒ, così non ci terrà il broncio per non averlo preso con noi.

Sorrisi immaginando la faccia di mio fratello, quando gli avrei raccontato che il mare mi aveva sorriso, almeno avevo un testimone che poteva affermare la verità, e per una volta non mi sarei sentito dire, bugiardo!

 

Anna Giordano 04/09/2008

 

 


CI SONO DONNE - Poesia di Carlo Coppola - Voce e regia di Domenico Ernandes



Ci sono donne  

 

Ci sono donne che non vorresti incontrare mai, 

ci sono donne che vorresti sol per fare l’amore. 

Ci sono donne che non vorresti amare mai, 

ci sono donne che vorresti 

ma … 

loro non vogliono te. 

Ci sono donne come te 

Io ho incontrato te. 

Tu che mi ascolti anche quando non parlo, 

tu che mi riscaldi quando ho freddo 

mi consoli se piango, 

mi fai grande anche se non sono niente. 

Ci sono donne … 

Tu sei la mia donna, 

tu sei donna, mamma, 

sorella moglie, 

tu sei cosa voglio, 

tu sei mia, 

anche quando ti faccio piangere, 

anche quando non ti merito, 

so quando mi odi, 

quanto mi ami, 

so chi sono e chi sei, 

ci sono donne ... 

Tra tutte le donne amo solo te!  

                      

_______________________________________

 

Hay mujeres   

  

Hay mujeres a las que nunca querrías conocer,   

hay mujeres a las que te gustaría hacer el amor.  

Hay mujeres a las que nunca querrías amar  

hay mujeres que te gustarían  

  

pero...  

no te quieren.  

Hay mujeres como tú  

Yo te conocí

 

Tú que me escuchas incluso cuando no hablo,  

Tú que me calientas cuando tengo frío  

Tú que me consuelas si lloro  

me haces grande aunque no soy nada.  

Hay mujeres...  

Tú eres mi mujer,

 

eres mujer, madre,

hermana esposa,  

 

eres lo que quiero,    

eres mía,  

 

incluso cuando te hago llorar,  

incluso cuando no te merezco,  

 

sé cuando me odias,  

cuánto me amas,  

se quien soy y quién eres tú,  

  

hay mujeres...    

De todas las mujeres sólo a ti amo. 

_______________________________________________________

 Il y a des femmes

 Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais rencontrer,

Il y a des femmes avec lesquelles tu ne voudrais 

que faire l'amour.

Il y a des femmes que tu ne voudrais jamais aimer

Il y a des femmes que tu voudrais

Mais... elles ne veulent pas de toi.

Il y a des femmes comme toi

Je t'ai rencontrée.

Toi qui m'écoutes même quand je ne parle pas,

toi qui me réchauffes quand j'ai froid

toi qui me consoles quand je pleure,

toi qui me rends grand même si je ne suis rien.

Il y a des femmes...

 tu es ma femme,

tu es femme, mère,

sœur, épouse,

tu es celle que je veux,

tu es à moi,

même quand je te fais pleurer,

même quand je ne te mérite pas, 

je sais quand tu me détestes,

combien tu m'aimes,

Je sais qui je suis et qui tu es.

Il y a des femmes...

De toutes les femmes, 

je n'aime que toi ! 

                                 

Carlo Coppola

HAIKU




 

HAIKU


 

mercoledì 29 maggio 2024

I COMPORTAMENTI...

 A volte mi domando perché le persone sono così altalenanti col loro umore. La cosa mi affetta e mi fa sentire causa di tali bruschi cambiamenti anche se faccio un accurato esame dei miei comportamenti nei loro confronti, per cercare di capire se la colpa sia mia, se ho sbagliato qualcosa inavvertitamente che abbia causato in loro l'indifferenza tanto da ingnorarmi, cosa che per me diventa sofferenza, tanto più che nell'analizzarmi, non trovo spiegazione al loro mutamento nei miei confronti. Troppo spesso questo avviene e per finire mi colpevolizzo senza conoscerne il motivo vero e proprio dovuto al loro comportamento. Tutto questo mi rende triste, perché l'instabilità degli altri mi destabilizza. Vorrei capire perché? Se a me capita qualcosa di spiacevole, una parola proferita a torto, un modo di fare di un'altra persona, amica/o, affronto con chiarezza quel che non va dicendole/gli quel che penso perché non restino incomprensioni tra le due parti. Invece vedo e constato, purtroppo, che più cerco d'essere sincera e più sono ignorata e cerco una risposta alle ragioni, di cui non trovo il perché. Forse vivo in una società troppo egoista che ragiona solo per il proprio ego e non si cura di chi vive per condividere un buongiorno, per dire ci sono se hai bisogno. Invece capita il contrario, quando si ha bisogno di quel buongiorno o di una parola di conforto, tutti spariscono allo stesso tempo e senza ragione. Penso e voglio sperare che io non sia la sola a notare e sopportare tali disagi, perché allora, dovrei proprio dirmi che tutto dipende da me.

 "I torti sono di chi li riconosce, ma chi li causa scappa sempre!"

Anna Giordano 29/05/2024.

martedì 28 maggio 2024

IL CASO DELLE GEMELLINE SCHEPP

 Dopo tanti anni si riaprono le possibilità di scoprire il mistero che per tanti anni ha lasciato nel cuore di una mamma tanto dolore e sconforto, il caso Schepp. Un evento che sconvolse, me compresa, per la maniera in cui si svolsero i fatti e che a caldo commentai con un mio scritto per capire un po’la dinamica dei fatti, attingendo dalle notizie che arrivavano da tutti i notiziari che per molti giorni seguirono il caso delle due gemelline Schepp.

Oggi ho appreso che la giornalista Sciarelli, della trasmissione televisiva: “ Chi l’ha visto” riapre il dibattito sul caso, per una lettera in cui si fa noto, da parte di una persona anonima, che all’epoca lavorava nella tipografia di Cerignola, dove si sarebbero stampati falsi passaporti riguardo il caso Schepp. Ho cercato nel mio computer ciò che nel 2011 scrissi in proposito e che oggi pubblico perché anche se le mie sono solo supposizioni da romanziera che sono, e non affermazioni vere e proprie, che però potrebbero aprire la mente di chi cerca di arrivare alla verità.

Cosa che spero, un giorno non lontano, possa dare la chiave di lettura di un mistero irrisolto che procura tanto dolore alla mamma coraggiosa: Irina, che non ha mai smesso di sperare.

Quanto segue sono le mie riflessioni all’epoca dell’accaduto, traendo dalle notizie apprese dai mezzi mediatici, sparse un po’ qua e là durante le interviste ed articoli giornalistici, in cui emergono fatti non del tutto elucidati e rimasti, per me, con punti interrogativi e che ho voluto elencare all’epoca, in breve tempo per non dimenticarli, nel testo che segue di quanto scrissi in proposito. Dopo ci sono state altre verità o fatti che hanno arricchito di particolari la vicenda e di cui al momento in cui scrissi quanto segue, neppure i mass midia ne erano a conoscenza.

                                                                       Riflessioni

“Penso e ripenso in questi ultimi tempi, dove siamo finiti, dove è finito il rispetto per la vita, dove è finito l’amore dei padri, delle mamme per i figli e viceversa, così come per tutta l’umanità…

dove sono finiti i principi che da sempre hanno fatto girare questo vecchio mondo che ci ospita?

Penso alle due gemelline ultime innocenti prigioniere della loro sorte.

Penso al padre che le ha rapite… voglio solo sperare che siano ancora in vita, lo spero con tutto il cuore anche perché le anomalie di questo caso sono tante e lasciano riflettere.

Mi sono chiesta perché nessuno ritira il corpo di Schepp?

Ma è stato identificato e se sì da chi?

Penso ai familiari che non hanno ancora ritirato la sua salma, e quindi è possibile che non l’abbiano neppure identificato?

Sarà identificabile, oppure l’impatto l’ha reso irriconoscibile?

Tante domande soltanto per sapere se è veramente morto, no, perché il piano da lui ideato è da film d’ Hitchcock, e le notizie che ho potuto leggere e seguire in TV fino adesso, mi lasciano pensare che forse una mente tanto machiavellica, magari, è stata capace di uno scenario tutt’altro che quello che ha voluto dare a vedere fino adesso.

Un marito che ha voluto punire con l’arma più atroce la moglie, la vendetta nel toglierle le bambine.

Bambine che voleva con lui, da quello che è stato detto. Certo, io mi baso sulle notizie che ho appreso, e mi scuso se avanzo un’ipotesi fra tante altre che sono state avanzate e sperate.

Posso pensare che le bambine siano state salvate, ma della salma che non sia stata identificata, cosa della quale non si parla, lascia in me un punto interrogativo.

Per cui, ipotizzando che non sia stata fatta l’identificazione, baso la mia ipotesi sul fatto che Schepp sia vivo e che, essendosi fatto passare per morto, si sia liberato della sua identità ed abbia, insieme alla donna che l’accompagnava, preso il volo per una destinazione ignota.

Bisognerebbe sapere se i suoi conti in banca abbiano subito prelievi importanti negli ultimi mesi, verificare anche quelli della donna che è scomparsa se ci sono stati movimenti di somme sul suo conto in banca, ammettendo che ce ne sia uno.

Il perché di questa mia deduzione, che forse può sembrarvi romanzesca, potrebbe essere un piano diabolico sviluppato con minuzia dall’ideatore del rapimento.

Per prima cosa perché nessuno, neppure i genitori, hanno richiesto il cadavere del figlio?

Seconda cosa, perché lo zainetto che aveva nelle mani quando si reca al bancomat era pieno e poi è stato ritrovato vuoto?

Terza, perché si ferma a Cerignola per uccidersi e in più, prima di farlo scrive una lettera per annunciarlo alla moglie?

Perché tanta meticolosità nel tracciare il suo itinerario e poi far sparire il navigatore, se non aveva nulla da nascondere del suo viaggio poiché ha avvertito la moglie ad ogni suo passo tramite lettere?

Perché la donna che abitava a pochi chilometri dal luogo in cui abitava lo stesso Schepp è sparita lo stesso giorno, e perché aveva cambiato abitazione, da qualche mese abitava in un piccolo Hotel? Perché Schepp era stato visto più volte in quel paese?

 

Ai perché ho cercato di dare una risposta… col poco che ho appreso dalla stampa.

 

La prima, i genitori di lui che non hanno chiesto il corpo, sarebbe necessario sapere chi ha riconosciuto il morto, sempre che questi sia riconoscibile, visto l’impatto che ha subito col treno.

Se non è stato riconosciuto chi dice che sia lui?

Potrebbe essere un altro che lo stesso Schepp ha potuto incontrare e scegliere durante il suo lungo viaggio, qualcuno che gli somigliasse, un clochard di cui si è parlato poco, a chi ha potuto far indossare i suoi vestiti, e lui ha potuto indossarne altri magari contenuti nello zainetto trovato vuoto nell’auto. E perché no, avrebbe potuto indossare anche una parrucca o altro per passare inosservato, quando ha preso, magari, un treno, per raggiungere le bambine e la donna.

Il perché abbia scelto una stazione come quella di Cerignola, dovrebbe far pensare che la stazione è una piccola stazione poco frequentata, fuori dagli sguardi indiscreti, dove nessuno si accorge di nulla, forse per paura di parlare…

Perché avrebbe indicato alla moglie che si toglieva la vita, soltanto per convincerla del suo piano, senza lasciarle un dubbio minimo, concentrando tutta la sua attenzione sulle bambine che l’ha distolta dal resto…

Perché informarla di tutto il tragitto inviandole delle lettere per attestare il suo itinerario e così

sviare ancora una volta l’attenzione sul suo vero itinerario, poiché non ha fatto trovare il navigatore che lo avrebbe tradito e rivelato ogni suo movimento.

Perché tanta cura nel non far ritrovare il navigatore, se ha eseguito quel che ha scritto nelle lettere a sua moglie, se non altro che per nascondere il suo vero piano?

La donna vista in sua compagnia, nonché scomparsa, è stata vista uscire, per l’ultima volta dove albergava, con un grosso zaino. Insomma la mia è solo una supposizione, non conosco i particolari e Irina, la moglie, mi domando se ha pensato di far fare la prova del D.N.A al corpo nella bara?

 Come prima ho detto, forse la mia fantasia corre, ma tutto può essere possibile…come pure può essere possibile che lui sia morto ed abbia ucciso le bambine o date in affidamento, ma una cosa in tutto questo resterebbe senza risposta, se la donna avrebbe accettato di seguire Schepp, se così fosse, perché l’avrebbe fatto?

Per amore, per soldi, o pazza anche lei, tanto da prendersi le bambine di un uomo che avrebbe pagato per affidargliele e poi si sarebbe ucciso lasciandola in un mare di guai?

O se lei fosse stata innamorata di lui, avrebbe accettato di lasciarlo morire senza fare niente? Oppure lei era all’oscuro del piano di Schepp e come sopra ho detto, sono partiti in posti remoti, ad esempio le isole in cui erano stati, lui e le bambine, durante le festività natalizie qualche mese prima?

In tutto questo però la donna dove sarà? Spero che lei sia in vita insieme alle bimbe, tutto è legato da un filo molto sottile.

Anna Giordano 2011- 2024.

 

 

 

domenica 26 maggio 2024

Come nasce un ragionamento fra me e me


Quando sono da sola ed il silenzio mi fa compagnia, cerco di parlare a me stessa ponendomi domande, che spesso,nascono per caso, magari, guardando fuori la gente  che passeggia sul lungo mare oppure, semplicemente leggendo un libro,in cui una parola, una sola, attiva il mio pensiero sul quale inizio a scrivere e come una sorgente insperata, sgorga nel deserto dando vita a piante e fiori,trasformando quel deserto, che fino a quell'istante mi aveva regalato     il suo silenzio, in una oasi.

Silenzio, nel quale i miei pensieri corrono e si moltiplicano scrutando le varie direzioni da prendere, per iniziare a creare la dimora dei miei pensieri, che possono trasformarsi in: saggi, romanzi, poesie, e tutte le forme possibili di espressioni riportate su carta.

Ecco! Oggi mi sono imbattuta su una parola che non manca mai nel mio quotidiano e penso in quello di ognuno, se non altro, ve lo auguro!

La parola in questione è:" Amore" 

una parola tanto preziosa, universalmente unica, meravigliosa, quanto fin troppo abusata, resa banale e senza senso da 

molti, che per finire ne hanno cambiato il senso e l'essenza.

Tutto ciò dipende dal proprio modo di pensare e di vedere.

Personalmente, penso che l'amore sia la sola ancora di salvezza per l'umanità.

La sopravvivenza dell'essere umano ne dipende.

Ogni azione che si compie e si ripete, se fatta con amore, farà nascere amore.

Se una pianta è curata con amore, sorvegliando il suo stato e le si dà giusto l'acqua di cui ha bisogno e non più, di quanto ne abbia bisogno, essa sarà riconoscente dell'amore che le è stato prodigato e darà dei bei fiori

che colmeranno di bellezza gli occhi.

Questo è solo un mero esempio d'amore, perché ognuno viva, 
grazie all'amore e per l'amore che il mistero della vita ci trasmette.

Ma come si sa, ognuno agisce differentemente ed interpreta questo sentimento complesso, a secondo delle tante innumerevoli situazioni che influiscono sul proprio modo di vederlo ed interpretarlo.

In natura, così come pure fra noi esseri umani, l'amore può essere visto come un sentimento di cui si ha paura, perché visto spesso come un sentimento invadente,lo si teme perché si ha paura di dipendere da esso e da chi ci attrae, cioè l'altro/a, ha paura di perdere la propria libertà...

un concetto del tutto sbagliato, perché l'amore non dev'essere prigione, bensì apertura del proprio cuore, passione dei propri sensi e sentimenti;

l'amore si coltiva ed i suoi fiori sono l'apoteosi del proprio completamento. 

Se l'amore è temuto è perché si pensa che sia come una trappola

piena di spine e questo mi fa pensare ad alcune specie di piante.

È vero che non tutte le piante sono coltivabili, ci sono quelle selvatiche,ad esempio il rovo, che dove mette radici distrugge le altre specie di piante,

mette fuori gli artigli, cioè le spine, perché nessuno lo colga, prolifera e si espande in poco tempo, ognuno lo teme per le spine, però il rovo permette agli uccelli di fare

il loro nido all'interno perché si sentono protetti, ignari, che il rovo poi fa crescere i rami intorno al nido e restano di esso prigionieri. 

Ed è questo un esempio di ciò che frena molti ad innamorarsi, per paura di farsi imprigionare dall'amore.

Ma vorrei dire loro che l'amore se visto così non è amore poiché è tutt'altra cosa!

L'amore è, quando la libertà regna, è una prigione senza sbarre e né pareti, è vivere il sogno dei sensi e sentimenti, un'apertura nei cuori a doppio senso, per transitare senza intralcio, e se si verificasse uno scontro non ci sarebbero feriti, bensì persone sane nel corpo e nella mente che, per così dire, accuserebbero per disturbo un aumento dei battiti del cuore fino a salire a mille, seguiti da vertigini dolcissime che diventano un vortice, che avvolge con sensazioni sublimi.

Un farsi bene entrambi. senza sentirsi causa di un incidente, bensì di un augurato scontro incontro.

Sperando che la prognosi sia riservata per lungo tempo e non prosciolta.

Essere prigionieri sì, ma consenzienti e liberi di amarsi senza che ci siano dislivelli di alcun tipo, perché l'amore va vissuto e non subìto.

L'amore è anche espressione del cuore verso il prossimo, verso la collettività, amare è dare senza domandare ed è assodato che i  due verbi vanno di pari passo, proprio perché il darsi e prodigarsi per chi si ama è amore puro e vero!

 

Anna Giordano. 02/05/2024